Gli occhi del faro
Fiaba pubblicata da: Milu87
Il sole era alto sul mare e illuminava le bianche scogliere di Dover, un giovane dall’aspetto gentile, Roberto, stava trasportando delle stoffe pregiate su un carretto e si dirigeva verso casa sua. La casa sulla scogliera, come la definivano in molti, aveva un terrazzo a strapiombo sul mare, che, come preso da un impeto d’ira irrefrenabile, si scagliava forte contro la riva.
Spettacolo al quale più di una volta aveva assistito, in silenzio e in completa solitudine, circondato solo dal canto dei gabbiani bramosi di pesce fresco ma quella sera una risata femminile e una voce che conosceva bene lo destò dai suoi pensieri.
Emilia, sua sorella, era tornata nella casa paterna dopo aver terminato gli studi.
Scesero giù dove il padre Luciano era intento a potare le rose gialle. Aleggiava un velo di mistero su quel roseto, nessuno sapeva quando e chi le avesse piantate ma lui metteva tutto se stesso nel prendersene cura come aveva fatto suo padre e altri molto tempo più addietro.
Da bambini, Emilia e Roberto, erano soliti andare a giocare al vecchio faro sulle scogliere e fantasticavano spesso, inventandosi storie su antichi conquistatori e affascinanti sirene.
Quella sera decisero di andarci dopo cena. C’era una piacevole brezza che saliva dal mare ed entrambi avvicinandosi al faro sentirono un profumo di rosa provenire da una fonte invisibile. Più si avvicinavano più diveniva intenso.
Giunsero a sfiorare le mura di pietra con le dita, quando sentirono un frastuono leggero come se qualcuno si fosse nascosto dietro i cespugli e ne avesse sfiorato con le vesti le foglie. I due ragazzi, per nulla spaventati dalla misteriosa presenza, chiesero chi ci fosse dietro quegli alberi e con voce tranquilla la invitarono a venir fuori in quanto loro non avevano brutte intenzioni.
Dopo qualche istante sbucò da dietro un rovo di rose gialle una giovanissima fanciulla dagli occhi così intensi da non sembrare neppure reali, aveva un aspetto così delicato e dolce che Roberto ne restò immediatamente affascinato. Le porse la mano per invitarla ad unirsi a loro ma la ragazza fluttuò quasi fosse quella stessa brezza marina che sfiorava i loro volti.
Il suo aspetto era benevolo e il sorriso le illuminava il viso pallido di una calda luce. Indossava una veste da sposa e il velo, trasparente, le copriva il volto. Lo trascinava in terra ad ogni passo e nei capelli ramati aveva una rosa gialla. I due ragazzi provarono a chiederle il nome e perché si trovasse sola in quel luogo spettrale.
La giovane donna pronunciò il suo nome: Rosa.
Mentre i due ragazzi ascoltavano silenziosamente, il suo volto diveniva sempre più triste nel raccontare la sua storia.
Molti anni addietro viveva nella casa sulla scogliera insieme a suo padre, era innamorata del giovane guardiano del faro e felici progettavano il matrimonio. Erano soliti vedersi ogni mattina sotto questo stesso faro ma un giorno il ragazzo sparì nel nulla.
Per molti giorni Rosa lo aspettò ma del giovane guardiano si era persa ogni traccia. Suo padre nel frattempo aveva deciso di darla in sposa ad un vecchio mercante francese. Tutto era pronto ma la notte precedente, Rosa, scoprì la verità. Suo padre era la causa della scomparsa così misteriosa del suo giovane innamorato.
Delusa e sconvolta, Rosa, salì su al faro per chiedere pietà alla Luna. Suo padre le aveva portato via l’amore e adesso, vestita da sposa, le chiedeva di ricongiungerla con l’uomo che amava.
La Luna, quella notte, si commosse ma le rivelò che, una volta addormentata non si sarebbe più svegliata. Durante quel sonno eterno, i due, sarebbero stati gli occhi del faro e la brezza che saliva dal mare. Uniti per sempre in quella danza, come spiriti di quel luogo, avrebbero vegliato sul faro e sui suoi visitatori.
La fanciulla accettò ma chiese un’altra cosa alla Luna che non riuscì a tirarsi indietro e ascoltò la nuova richiesta. Suo padre non avrebbe mai dovuto dimenticare le conseguenze delle sue decisioni.
Detto questo, abbandonò il suo cuore e si addormentò serenamente.
L’indomani suo padre si recò al vecchio faro per cercare la figlia ma nel luogo dove si era addormentata la sera prima vi era solo un rovo di rose gialle.
Chiamò il suo nome ma a rispondere fu una brezza marina e un profumo di rose. Non servirono parole per capire cosa fosse accaduto.
Distrutto, si pentì amaramente delle scelte fatte e prese quella rosa per piantarla nel giardino della loro casa per non dimenticare mai delle conseguenze che aveva portato il suo gesto.
Da allora ogni anno, nello stesso giorno, le rose gialle fioriscono nella casa sulla scogliera.
Tornati a casa, Emilia e Roberto, si sedettero sulle poltrone intrecciate di vimini, quelle su cui da bambini, il loro padre, tenendoli sulle ginocchia gli raccontava storie.
Una brezza accarezzò i loro capelli. Forse era il saluto dei due giovani innamorati, pensarono, osservando le rose gialle del loro giardino.