L’albero speciale:il cuore e l’abbraccio.

Fiaba pubblicata da: ARPA

Oggi siamo tornati a casa e non vedevamo l’ora di poter scrivere una nuova storia, si perché ogni mattina, appena alzati, ciascuno di noi deve essere consapevole che non vivrà alcun attimo identico a quello precedente, quindi armiamoci sempre di entusiasmo per cavalcare ogni istante e colorarlo di infinito…

Così, a proposito di cavalcate, di salti e sollazzi, ci è venuta in mente una storia, anzi, dei personaggi che l’avrebbero caratterizzata…e come? Vi chiederete…ma certo: i bambini!

Le idee migliori le hanno sempre loro e sapete perché? Perché i bambini non perdono mai la speranza e le loro energie a profusione, specialmente quando sono stanchi, allora sì, che quasi “si autoricaricano!”. Oggi a scuola abbiamo osservato alcuni dipinti ad acquarello che io e mio marito abbiamo realizzato con cura giorno per giorno e poi messi lì, da parte, ma certo, non affatto “in disparte” e, scusate il gioco di parole, ma un conto è preservare qualcuno o qualcosa ed un altro conto è non renderlo partecipe…così, è iniziato il nostro viaggio nella fantasia. I bambini osservavano curiosi, ma non smarriti, i quadretti che mostravo loro sulla lavagna interattiva…sembrava già sapessero ciò che quei colori e quelle forme a volte astratte comunicavano.

Così abbiamo iniziato, per gioco, ad inventare per ogni quadro una storia breve il cui finale ciascun bambino avrebbe potuto modificare a piacimento e poi abbiamo anche inventato un titolo per ogni favola o fiaba raccontata…ma una mi è rimasta proprio impressa, si perché quel bambino che tanto mi da da lavorare e da tribolare e che tante volte i compagni mettono in disparte perché molesto, fastidioso e con notevoli problemi caratteriali è stato, invece, il più fantasioso, ma anche il più coerente fra tutti ed il più coinvolto.

Alla vista di quell’albero dai rami ritorti, sormontato da una pioggia di petali rossi a forma di cuori più o meno grandi, dalle radici che affondavano nel terreno in modo artistico ed armonioso, l’unico a saltare dal banco e a voler raccontare la sua storia è stato proprio lui: Matthew. Perché dico: proprio lui? Ma perché Matthew non da mai soddisfazioni alle insegnanti, piuttosto genera caos, nei momenti di studio e di concentrazione, anziché ascoltare le insegnanti tamburella con le penne sul banco, si vuole sempre fare aiutare nello svolgimento delle consegne, insomma, non è proprio l’allievo modello e invece oggi, oggi c’è stato qualcosa che ha cambiato il suo atteggiamento verso i compagni e verso l’insegnante.

Dunque bambini, siete pronti?

Questa è la storia di un bambino e del suo albero, la storia di una solitudine e di un’amicizia fra la terra e il cielo, fra noi e lui.

C’era una volta e c’è ancora piantato in un giardino lontano lontano, ma vicino vicino, un albero dalle radici diverse dagli altri alberi.

Questo albero aveva, infatti, delle radici forti, spesse e vigorose, che affondavano nel terreno di erba verde, fresca e appena bagnata dalla rugiada; le radici formavano quasi un quadrato, come ad abbracciarsi le une con le altre, mentre ne squadravano i lati dai quali si prolungavano altre piccole radici che disegnavano dei riccioli più giovani.

A salire lungo il fusto, esile ma stabile e forte, alzando lo sguardo, sembrava essere sommersi dalla bellissima pioggia di petali rossi e profumati dalla forma a cuore che l’albero regalava a tutti coloro che si avvicinavano per ammirarlo.

Nei paraggi, però, si aggirava un uomo molto invidioso di questo albero prodigioso, perché nessuno lo seguiva e lo ascoltava più, infatti, lui non faceva altro che raccontare bugie a tutti che, dopo averlo scoperto lo lasciarono solo.

Un giorno, di nascosto da tutti, quell’uomo di nome “Non so”, pensando di ingannare anche l’albero, si avvicinò e con una grossa falce iniziò a tagliare i suoi bellissimi e artistici rami, ma stavolta lui si trovò davvero nei guai, perché un bambino che lo vide gli si gettò addosso e con il suo coraggio che in realtà non aveva mai avuto, gli tolse di mano quel coltellaccio.

E poi che cosa accadde?

E poi accadde che l’albero non perse i suoi stupendi rami, anzi, più gli e ne venivano tagliati e più vi ricrescevano!

Quel bambino fece una linguaccia a quell’omaccio di nome “Non so”…ma che nome è mai questo? Mi sa che per quanto era malvagio, a forza di fare male a tutti aveva dimenticato anche il suo vero nome…oh! Se soltanto avesse pensato un po’ per sé a quest’ora non sarebbe più andato vagando a distruggere i rami degli alberi, specie di un albero così maestoso ed importante!

Ma intanto, “Non so” fece bene a scappare a gambe levate, impauritosi di quel meraviglioso prodigio e l’albero riuscì anche a parlare dicendo al bambino: “Grazie piccolo, perché tu mi hai ridonato la parola, vedi? Io mi sentivo così triste che non potevo più parlare con nessuno, senza quei rami, invece, tu mi hai riportato la felicità togliendomi di torno quel “Non so”!”.

Il bambino divenne amico di quell’albero che in realtà non aveva ancora un nome, allora decise di dargliene uno insieme ai suoi amici: “Da oggi tu ti chiamerai: Albero Speciale”.

“Oh! Che bel nome” rispose l’albero felice e meravigliato,  “E perché?”.

“Perché dai tuoi rami non fioriscono soltanto petali rossi, ma anche dei variopinti e colorati uccelli!” disse il bambino che riprese il suo cammino, infatti, ritornò a scuola, ma non sentì più quel freddo al cuore che lo faceva stare sempre in giro per la classe e mai seduto e poi ora era stretto nell’abbraccio dell’Amore, quello per se stesso e per gli altri.

Ma chi era il bambino della storia? Lo avete capito bimbi? Quel bambino era proprio Matthew che per la prima volta era riuscito a parlare di sé attraverso una favola!

Obiettivi: conquistare la fiducia in se stessi, rafforzare l’autostima, sapersi relazionare, sensibilizzare all’amore per il creato, imparare a riconoscere il valore dell’amicizia, individuare l’emozione della rabbia. Consigli didattici: invitare i bambini a riprodurre l’albero protagonista della storia, anche con un lavoro di gruppo nel caso in cui si desideri rafforzare le dinamiche positive della classe o del gruppo in difficoltà attenuando crisi e disagi.



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