Lorenzo aveva soltanto due anni, ma nel suo mondo tutto sembrava già parlare la lingua dei sogni.
Le lettere gli facevano l’occhiolino dai cartelloni colorati della cameretta, e lui, con il suo ditino curioso, le indicava una a una:
— M! — gridava con orgoglio. — M come mamma!
E la mamma rideva, stringendolo forte.
Ogni sera, prima di dormire, accendeva la lampada a forma di luna e apriva insieme a lui un piccolo libro con la copertina rossa, gonfia d’amore e di avventure. Sopra c’era scritto, con lettere grandi e tonde: PUM.
Era il libricino preferito di Lorenzo.
Nessuno sapeva bene perché si chiamasse così. Forse perché ogni pagina faceva “pum!” di stupore, o forse perché ogni volta che Lorenzo lo apriva, il suo cuore faceva un piccolo salto di felicità, come un tamburo che batte per la gioia.
Il libro che respirava
“Pum” non era un libro come gli altri. Quando la mamma lo apriva, sembrava quasi respirare. Le pagine si gonfiavano leggermente, come se dentro ci fosse il vento di un mondo segreto, pronto a uscire.
A Lorenzo piaceva appoggiare l’orecchio su quelle pagine profumate di carta e sogni.
— Mamma, senti! — diceva. — Il libro parla piano!
E in effetti, se si ascoltava bene, si poteva udire un leggero fruscio, simile a una voce che raccontava senza parole. Era il respiro delle storie.
Ogni sera, “Pum” apriva una porta diversa. C’erano boschi che profumavano di miele, nuvole che giocavano a nascondino e re che parlavano con le stelle. Ma una notte accadde qualcosa di speciale.
La notte del Pum più forte
Quella sera la mamma era stanca. Aveva lavorato tutto il giorno, e mentre leggeva, gli occhi le si chiudevano piano piano.
Lorenzo, però, non aveva sonno. Aveva il libricino “Pum” sulle ginocchia e lo accarezzava con delicatezza.
Poi lo aprì da solo.
— Pum! — fece il libro, così forte che la mamma si svegliò di soprassalto.
Solo che non era un “pum” normale: la stanza si riempì di luce!
Dalla pagina era uscita una scia di polvere dorata che volteggiava nell’aria come farfalle luminose.
E, davanti agli occhi meravigliati di Lorenzo, apparve un piccolo omino con un cappello a punta, fatto di lettere danzanti.
— Buonasera, piccolo lettore! — disse l’omino con voce squillante. — Io sono Pum! Il guardiano delle storie dimenticate!
Lorenzo spalancò gli occhi e poi il sorriso.
— Tu sei il mio libro! — esclamò.
— Esatto! — rise l’omino, facendo un inchino. — E tu, Lorenzo, sei l’unico bambino che ha imparato a farmi vivere davvero!
Il viaggio tra le lettere
Pum allungò la mano verso il bimbo.
— Vieni con me. È ora di salvare le lettere che stanno scomparendo!
Lorenzo non ebbe paura. La mamma dormiva serena, cullata da quella luce dorata. Così prese la mano del piccolo guardiano e insieme saltarono dentro il libro.
Tutto intorno a loro c’erano lettere che ballavano nel cielo, numeri che rotolavano come biglie e parole che scivolavano su arcobaleni di inchiostro.
Ogni lettera aveva un colore e un suono.
La A cantava con voce dolce come una campanella.
La B faceva “boing!” come una palla.
La M rideva e diceva: «M come mamma!».
Lorenzo rise felice.
— Le lettere ballano alle mie canzoncine! — gridò.
E davvero, appena iniziò a canticchiare una ninna nanna, le lettere iniziarono a muoversi al ritmo della sua voce, formando parole, frasi, sogni.
Ma presto arrivò un’ombra.
Il ladro di parole
Dal cielo d’inchiostro scese un nuvolone grigio e freddo. Era il Signor Silenzio, un essere triste e dispettoso che odiava i racconti e le risate dei bambini.
Con un soffio, fece sparire metà delle lettere.
Le E, le O e le U svanirono come bolle di sapone.
— Senza vocali non possiamo parlare! — gridò Pum, preoccupato.
Lorenzo pensò, pensò forte. Poi disse:
— Le canzoncine! Loro le faranno tornare!
Cominciò a battere le mani e a cantare piano:
«A, E, I, O, U… tornate qui, non sparite più!»
Le lettere lo ascoltarono. Una per volta, le vocali ricomparvero, splendenti come stelle. Il cielo si riempì di musica, e il Signor Silenzio scappò spaventato, inciampando tra le virgole.
— Ce l’hai fatta, Lorenzo! — gridò Pum, ridendo. — Hai salvato il mondo delle parole!
Il ritorno a casa
Il mondo di “Pum” tremolò come una bolla di sapone.
Le lettere si misero in fila, ringraziando Lorenzo con piccoli inchini e suoni felici.
La M gli si posò sul naso e sussurrò:
— Quando vuoi, canta ancora per noi. Le parole ti ascolteranno sempre.
Poi tutto si dissolse in una luce calda e morbida.
Lorenzo aprì gli occhi: era nel suo lettino, la mamma accanto a lui. Il libro “Pum” era chiuso sul cuscino.
Fuori dalla finestra, una stella sembrava battere le mani, proprio come avevano fatto le lettere.
— Mamma, — disse piano — il libro Pum mi ha portato dentro le storie.
La mamma sorrise.
— Lo so, amore. I libri lo fanno sempre, con chi li ama davvero.
Il segreto delle parole
Da quella notte, Lorenzo non smise mai di amare le lettere. Ogni giorno le cercava ovunque: nei cartelli, nei libri, perfino nelle nuvole.
Diceva che le parole non erano solo suoni, ma piccoli amici da ascoltare.
E quando la mamma gli leggeva le favole, lui chiudeva gli occhi e immaginava Pum che ballava sopra le pagine, felice, tra le lettere che volteggiavano come farfalle.
Perché ogni libro — se lo apri col cuore — fa pum!, e ti porta lontano.
Morale
I libri sono porte magiche: basta un po’ d’amore e di curiosità per farle aprire.
E anche il lettore più piccolo, come Lorenzo, può far battere il cuore alle parole.
Perché ogni “pum” di meraviglia è l’inizio di un sogno nuovo.
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