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Tutte le fiabe che parlano di "ira"

La più completa raccolta di fiabe, favole e racconti brevi che parlano di "ira", tra le migliaia inviate da tutti gli autori di "Ti racconto una fiaba".

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Il Povero Pescatore e il Grande Samurai

Il mare, quell’anno, non era stato buono: la barca con la quale ogni mattina all’alba il Povero Pescatore partiva per la pesca era stata buttata sullo scoglio all’entrata del piccolo porto durante una tempesta. Ed era andata distrutta. L’uomo si era salvato miracolosamente. Ma la sua famigliola temeva la fame dell’inverno.

Così, si era deciso, anche per le insistenze della moglie. Ed era andato in città per affidarsi alla magnanimità dell’Onorevole Grande Samurai, la cui fama di saggezza e generosità valicava i confini del Paese.

L’Onorevole Grande Samurai aveva ascoltato in silenzio il triste racconto e si era impietosito per la sorte dei tre piccoli e della moglie, che non avevano di che mangiare. Alla fine aveva concesso al Povero Pescatore un prestito. Il Grande Samurai però lo aveva avvertito: «Tra un anno, quando sbocceranno i fiori della primavera e l’aria sarà dolce di profumi, ti aspetterò nel salone del mio palazzo e mi riporterai il dovuto. Non voglio speculare: mi basta quanto ti ho dato, nessun soldo in più. Solo ti ricordo: per me gli impegni sono sacri. Non tollererò ritardi. Voglio la tua parola».

Il Povero Pescatore, commosso, si era inchinato e gli aveva dato la sua parola. Poi aveva ringraziato, benedicendolo per la sua bontà.

Il Povero Pescatore e il Grande Samurai

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Fiammiferino

C’era una volta un bambino di nome Michele, ma tutti nel paesello lo chiamavano simpaticamente “Fiammiferino”.

Michele aveva sette anni, era biondo con due occhioni azzurri, ma aveva un difetto: si arrabbiava per un nonnulla… si arrabbiava con la mamma se dimenticava di comprargli le merendine preferite, si arrabbiava con il papà se tardava due minuti a riprenderlo quando usciva da scuola, si arrabbiava con la nonna se la domenica non preparava le solite lasagne al ragù, si arrabbiava con la maestra se invece di otto in matematica gli dava sette.

Per questi motivi si meritò il soprannome di fiammiferino: ogni volta che qualcosa non andava come voleva lui, andava su tutte le furie e s’incendiava come la capocchia di un fiammifero, quelli che noi usiamo per accendere il fuoco in cucina. Michele non aveva molti amici, riusciva a litigare sempre con tutti, per i motivi più sciocchi.

Fiammiferino

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Leggende di paese: il prestito

Questa storia l’ho sentita raccontare una volta da mia madre. Lei doveva avere cinque o sei anni. Quindi si tratta di un fatto accaduto pressappoco alla fine degli anni Trenta…

La famiglia Fioravanti aveva un figlio, un ragazzo molto intelligente. Lo volevano far studiare, farlo diventare un avvocato, ma non avevano i soldi per mandarlo in città.

Proprio in quegli anni, era tornato dall’America un amico d’infanzia del padre, e quando si ritrovò in paese, dopo molti anni, non ritrovò più gli amici di un tempo, perciò cominciò a legarsi molto ai Fioravanti…

Durante la sua permanenza in America era riuscito a mettere da parte una piccola fortuna. Questo amico, frequentando la casa dei Fioravanti, s’accorse di quanto il ragazzo fosse sveglio… “è un peccato che non possa studiare questo giovane”, ripeteva spesso ai genitori… l'”Americano”, chiamiamolo così perché il nome vero non me lo ricordo, un giorno prese da parte il padre, e gli fece più o meno questo discorsetto: “Ascolta tu hai un ragazzo davvero in gamba ed è un peccato veder sprecata la sua intelligenza; che avvenire può avere se continua così?

Leggende di paese: il prestito