La signora del tempo (6) / Il primo viaggio

La signora del tempo (6) / Il primo viaggio

Fiaba pubblicata da: marzia.o

Qui tutte le puntate.

Luce si era cambiata, aveva indossato una tuta attillata bianca, un paio di stivali neri, e una giacca dello stesso colore degli stivali, mentre stava decidendo dove andare arrivo Linda tutta cambiata anche lei. Luce cercò di dissuaderla, ma mentre lo faceva, ebbe una visione, Linda avrebbe viaggiato con lei, non sempre ma lo avrebbe fatto, e non solo, quando lei e il signore del tempo si sarebbe riuniti per viaggiare insieme, Linda era con loro, così riflettete e scelse un pianeta che la memoria le dava come tranquillo, adatto ai bambini.

Luce inserì le coordinate nella postazione principale della M. T.u. la quale le trasmise direttamente al medaglione più grande, a quel punto Luce e Linda furono avvolte da un piccolo vortice, e quando il mulinello si fermò Luce e la nipotina si trovarono in un angolo di una via di una strana città.

Luce si guardò attorno perplessa, il pianeta che aveva scelto, nella sua memoria era assai diverso, con calma per non turbare Linda estrasse la porta documenti e guardo il piccolo schermo, e il nome del pianeta non fu quello selezionato, lei aveva scelto il pianeta Vacaciones e invece si trovava sul pianeta Pleseo, la cosa la lasciava perplessa, possibile che avesse sbagliato le coordinate, non era possibile, salvo che la macchina del tempo aveva ritenuto che su quel pianeta c’era bisogno del suo intervento, ma cosa avrebbe dovuto fare secondo M. T.u., Luce ci stava ancora pensando la nipotina salutò una bambina in compagnia di un uomo, era strano ma a quanto pareva la bimba sapeva parlare la lingua poi ricordò che nel momento in cui lei aveva inserito il dvd nella macchina del tempo, tutte le funzioni erano rientrate in attività, quindi anche la capacità traduttrice della macchina del tempo, era giunto il momento di chiedere informazioni su dove si trovavano, ma fu l’uomo a parlare per primo:

«Buongiorno soave creatura, che il sole illumini il tuo cammino e quello della tua bambina ».

«Buongiorno anche a te, che il sole illumini anche il vostro cammino», rispose Luce, cercando di non esagerare nei convenevoli.

«Da dove vieni soave creatura? I tuoi abiti mi fanno pensare che tu non vivi in questa città».

«Sì, tu hai ragione, io e la mia bambina veniamo da molto lontano, come si chiama questa città?».

«Felisia, e la città da dove vieni tu come si chiama?».

«Londra, ma mi sembra molto grande questa città, quanti abitanti ha?».

«Oh non lo so, ma se vai in cima al palazzo dell’oracolo, puoi vederlo».

«E dove si trova il palazzo dell’oracolo?».

<In quella direzione, posso accompagnarti io se vuoi?».

«Sì accetto il tuo invito volentieri, ma perdonami come ti chiami?».

«Lucas, e il tuo nome soave creatura?».

«Luce, lei invece è Linda».

«Bellissimo nome, come quello della tua bambina, mia figlia si chiama Madelena».

«È un nome molto bello, ma ora vogliamo andare?». L’uomo guido Luce nei vicoli della città, la ragazza notò che le strade erano polite e che non cerano manifesti né altri cartelloni pubblicitari, i negozi erano aperti e affollati, i palazzi erano tutti bianchi, Luce notò non c’erano alberi, quando, però arrivarono vicino al palazzo dell’oracolo vi era un vasto parco, per attraversarlo e arrivare all’abitazione ci volle quasi un’ora. Luce a quel punto estrasse la sua penna cacciavite ed esamino il palazzo, non c’era nulla di concreto da poterla preoccupare solo una piccola anomalia, ma non aveva sufficienza dati per decidere se era qualcosa di serio, quindi fece l’atto d’entrare, ma l’uomo la fermò dicendole che solo lei poteva entrare i bambini non erano in grado, allora Luce domandò: «Per quale motivo non possono entrare?».

«I bambini non hanno bisogno di fare domande all’oracolo».

«Solo all’oracolo, o agli adulti in generale», chiese Luce.

«Be’ i nostri bambini non fanno quasi mai domande?».

«Strano, Linda ne fa in continuazione».

«Non deve farlo o sarà punita».

«E da chi?».

«Dai controllori dell’oracolo».

Luce cominciava a capire che l’anomalia che aveva registrato prima con molta probabilità derivava proprio dall’oracolo, decise di incontrare l’oracolo, si avvicino a Linda e le disse con calma e a bassa voce:

«Linda io devo entrare nell’edificio, ma tu non puoi venire, resta qui a giocare con la tua nuova amica».

«Va bene zia», rispose la bimba con lo stesso tono di voce.

Luce seguì Lucas nell’edificio, entrarono in un grande atrio di marmo bianco, vi erano molte persone che aspettavano il loro turno per incontrare l’oracolo. Lucas le indicò una scala per salire al secondo piano dell’edificio ma luce gli disse che prima voleva vedere l’oracolo, mentre aspettava il suo turno Luce, le sembrò di sentire una voce che le chiedeva aiuto, ma non n’era sicura, lentamente la folla si esaurì e finalmente arrivò il suo turno. La stanza dell’oracolo era bianca, con alcune panche attorno a una colonna con un occhio nel mezzo, ai lati dell’oracolo cerano due uomini vestiti di rosso, guardarono Luce da sotto il cappuccio. Una voce metallica disse:

«Visitatrice fai la tua domanda».

«Quando incontrerò l’uomo che cerco?», chiese Luce, anche se già ne sapeva la risposta.

«Lo incontrerai quando la regina dei fiori giungerà da Roseglia portata contro la sua volontà, ma vi rincorrerete e ci saranno momenti che sarete così vicini da respirare l’essenza dell’uno dell’altra, ci vorrà ancora qualche tempo», concluse l’oracolo.

Luce aveva si ascoltato ciò che l’oracolo aveva da dire, anche se ciò che l’oracolo stava dicendo lei lo sapeva già, perché lo aveva visto in una delle visioni, nei giorni a dietro. Luce aveva le mani inserite nelle maniche della giacca, nascosto dalla stoffa, c’era la penna cacciavite, che registrava i dati riguardanti l’oracolo, quando l’oracolo finì di parlare Luce, si allontanò, ma la richiesta d’aiuto gli arrivò forte e chiara, si girò ma fu subito spinta verso l’uscita.  Luce appena fu fuori dalla stanza dell’oracolo guardò la penna cacciavite, l’anomalia che aveva avvertito all’inizio era sicuramente aumentata, chiese a Lucas di portarla sul tetto dell’edificio, ciò che vide la sconvolse. La città era immensa, si girò in tutte le direzioni ma il panorama non cambiava, a perdita d’occhio si vedevano solo case bianche, basse a solo un piano, l’unica a due piani era la casa dell’oracolo, e l’unica zona verde era il giardino che circondava l’edificio dove si trovava ora. Nell’osservare la città luce notò che non c’erano lampioni né centrali d’energia elettrica, o altre centrali che producevano energia, eppure attraversando la città aveva sbirciato all’interno delle case con le finestre aperte e aveva visto dei lampadari, quindi domandò a Lucas:

«Lucas da dove prendete la corrente per accendere i lampadari?».

«Non capisco?».

«Prima d’andare a dormire accenderete la luce?».

«Sì».

«E cosa la fa funzionare?».

«L’oracolo».

«Stai dicendo che l’oracolo da energia a tutta la città?».

«Esatto».

«Le strade rimangono al buio però».

«Sì, di sera tutti stanno in casa e la notte si dorme».

«Devo tornare nella stanza dell’oracolo», fece per scendere ma Lucas la fermò.

«Non puoi, domani forse».

Luce comprese che non poteva irrompere nella stanza dell’oracolo come una furia, quindi con il sorriso sulle labbra chiese a Lucas se conoscesse un posto da dormire per lei e la nipotina, l’uomo le indicò una casa vuota poco lontano dalla sua, arredata con tutti i confort. Luce guardò Linda addormentata, le dispiaceva svegliarla, ma non aveva altra scelta, non poteva lasciarla da sola, inoltre doveva assolutamente rientrare nel palazzo dell’oracolo, temeva che da un momento all’altro l’oracolo esplodesse per il troppo sovraccarico d’energia, e poi sistemato le cose, sarebbe tornata a casa. Luce svegliò la nipotina e con lei affianco si diressero verso il palazzo dell’oracolo, le strade erano illuminate dalla luna e a guidarle verso la fonte d’energia dell’oracolo ci pensava la penna cacciavite, giunte davanti al grande cancello scoprirono che era chiuso, la ragazza non si scompose, puntò il cacciavite sulla serratura e dopo un piccolo suono il cancello si apri, accadde la stessa cosa con il portone dell’edificio. Una volta entrate si diressero nella stanza dell’oracolo, vuota, solo due dei controllori erano seduti sulle panche, ma la giovane sapeva come neutralizzarli, infatti, le bastò puntare il cacciavite contro di loro per vederli stendere sulla panca. Luce si avvicinò alla colonna dell’oracolo e con la penna cacciavite esamino meglio la struttura, come aveva previsto, trovò l’ingresso per entrare al suo interno. Piccoli cavi inseriti sulla parete scendevano fino a terra, per poi andare sotto il pavimento, una botola portava al disotto con una scala ripida. Luce scese, lasciando la bimba nella stanza della colonna, quando la scala finì, si trovò in una sala piena di fili elettrici, talmente aggrovigliati che le venne da pensare non avrebbe mai trovato il bandolo della matassa, ma anche in questo caso le venne in aiuto il cacciavite, trovò anche il punto, dove partiva l’anomalia. Il guasto era molto esteso e inoltre, una bobina di fili elettrici correvano per un corridoio. Luce il percorso tutto, circa era lungo 1 km, e alla fine si apriva in una caverna; al centro della caverna c’era un’enorme ampolla che richiudeva una luce intensa, per qualche momento la giovane non riuscì a capire cosa realmente fosse la luce, poi guardandola meglio si accorse che era una creatura vivente, e in quel momento sentì la sua richiesta d’aiuto. Luce esaminò l’ampolla e la creatura, l’essere era di energia pura, ma la sua intelligenza doveva essere superiore alla norma, ci volle poco a Luce capire che era quella creatura a dare energia alla città e a predire il futuro, e inoltre telepaticamente l’essere le spiegò cosa era accaduto. La creatura raccontò di essere stata catturata mentre vagava in una landa desolata del pianeta, rinchiusa in quell’ampolla e costretta a dare energia agli uomini della città e a predire il futuro e questo accadeva da trecento anni. Per un momento Luce fu presa dalla rabbia, ma poi si concentrò e trovò una soluzione, modificò completamente l’ampolla, aggiustò i cavi elettrici nel punto in cui li aveva trovati guasti e in fine modificò la struttura dei controllori dell’oracolo, finì appena in tempo per quando le porte del palazzo furono aperte al pubblico. Luce afferrò per mano Linda e si mise in un angolo, e aspettò che i visitatori entrassero a quel punto uno dei controllori disse che l’oracolo aveva una comunicazione importante da fare e subito una voce melodiosa si sparse per il palazzo e non solo, per tutta la città risuonarono queste parole:

«Popolo di Felisia, è giunto il momento per una parte di voi di lasciare questa città e di fondare altre metropoli, il pianeta e vasto e potrà contenere molti altri centri abitati», si levò un mormorio di preoccupazione, ma la voce continuò, «Io e i miei controllori v’insegneremo come fare, sotto la nostra guida sorgeranno nuovi villaggi e città, e ci saranno parchi e alberi e il pianeta prospererà a nuova vita». Sul momento gli abitanti della città di Felisia sembrarono perplessi poi a uno a uno accettarono la volontà dell’oracolo, a quel punto Luce girando dietro alle persone si diresse verso l’uscita, ma la creatura d’energia le apparve davanti e fluitando nell’aria le disse: «Grazie signora del tempo, senza di te sarei ancora prigioniera e sarei morta spegnendomi lentamente, qual è il tuo nome? In modo che tutti noi possiamo ricordarlo».

«Il mio nome non ha importanza, è il risultato che conta».

«Luce, il suo nome è Luce», si levo una voce che poi fu di Lucas.

«Allora noi ti chiameremo Luminos, la signora del tempo».

Luce sorrise e spinse il piccolo pulsate sul medaglione di sua nonna, lei e la nipotina sparirono in un piccolo vortice d’aria, ma quando apparvero, non erano all’interno della macchina del tempo, e una voce strana disse.

«Sterminare».

Luce ebbe appena il tempo di schiacciare il pulsante del piccolo medaglione e di prendere imbraccio Linda.


Qui tutte le puntate.



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