La bambolina lappone

Fiaba pubblicata da: Gabriela Chiari

Sul lungolago di una ridente cittadina erano allineate villette, circondate da giardini fioriti. In una di queste viveva Cloe.

Era una ragazzina con un viso simpatico in cui spiccavano  due occhi verdi come smeraldi, mentre una cascata di riccioli bruni faceva da cornice. Cloe era intelligente, allegra, ma soprattutto buona e incline a provare meraviglia per tutto ciò che la circondava.

La sua vita trascorreva felice, quando un giorno fu scossa da un grande dolore: la perdita della sua amata nonna.

Il legame di Cloe con la nonna era forte anche se non vivevano nella stessa casa e, appena poteva, correva a trovarla per condividere con lei i propri sogni, per ricevere consigli e insegnamenti preziosi, ma soprattutto ricordi.

La nonna infatti era abilissima nel raccontare gli eventi della sua vita, trasformandoli in storie magiche che incantavano la bambina. Poi c’erano i ricordi del nonno e quelli erano speciali! Cloe non aveva fatto in tempo a conoscerlo perché “era volato via troppo presto” come soleva dire la nonna. La ragazzina era affascinata dalle fotografie che le mostravano persone che non c’erano più, ma che lei sentiva di amare e sfogliare gli album contenenti foto del nonno era uno dei suoi passatempi preferiti.

Insieme alla nonna però faceva un sacco di altre cose: leggere storie, dipingere, preparare dolcetti, cantare; la nonna infatti conosceva tante canzoni e aveva una bellissima voce. Ecco perché la sua improvvisa scomparsa era stata terribile e non riusciva a farsene una ragione.

Passò del tempo e i suoi genitori cominciarono a sgombrare la casa della nonna, vendendo o regalando oggetti e accantonandone altri. Cloe era molto attenta a conservare ricordi significativi e controllava sempre gli scatoloni che venivano preparati.

Proprio rovistando in uno di questi, un giorno scovò una bambolina di celluloide che indossava un vestito lappone. Aveva un visetto sorridente e la lunga casacca, i pantaloni e il copricapo erano di colore nero con bordi rossi e gialli; alta non più di venti centimetri, appariva gradevole nell’aspetto anche per l’ottimo stato di conservazione. Cloe, incuriosita, la prese e la mostrò alla mamma chiedendole di spiegarne la provenienza. Questa quando la vide esclamò: “Viene proprio dalla Lapponia! E’ un piccolo dono portato da un amico del nonno che amava viaggiare per il mondo “.

La ragazzina disse che le avrebbe fatto molto piacere tenerla e la mamma acconsentì.

L’interesse di Cloe non era nato all’improvviso perché lei, nata e vissuta in un luogo temperato, in una cittadina lacustre, era particolarmente affascinata dai luoghi freddi, dalla neve, dal ghiaccio, insomma da tutte quelle esperienze sensoriali che finora le erano state precluse.

La bambolina assumeva quindi molti significati per Cloe : era il simbolo di un luogo che avrebbe voluto visitare, era un ricordo della nonna che l’aveva conservata con cura ed infine era un piccolo oggetto regalato alla “sua famiglia” tramite il nonno.

La ragazzina la ripose con cura, certa di essere in possesso di un ricordo importante. Spesso la osservava e si preoccupava che su quel costume non si depositasse la polvere.

Una sera, mentre sfiorava la bambolina, la vide muoversi, così lei, presagendo qualcosa di magico, continuò ad accarezzarla dolcemente. In questo movimento, la bambina si assopì, tenendo tra le dita la piccola mano della bambola.

Il torpore di Cloe si trasformò in un viaggio meraviglioso …

I suoi occhi furono feriti da un raggio di sole che la costrinse ad aprirli; si ritrovò seduta su di una distesa erbosa e si guardò intorno : era un paesaggio che non conosceva, ma che in un primo momento non presentava caratteristiche particolarmente indicative per lei, essendo estate. Quando però si alzò in piedi e vide in lontananza delle renne che pascolavano, si stropicciò gli occhi incredula, come era possibile un fatto del genere?

Mentre stava lì tra la meraviglia ed una impercettibile ansia, vide venire verso di lei tre elfi; istintivamente si ritrasse, ma i tre all’unisono dissero : “Buon giorno, Cloe!” e le porsero un cestino di mirtilli che avevano raccolto nel bosco. Poi proseguirono : “Siamo al tuo servizio, ti guideremo in un viaggio nella terra delle renne, un viaggio fuori dallo spazio e dal tempo”.

Iniziò così l’avventura di Cloe che, grazie ai suoi nuovi amici, poté passare dall’estate all’inverno, dal giorno alla notte per osservare quella regione abitata dai Sami che si estende sulla parte settentrionale di ben quattro nazioni nordiche.

Conobbe le renne che d’estate brucavano l’erba sotto gli occhi vigili dei pastori e sembravano quasi confondersi con i colori del paesaggio. In inverno invece trainavano le slitte tra il bianco accecante delle distese coperte di neve, dove il colore marrone della pelle che proseguiva nelle corna e le rendeva tutt’uno con la slitta creava delle grandi macchie in quel biancore totale.

Tutti insieme aspettarono un’aurora boreale e Cloe rimase con gli occhi spalancati di fronte a tanto spettacolo. Non minore emozione le procurò il permanere del sole all’orizzonte anche durante la notte. Ma queste meraviglie naturali erano solo una parte del bagaglio d’esperienze che la ragazzina avrebbe portato dal suo viaggio straordinario. Erano gli esseri umani con le loro sembianze, i costumi che indossavano a colpire la mente di Cloe. Quei costumi le ricordavano la sua bambolina; infatti quando vide alcuni uomini Sami che indossavano un copricapo rosso, una casacca scura con un grosso bordo rosso e giallo su spalle e maniche, pensò istintivamente a lei che non era lì e provò tanta nostalgia per la sua casa e la sua cameretta.

I suoi nuovi amici erano in continuo movimento e la conducevano da un posto all’altro facendole provare sensazioni nuove e inimmaginabili. Le stavano facendo un grande regalo, ma il meglio doveva ancora arrivare!

Infatti, conobbe un pastore di renne che, inspiegabilmente comprendeva e parlava la sua lingua. L’uomo l’accolse con uno sguardo benevolo e s’intrattenne a parlare con lei per un certo tempo, poi la salutò con una lieve carezza sul capo. In quel momento il pastore non possedeva  più i tratti del popolo Sami, il suo viso si era trasfigurato ed ora era l’ uomo con gli occhi e i capelli identici a quelli di Cloe che lei aveva visto tante volte . Sembrava che il nonno fosse uscito da una fotografia e si fosse materializzato in carne ed ossa di fronte a lei.

Questo incontro turbò molto la ragazzina che non riusciva a togliersi dalla mente quella visione. Allora gli elfi prontamente cercarono di distrarla proponendo l’ascolto di canti popolari. Lei accettò ben felice della nuova esperienza che stavolta non privilegiava la vista rispetto agli altri sensi, ma soprattutto l’udito.

L’accompagnarono quindi in un luogo dove un coro stava intonando lo Joik.

Di fronte a quelle persone , Cloe chiuse gli occhi per poter meglio assaporare la bellezza di quel canto. Ma anche stavolta accadde qualcosa di strano … una voce; c’era una voce di donna che  si staccava dalle altre e che solo lei riusciva ad ascoltare. L’aveva sentita tante volte quella voce mentre cantavano insieme e non l’avrebbe mai dimenticata!

Il turbamento di Cloe era sempre più evidente e quando i suoi amici le proposero di andare a visitare la dimora di Babbo Natale, la ragazzina rispose: “Amici, vi prego, il mio viaggio non può proseguire, sono spossata, le emozioni sono state troppo forti!”.

La sua richiesta fu subito esaudita … Cloe si risvegliò nella sua cameretta mentre teneva ancora tra le dita la bambolina.

Quando si ritrovò tra le cose a lei familiari ripensò allo straordinario viaggio che aveva compiuto, ai nuovi amici e alle intense emozioni che aveva provato. Non sentì nemmeno un briciolo di rimpianto per non essere andata a visitare Babbo Natale, che è il sogno di tutti i bambini.

Lei in fondo era una ragazzina speciale che aveva avuto un’occasione magica : compiere un viaggio oltre lo spazio e il tempo per vedere, odorare, gustare, ascoltare, toccare un mondo – in cui la Lapponia era solo un pretesto – un altro mondo dove non esistono limiti, dove realtà e fantasia, presente e passato, vita e morte si fondono, dove non ci sono contrasti e tutto è armonia.

Di fronte a questo mondo … Cloe ha provato stupore.

Uno stupore che le sarebbe stato compagno per tutta la vita!



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