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La rana Gaia e la piccola mosca

Fiaba pubblicata da: fpolicicchio

C’era una volta, in un bel bosco pieno di piante e di stagni, una giovane rana di nome Gaia. Gaia era il terrore degli insetti dello stagno: ogni mosca ed ogni zanzara che passava dalle sue parti, lei le guardava dritte in faccia ed in un secondo… allungava la sua lingua veloce ed appiccicosa e… gnam, era bell che divorata!

Un bel giorno, Gaia sentì il ronzio del batter d’ali di un insetto. “Sta per arrivare la mia cena”, pensò. Alzò gli occhi al cielo pronta a lanciare la sua tremenda lingua sul malcapitato insetto, ma sentì dei rumori strani, che la distrassero. Erano dei singhiozzi, e provenivano proprio dall’aria. Era un piccola mosca, che volava tutta timorosa e che ogni tanto, tra una lacrima e l’altra, chiamava i suoi genitori.

“Papà, mamma! Papà, mamma, dove siete?”, gridava la moschina. Ed alla vista di questa scena, la rana Gaia si intenerì… Anzichè afferrare al volo l’insetto, si rivolse a lei, chiedendole: “Ehi, tu, piccola mosca, perchè piangi?” 

Alla vista dell’enorme rana, la povera mosca morì di paura. E la prima cosa che le venne in mente di fare fu di fuggire lontano, il più velocemente possibile. La rana insistette, tentando di rassicurarla: “Non avere paura, piccola. Non voglio farti del male. Puoi avvicinarti, ti prometto che non ti mangerò!”.

La moschina era sorpresa: non si aspettava un invito di quel genere. Poi, ancora impurita ma anche sorpresa, si fece coraggio, fece un bel respiro, e pian piano si avvicinò. Si posò su un glicine che galleggiava proprio vicino  quello sul quale riposava la rana. E, ancora con gli occhi pieni di lacrime, ed asciugndosi il nasino pieno di moccio, disse: “Ho perso i miei genitori. Stavamo volando tutti e tre insieme, vicini, ed all’improvviso ho sentito il mio papà urlare:

Udita la storia della moschina, la rana si intenerì ancor di più, perchè sicura – in cuor suo – che i genitori della piccola erano stati divorati dalla rana nel tentativo di salvare la vita della loro unica figlia. Ma non ebbe il coraggio di dirle la verità. Non avrebbe sopportato di vedere la disperazione dell’insetto, così giovane e fragile. Così, dopo aver riflettuto per qualche attimo, riprese a parlare: “Sai, moschina, anche a me una volta accadde di perdere i mei genitori; e fu proprio in uno stagno qui vicino!”

“Davvero?”, rispose la mosca. Non era più spaventata dalla rana; anzi, a dire il vero la trovava simpatica, quasi buona. E poi, la stava facendo sentire meno sola! “E come è successo?”, chiese curiosa la mosca.

“Eravamo andati a trovare una zia, ed io, una volta salutati tutti, mi ero subito allontata con la mia cuginetta Ilaria, una peste peggio di me!! Intanto, i nostri genitori, sapendo che in quello stagno nuotavano delle enormi bisce nere e cattivissime, temevano che ci avessero trovate e che ci avessero già pappate in un sol boccone!!”

La moschina era incantata, nell’udire il racconto della rana Gaia; tanto che non si rese conto delle voci che giungevano da poco lontano, e che gridavano forte il suo nome: “Vittoria, Vittoria, dove sei, piccola mia?” gridava forte una voce femminile. 

Era la mamma della piccola mosca. Non erano stati divorati dal grosso rospo, ed ora i genitori della giovane mosca cercavano affannosamente la loro bimba. “Vittoria, siamo noi, mamma e papà”, urlava un’altra voce, questa volta mschile.

“E’ il mio papà!!!” esclamò felicissima la piccola mosca Vittoria! “E c’è anche la mia mamma!”, disse piena di gioia la piccola.

In tutto ciò, la rana Gaia osservava la scena, e provò un’enorme felicità, nel rivedere il sorriso sulle labbra della moschina. Ma i suoi genitori, ignari di tutto quello che era accaduto alla loro figlia, iniziarono ad urlare, rivolti verso di lei: “Scappa, piccola, scappa; altrimenti quell’enorme rana famelica ti catturerà e ti mangerà!!!” le diceva la mamma, letteralmente terrorizzata all’idea di vedere morire la sua piccola proprio dopo averla ritrovata sana e salva…

Ma la piccola restò calma, anzi, le venne anche da ridere. “Tranquilla mamma, tranquillo anche tu,papà! Questa rana non solo mi mangerà, ma mi ha tenuto compagnia e mi ha fatto coraggio, quando mi ha visto piangere perchè temevo di avervi perduto per sempre”.

I genitori stentavano a credere alla storia che la figlia raccontò loro, dicendo di come la rana le aveva tirato su il morale con il suo racconto. Ma poi pensarono che, in fondo, se avesse voluto far del male alla loro figlia, nessuno glielo avrebbe potuto impedire. Così, anche se con un pò di paura in corpo, anche i genitori della moschina si posarono sul glicine, proprio accanto alla loro cucciola, abbracciandola e baciandola.

Poi, rivolgendosi alla rana Gaia, la ringraziarono, le fecero una specie di inchino di ringraziamento, si strinsero tutti e tre insieme e presero il volo, direzione casa. E l’ultimo pensiero che passò loro per la testa, salutando la rana Gaia e osservando con che gioia sincera si scambiarono cenni di ringraziamento con la loro piccola moschina, fu che in questo pazzo e grande mondo, ancora oggi – in mezzo a tanto odio, a tanto razzismo, a tanta cattiveria ed a tanto menefreghismo – c’è ancora qualche anima buona che fa più bello il senso della vita.

Grazie, piccola, grande rana Gaia.



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