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Seguendo il destino 2 // Villa Canturi

Fiaba pubblicata da: marzia.o

Qui tutte le puntate.

Astra benché avesse deciso di non rivederlo più, non faceva che pensare a Hagor. Le sembrava di sentire ancora la sua voce mentre le parlava d’amore.

Quella mattina incontrò Angelica che le domandò, ancora una volta, se avesse un messaggio per Hagor, e lei rispose di no, Angelica le affermò che suo fratello diventava sempre più triste; Astra avrebbe voluto essere abbastanza fredda da risponderle che non le importava, ma sapere che lui soffriva per causa sua la tormentava, quindi dichiarò che le dispiaceva e salì sulla sua puledra, lanciandola al galoppo, prima che Angelica replicasse, mentre si allontanava i suoi occhi, si riempirono di lacrime.

Erano passati cinque giorni dalla festa, e benché si fosse imposta di non rivederlo, il desiderio di poterlo vedere e sentire, si faceva sempre più intenso, e la sua decisione vacillava sempre di più, fece lunghi respiri per mandare indietro le lacrime. Imboccò il gran cancello di ferro, spalancato e ricoperto d’erbacce, e sbirciò i grandi pini del viale, sospirò nel vederli carichi di rami inutili, la strada alberata si aprì davanti a lei, formando una piccola piazzetta, nel centro della quale vi era un’aiuola, che pazientemente lei aveva riportato al suo splendore.

Una volta sistemata la puledra nelle scuderie; le stalle come il resto della casa, aveva un gran bisogno di un restauro. Dalle scuderie si diresse verso la cucina, appoggiò la borsa piena di panini e d’acqua sul tavolo e andò nello studio. Lo studio era la stanza che amava di più, e lo aveva ripulito dalla polvere, lucidando con estrema cura i mobili.

La stanza emanava un calore che Astra non aveva mai provato prima in nessun luogo, non sapeva da cosa era dipeso, forse dal mobilio che era formato dalla grande scrivania di mogano, dagli scaffali della libreria, piena di volumi, che arrivavano fino al soffitto, solo in un punto gli scaffali lasciava il loro posto a un quadro dove vi erano ritratti due uomini, uno poteva avere sedici anni e l’altro una quarantina.

Astra dal primo giorno aveva pensato che potessero essere padre e figlio, e che con molta probabilità fossero i proprietari della villa, oh del passato.

Nella stanza c’era anche un camino, con una rastrelliera piena di fucili a raggio, davanti al camino due comode poltrone e in fine in un angolo c’erano un divano a tre posti con sue poltrone e un tavolino in vetro, una delle quattro pareti era costituita da una gran vetrata che dava su un piccolo giardino.

Astra entrò e salutò i due personaggi del quadro, naturalmente non ricevette risposta, ma guardandoli si rese conto che assomigliavano a qualcuno che conosceva, ma non riusciva a capire a chi, comprese che doveva concentrarsi solo s uno di loro, scelse il più giovane.

Si concentrò così intensamente che non si accorse che il cielo era diventato color grigio scuro, e che in lontananza già si sentiva il frastuono del tuono. Astra continuò a fissare il giovane del quadro, anche quando il temporale scoppiò con tutta la sua rabbia. All’improvviso ci fu un lampo, che filtrò attraverso le tende e il giovane del quadro prese vita, ma gli occhi invece che verdi erano blu. Astra si spaventò nonostante che il giovane la chiamasse, cominciò a indietreggiare sussurrando.

<<Ti prego non farmi del male, io desidero solo che la tua casa torni al suo antico splendore, ti prego credimi>>.

Astra mentre indietreggiava mise male un piede, solo la prontezza del giovane, le impedì di cadere, ma nel momento in cui si sentì afferrare si spaventò ancora di più, gridò e svenne.

Hagor rimase deluso quando Angelica gli dichiarò che non aveva alcun messaggio da parte di Astra, si era diretto verso il porto in compagnia di Sandor e Gorion, i quali imparavano molto in fretta ciò che insegnava Neb. Hagor qualche volta lo aiutava, ma quel giorno non riusciva a concentrarsi su ciò che Neb gli chiedeva, i suoi pensieri erano tutti per Astra. Hagor, non riusciva a capire il perché del suo silenzio; eppure gli aveva affermato che anche lei provava qualcosa per lui, certo non gli aveva assicurato che lo amava, ma il suo comportamento era stato esplicito, e poi gli aveva promesso che si sarebbero rivisti, allora perché quel silenzio? Era così immerso nei suoi pensieri che non sentì Neb che lo chiamava impazientito.

<<Insomma scimmiotto, mi sembra che tu non mi stia ascoltando>>. Neb gli aveva dato quel sopranome perché il giovane si sapeva arrampicare sull’albero di maestra più velocemente di una scimmia.

Hagor lo guardò perplesso come se il pover’uomo gli chiedesse chissà quale impresa.

Eppure Neb gli chiedeva solo di mostrare agli altri due un semplicissimo nodo. Hagor guardò Neb e la corda che aveva in mano, la passo all’uomo dicendogli.

<<Mi dispiace, ma non riesco a concentrarmi, forse fareste molto meglio senza di me>>.

Senza aspettare la risposta di Neb sbarcò dalla nave e andò alle scuderie del porto per prendere Antares, il suo magnifico purosangue, lanciandolo al galoppo sulla spiaggia. Lo mantenne a quell’andatura per un bel tratto, poi lentamente lo portò al piccolo trotto e infine a passo, per gratificare l’animale gli diede dei piccoli colpetti sul collo accompagnati da parole d’apprezzamento, Antares gradì entrambe le cose. All’improvviso dal mare si levò un forte vento carico d’umidità, Hagor guardò i grossi nuvoloni che avanzavano verso la riva. Antares si agitò sotto di lui: era chiaro che l’animale aveva sentito l’odore della pioggia, e se c’era una cosa che Antares odiava, era la pioggia; qualche anno prima, Hagor e il suo cavallo, mentre tornavano dalla città, furono colti da una pioggia fortissima, quando arrivarono alle scuderie del palazzo reale, erano fradici, da quel momento Antares sentiva l’odore della pioggia, anche se era molto lontana, si agitava e si rifiutava addirittura di uscire dalle scuderie.

Hagor sapeva che presto il temporale sarebbe scoppiato con molta violenza. E sapeva pure che presto non sarebbe più riuscito a tenere a freno il suo cavallo, doveva trovare una soluzione. Si guardò attorno, e riconobbe la spiaggia, in teoria non era molto lontano dal palazzo, ma sapeva che non sarebbe riuscito a raggiungere le scuderie, così prese la decisione di rifugiarsi nella vecchia villa dove andava da bambino, e mentre si avviava sul sentiero che lo portava alla villa, si ricordò dell’ultima volta che c’era stato con sua nonna e la loro conversazione.

A quel tempo Hagor aveva circa otto o nove anni e aveva accompagnato sua nonna nella vecchia casa, dove era cresciuta da bambina: sua nonna Elisabhet vi andava spesso per accertarsi che la casa non subisse danni dopo la morte del padre, l’ammiraglio Thomas Gregori Canturi. Hagor quando vide la casa ne rimase stregato, nonostante che fosse molto giovane, dentro di lui aveva sentito come se la casa fosse una sua parte, e che lui stesso fosse un frammento della casa; ogni angolo dell’abitazione per lui era famigliare, come se in passato avesse vissuto in quella casa.

Egli oggetti li sentiva suoi. Hagor era corso dalla nonna e le disse: “Nonna quando sarò grande io verrò a vivere qui”, poi aveva aggiunto vedendo la nonna sorpresa, “Sempre che tu voglia nonnina”. Sua nonna lo aveva guardato negli occhi, e vi aveva letto la determinazione di non ricevere una no come risposta, era così intensa l’espressione del nipotino che le tremò il cuore: a Elisabeth quella determinazione ricordò un altro membro della sua famiglia, il padre Thomas, e guardando meglio il nipotino si accorse che assomigliava moltissimo a suo padre.

Elisabeth indugiò ancora un istante sul viso del nipotino poi gli aveva risposto: “Certo caro che poi”. A Hagor gli si erano illuminati gli occhi, e per essere ancora più sicuro le chiese, “Davvero posso nonna?”, e sua nonna “Sì, è una promessa, caro”, Hagor però voleva la certezza assoluta le disse: “Perché una promessa, è una promessa, giusto nonna?”, e sua nonna confermò dicendo, “Esattamente piccolo mio”. Sua nonna appena tornata a palazzo, aggiunse una postilla al suo testamento, in cui esprimeva la propria volontà di lasciare la casa paterna al terzo gemito di suo figlio Wiliam.

Hagor fu riportato al presente dal nitrire d’Antares; lo incoraggio e sospinse per qualche metro sul sentiero, poco dopo la pista s’immise nel cortile davanti alle scuderie della villa, Antares non aspettò che Hagor lo guidasse al loro interno, aumentò l’andatura e vi entrò, poiché il grande portone era aperto, e si fermò solo quando fu al centro dello stanzone, felice di non bagnarsi. Hagor smontò e andò a chiudere il portone, si guardò attorno e si rese conto che le scuderie aveva un gran bisogno d’essere ripulite. L’odore della muffa e dell’umidità ora che aveva chiuso il portone stava diventando insopportabile, aprì alcuni finestroni per mantenere arieggiato lo stanzone, quando finì, si accorse che nella scuderia c’era un altro cavallo, una splendida puledra, dal manto marrone e dagli occhi color nocciola, che lo guardavano con curiosità; Hagor si avvicinarono e le accarezzò il collo sussurrandole dolci parole per mantenerla calma, comprese che qualcun altro aveva cercato rifugio lì per evitare il temporale.

Si accorse che la cavalla era sellata d’amazzone, fece scorrere la mano sulla morbida pelle della sella, sfiorando le iniziali incise, sentì il cuore accelerare il battito. Le iniziali erano A. C. R. e stavano per Astra Caterina Rosembergher, respirò profondamente per ritrovare la calma, poi liberò i due animali dai finimenti e dalle selle, e si diresse all’interno della casa.

Percorse, un lungo corridoio e si trovò nella cucina, sul gran tavolo, la borsa della ragazza, ma di lei non c’era traccia, uscì dalla cucina e poco dopo si trovò nella grand’entrata della villa, appesi alle pareti vi erano quadri che raffiguravano alcuni lati della casa e il bosco circostante, la piccola baia da cui Hagor era arrivato. Nell’entrata vi erano alcuni tavolini con centri ricamati e pizzi intagliati con vasi sopra, alcune porte scolpite finemente, davano sulle stanze della casa di fronte alla porta d’ingresso vi era la scala che portava al piano superiore.

Hagor si guardò attorno e vide che la porta dello studio era aperta, vi entrò e vide Astra al centro della stanza che fissava il quadro appeso dietro alla scrivania, la chiamò, ma non ottenne risposta, si avvicinò, vi si mise di fronte, in quel momento Astra percepì la sua presenza, ma lo guardò come se davanti a lei ci fosse un fantasma, per la paura fece alcuni passi indietro sussurrando:

<<Ti prego non farmi del male, io volevo solo che la tua casa torni al suo antico splendore, ti prego credimi>>. Astra mentre pronunciava la frase mise il piede male e perse l’equilibrio, Hagor subito la afferrò, ma lei nel sentirsi toccare urlò e perse i sensi. Hagor si sentì in colpa, per averla spaventata, la adagiò sul divano, cercò una coperta per coprirla, accese il camino e aspettò fino che lei riprendesse i sensi.

Astra riprese i sensi, e si guardò attorno confusa, e si domandò cosa ci facesse sdraiata sul divano, cercò di ricordare, era in piedi davanti alla scrivania e stava fissando il quadro, poi c’era stato un lampo, il ragazzo che stava fissando l’era apparso, si era sentita sfiorare, e poi più niente. Ancora un po’ confusa si accorse che nella stanza la luce era aumentata, e un dolce tepore aveva invaso la stanza. Guardò verso il caminetto, vide le fiamme danzare, e per la prima volta, comprese che non era sola, per un istante pensò che il ragazzo fosse diventato reale, scosse il capo dandosi della sciocca, tornò a guardare lo sconosciuto, ma proprio in quell’istante comprese a chi assomigliavano i due del ritratto, sentì il cuore batterle forte, sussurrò il nome del ragazzo che amava.

.

Hagor si girò verso di lei e sorridendo le disse.

<<Finalmente ti sei ripresa, lo sai che mi hai fatto prendere un bello spavento?>>.

<<Ah io ti ho spaventato! E allora tu che mi hai fatto prendere un colpo>>.

Astra mentre parlava aveva assunto un’espressione un po’ offesa. Hagor pensò che forse avesse ragione lei, dopotutto. Si avvicinò e inginocchiandosi, le disse mestamente.

<<Mi dispiace duchessina Astra, d’averla spaventata, mi può perdonare?>>. Hagor le chiese perdono anche congiungendo anche le mani.

Astra lo guardò e non poteva credere d’aver ai propri piedi il suo principe, pensò che molte ragazze avrebbero voluto essere al suo posto, si diede della sciocca, incrociò lo sguardo di Hagor e vi lesse una punta di divertimento, sorrise prendendogli il viso fra le mani, e gli disse.

<<Sei na canaglia, ma ti perdono lo stesso>>. Si piegò verso di lui e lo baciò.

Hagor non si aspettava d’essere baciato e per un istante non seppe che fare, poi lentamente le circondò la vita con le braccia, e la fece scivolare dal divano, poco dopo lui sopra di lei. Il bacio era così intenso che nessuno dei due sembrava voler prendere fiato: Hagor mise la mano sotto la camicetta di Astra, le sue dita accarezzavano la sua pelle morbida e vellutata, ma a quel punto si accorse che stava esagerando, e arrossendo le domandò scusa. Astra per qualche secondo non capì il motivo delle sue scuse, quando le comprese le sembrò che il cuore fosse impazzito dalla gioia. Si strinse a lui e lo baciò, e gli sussurrò.

<<Hagor amami>>.

Hagor la guardò sorpreso; chiuse le palpebre, un istante, poi le chiese timidamente:

<<Astra, stai dicendo che…?>>.

<<Sì, voglio amarti ed essere amata da te, ma ti chiedo solo una cosa: non farmi alcuna domanda, amami e basta, giuralo>>, dopo qualche istante Hagor annuì, ma lei gli disse, <>.

<<Giuro solennemente che non ti chiederò nulla, qualunque cosa accada>>.

Astra sorrise e lo abbracciò; entrambi cercarono le labbra dell’altro, e poco dopo Hagor era sdraiato sopra di lei, ed entrambi diventarono sempre più audaci. Astra non avrebbe mai immaginato di desiderare d’essere accarezzata in quel modo, dopo a quanto l’era capitato. Hagor la sfiorava con delicatezza e ogni volta che lei s’irrigidiva, si fermava finché non la sentiva rilassare di nuovo. Hagor all’inizio pensava d’essere impacciato, e invece con sua gran sorpresa si accorse d’essere disinvolto, gli sembrava d’aver sempre fatto l’amore, eppure era la prima volta che stava con una ragazza, non comprendeva il perché di quella sensazione, ma allo stesso tempo n’era felice. In quel modo non avrebbe deluso Astra; quello che, però lo sorprese di più fu nel momento in cui i loro corpi si unirono, Hagor si aspettava una certa resistenza, certo era vero che era la sua prima esperienza, ma sapeva cosa accadeva quando un ragazzo entrava nel corpo di una ragazza, Hagor aveva dato per scontato che anche per Astra fosse la prima volta; avrebbe voluto chiederle con chi era stata, ma ricordò il suo giuramento. Astra probabilmente, era stata corteggiata da qualcuno che non gli importava poi molto dei sentimenti della ragazza, quasi certamente, le aveva fatto credere d’essere innamorato di lei, portandola a concedersi, poi ottenuto quello che voleva, le dichiarò la verità, e per questo Astra non si era più lasciata avvicinare da nessuno, fino la sera del suo compleanno. Certo quella notte si era lasciata andare, ma poi, per la paura d’essere nuovamente delusa, aveva cercato di tenerlo lontano da lei, e soltanto per puro caso ora erano insieme, e poi pensò che lei avrebbe potuto pensare che alla fine anche lui, ottenuto quello che voleva se ne sarebbe andato, no, lui non lo avrebbe mai fatto, lui lo amava, e chinandosi su di lei per baciarla, le sussurrò sulle labbra.

<<Astra ti amo, resterò sempre con te>>.

Astra si limitò a rispondere al suo bacio, poi Hagor non ebbe più il tempo di pensare, perché in quel momento il proprio corpo era mosso dal desiderio, anche Astra era ormai preda della passione. In quel momento Hagor e Astra, si sentirono trascinati da un vortice di sensi impazziti; le mani di Astra iniziarono a scorrere sempre più velocemente sulla schiena di Hagor, poi un grido soffocato d’entrambi, con ultimo sussulto dei loro corpi il vortice dei sensi fini. Indugiarono abbracciati per qualche istante poi Hagor, si spostò, liberandola dal suo peso, lei si rannicchiò contro di lui; restarono così finché lei non rabbrividì, Hagor si alzò aggiunse della legna al fuoco, andò a prendere la coperta e vi si avvolse insieme con lei. Rimasero abbracciati in silenzio per qualche momento, entrambi immersi nei propri pensieri. Astra non osava parlare per paura che lui le rimproverasse di non essere stato il primo, Hagor invece pensava a tutt’altro, si domandava com’era possibile che fosse certo su cosa fare nei momenti in cui aveva sentito Astra irrigidirsi. Com’era riuscito a tranquillizzarla, poco prima che la passione li travolgesse, davanti agli occhi di Hagor, erano apparsi i volti d’altre ragazze, era uno di quei deja vu, che avvolte lo sorprendeva, in altre circostanze lo avrebbe lasciato confuso e smarrito, ma questa volta era felice d’averlo avuto. Astra però cominciava a soffrire di quel silenzio, se davvero lui era rimasto risentito del fatto, di non essere il suo primo uomo, lo doveva sapere, s’infuse coraggio e gli domandò.

<<Hagor, sei deluso?>>.

<<No, e tu sei delusa?>>.

<<No, sono felice>>, Astra sentendosi un po’ incerta, gli chiese: <<Hagor sei certo che vada tutto bene?>>.

<<Sì, vedrai amore mio, io non sprecherò il tuo bellissimo dono>>.

Astra lo guardò, era così emozionata, e abbracciandolo forte, socchiuse le labbra e gli sussurrò prima di baciarlo.

<<Ti amo tanto Hagor>>.

Hagor avrebbe voluto risponderle che anche lui la amava, ma lei gli si strinse forte, e il vortice dei sensi ricominciò. Astra, mentre lasciava che il suo corpo si unisse a quello di Hagor, odiò ancora di più l’uomo che le aveva rubato l’innocenza e la purezza, ma in quella casa che era stata per anni il suo rifugio, avrebbe amato Hagor per sempre.

Hagor era sdraiato accanto al camino, Astra aveva appoggiato la testa sulla sua spalla e sembrava addormentata; il silenzio era rotto solo dallo scroscio della pioggia che, in quel silenzio Hagor si guardò attorno e si rese conto che la stanza era pulita, i mobili erano lucidati, il tappeto lavato, era come se in realtà la casa non fosse vuota, eppure sapeva benissimo che da quando sua nonna era morta, più nessuno si occupava della villa. La servitù e il maggiordomo erano stati impiegati al palazzo; ma lo studio era pulito, come se qualcuno ci vivesse, e a pensarci bene quando era passato per la cucina, l’aveva trovata pulita. Il gran tavolo era lucido e coperto da una tovaglia di plastica, si domandò chi potesse essere la persona che curava la casa, improvvisamente gli venne in mente, quando era passato per la cucina, la borsa d’Astra non sembrava abbandonata, ma semplicemente appoggiata, in quell’istante gli sorse un dubbio, possibile che lei venisse alla villa regolarmente? E se sì, da quanto tempo? Così le domandò:

<villa>>.

<<Da qualche anno, era un giorno come questo, che buffo sembra che questa casa, nei giorni di pioggia riserva sempre delle sorprese. So benissimo che se il proprietario mi becca potrebbe mandarmi via a calci, in fondo sto violando la sua casa, ma prima d’andarmene gli terrei un bel discorso, stanne pur certo>>.

<<Sono curioso, cosa gli diresti>>. Le domandò Hagor sforzandosi di non ridere, e mettendosi più comodo.

<<Beh intanto gli direi che è un bel somaro>>.

<<Però cominciamo bene>>. Commentò lui.

<<Sì gli direi proprio così: lei signore mio è proprio un bel somaro, perché possiede una casa magnifica e la lascia andare in rovina, già la casa da sola vale una fortuna, ma se ci aggiungi gli oggetti preziosi, come ad esempio i fucili sulla rastrelliera sopra al camino, sono certa che in mano ad un esperto potrebbero ancora sparare. Senza contare i quadri, i vasi, i mobili, la tappezzeria e tutto il resto, naturalmente avrei qualcosa da dirgli anche sul giardino, a cominciare dal viale principale, gli alberi devono essere potati, le aiuole ripulite dalle erbacce, la serra ha molti vetri rotti, e tante piante esotiche stanno per morire. Quando ne ho la possibilità io, cerco di sistemare le aiuole, e di fare qualche altro lavoretto, ma più di tanto non posso, non sono un’esperta; ma forse parlo in questo modo perché amo tantissimo questa casa, non credi amore mio?>>.

<<Sì, deve essere così: e hai ragione sono un bel somaro ma ora ci sei tu. È proprio giunta l’ora che reclami la mia casa>>. Disse Hagor mettendosi seduto, si guardò attorno e si accorse che alcuni libri erano stati restaurati, così le domandò, <<Astra, i libri li hai restaurati tu? So che studi da restauratrice>>.

<<No, li ho portati da un esperto, non sono così brava, ma scusa cosa significa che è ora che reclami la tua casa?>>; Hagor si limitò a sorridere, e lei sussurrò, <assomigli al ragazzo del quadro?>>.

<<Era, il mio bisnonno, il padre di mia nonna, che mi ha lasciato questa casa in eredità; e per quanto riguarda d’avermi dato del somaro: ti perdono se mi dai un bacio>>. Non le lasciò il tempo di rispondergli perché le labbra di Hagor si posarono su quell’Astra. Hagor si alzò e si rivestì, dicendole: <arrivare alla baracca delle barche, e prendere i viveri che ci sono>>.

<<Stai parlando di quella casupola che si trova sulla spiaggia?>>.

<<Sì, proprio quella>>.

<<Sei stato tu a costruirla?>>, Hagor annuì, Astra si rese conto che in quei mesi lei e Hagor non si erano incontrati per puro caso, sorrise al pensiero poi, gli disse: <il rischio di prenderti un malanno, se ti accontenti di qualche panino, ho la mia borsa in cucina>>.

<<Va bene>>.

Astra sorrise e si diresse verso la cucina, ma si sentiva felice Perché Hagor aveva mantenuto la sua promessa, non le aveva domandato nulla sul fatto che non fosse più pura, certo lei avrebbe potuto inventare mille scuse, ma non voleva mentire a Hagor, e inoltre aveva la certezza che lui se ne sarebbe accorto, no era molto meglio che le cose fossero andate in quel modo. Astra tornò nello studio con la borsa, e trovò Hagor al centro della stanza e scriveva qualcosa su un taccuino, gli si avvicinò porgendogli un panino e gli chiese cosa stesse facendo. Hagor le spiegò che intendeva fare delle modifiche alla stanza, ma non le spiegò i dettagli. Fecero il giro della casa e Hagor continuava a prendere appunti, ma quando entrarono nella camera padronale, Astra si accorse che Hagor aveva una strana espressione sul volto, preoccupata, gli domandò.

<<Hagor va tutto bene?>>.

<<Sì, non credi che questa stanza sia bellissima?>>. Non aspettò la sua risposta e aggiunse: <tornassi a casa da un lungo viaggio; sì credo proprio che sia giunto per me il momento di trasferirmi qui, anche se ci sono molti lavori di restauro da fare>>. Hagor si girò verso di lei e abbracciandola, le disse: <qualcuna che faccia al caso mio?>>.

Astra sentì il cuore arrivargli fino in gola, dovette deglutire un paio di volte, era chiaro che lui si vedeva già proiettato nel futuro, ed era altrettanto chiaro che anche lei faceva parte di quel futuro, con coraggio gli rispose.

<<Sì, forse la conosco, ma tu dovrai convincermi, che lei sarà la tua principessa per sempre>>.

<<Beh allora m’impegnerò con tutte le mie energie per convincerti mia principessa>>. Si chinò e la baciò, e con lentezza la portò verso il letto.

Astra passò una giornata meravigliosa, si lasciava amare e amava con la stessa intensità del temporale di quel giorno; desiderava che la giornata non finisse mai, ma purtroppo finì e con lei il temporale, il sole scaturì dagli scuri della finestra, per un ultimo guizzo della giornata. Astra si alzò e andò aprire le finestre e sospirando disse.

<<Guarda amore, è uscito il sole>>.

, disse sospirando a sua volta Hagor, poi aggiunse: <sia il sole, però allo stesso tempo mi né dispiace>>.

Astra gli sorrise comprendendo benissimo i suoi sentimenti. Accorgendosi che il video telefono di Hagor lampeggiava di nuovo, lo esortò a rispondere, Hagor si alzò e vide sullo schermo il nome di Gorion, sospirò e rispose. Gorion era preoccupato per lui e gli chiese se avesse trovato un riparo per se e per il suo cavallo, Hagor lo tranquillizzò e Gorion gli fece notare che l’ora di cena si stava avvicinando, Hagor un po’ infastidito gli rispose che lo sapeva da se e chiuse la comunicazione. Astra gli fece notare che era stato sgarbato con l’amico, Hagor fu costretto ad ammettere che aveva ragione lei e che ne aveva anche Gorion, nell’affermare che si stava facendo tardi così le disse.

<<Gorion ha ragione, e tardi, i tuoi si staranno preoccupando, adesso andiamo nelle scuderie sello i due cavalli e ti accompagno a casa, vieni>>.

Allungò la mano verso di lei, ma la sua reazione lo colse di sorpresa.

<>, gridò Astra facendolo sussultare.

<<Perché no?>>, guardandola negli occhi si accorse che era spaventata, così le chiese: <>.

<<Avevi promesso di non fare domande>>.

<<Scusa, io>>. Hagor non finì la frase perché lei stava piangendo, e lui non riusciva a capirne il motivo.

Astra si rese conto che la domanda di Hagor era per il suo rifiuto, allora cercò di rispondere come meglio poteva.

<<Mio padre non deve sapere che ci siamo visti, Hagor, io farò quello che vuoi, ma lui non deve sapere di noi>>, così dicendo si coprì il viso con le mani.

Hagor le andò vicino e la strinse a se, e le sussurrò.

<<Ti prego non piangere, io non volevo farti piangere>>. Astra non smise di piangere e all’improvviso Hagor si rese conto che piangeva per liberarsi da un peso, e che piangere era il suo modo di sfogarsi, pian piano si avvicinò al letto vi si sedette e la fece sedere sulle sue ginocchia, aspettando che lei esaurisse le lacrime. Astra pianse per allungo attaccata al collo di Hagor, quando si calmò, si rese conto d’essersi comportata senza senso, per lo meno agli occhi di Hagor ma Hagor non fece domande, le passò sul viso il fazzoletto per asciugarle le lacrime e con dolcezza poi le chiese.

<<Astra, vuoi rivedermi?>>.

<<Sì, certo che lo voglio, e tu?>>.

<<Sì, più di prima, volevo solo essere sicuro che lo desiderassi anche tu>>.

<<Lo desidero con tutto il cuore>>, e con fare pensieroso gli chiese: <giorni dopo la scuola, e quando è festa, ci vengo da mattina presto, ma tu come farai a comunicarmi che vieni anche tu?>.

<<Mia sorella ci aiuterà>>.

<<Angelica però non dovrà parlarne con nessuno, che noi c’incontriamo>>.

<<Angelica sa mantenere un segreto, te lo prometto>>.

<<Hagor, e con i tuoi amici come ti comporterai?>>.

<<Sei preoccupata che lo scoprano?>>, Astra annuì: <diranno nulla, sono fidati, e ogni uno di loro tiene troppo all’amicizia che in questi anni ci siamo costruiti, non parleranno, stai tranquilla, vedrai, tutto andrà bene. Tu hai fiducia in me?>>, lei annuì, a quel punto Hagor la fece alzare e insieme raggiunsero i due cavalli nelle scuderie, Hagor li sellò entrambi, la aiutò a montare in sella poi le passò il bigliettino con il numero privato della sorella dicendole, <sarò d’Angelica>>, lei annuì e si allontanò. Hagor mentre la guardava allontanarsi si domandò perché avesse così paura del padre, sospirò e montò a cavallo dirigendosi verso il palazzo reale.

Hagor bussò alla porta della camera della sorella, la quale si stava preparando per la cena: era ormai abitudine della famiglia radunarsi per il pasto serale, Mirian era inflessibile, la cena doveva essere consumata insieme, e ci si doveva cambiare, mettendosi quasi in abito da sera, Angelica aveva scelto un vestito lungo, ma non troppo impegnativo, così sarebbe stata a suo agio e allo stesso tempo la madre sarebbe stata contenta. Angelica quando sentì a bussare era convinta che fosse la nonna di Gorion, e disse ridendo.

<<Da quando ti sei messa a bussare Virgia? È una novità>>.

<<Mah, forse perché io non sono Virgia, e ho l’abitudine di bussare quando entro nelle camere altrui>>.

Angelica si girò e di fronte a lei c’era il suo adorato fratello. Angelica amava entrambi i suoi fratelli, ma per Hagor aveva una certa preferenza; buttò l’orecchino che aveva in mano sul letto e corse ad abbracciarlo.

<<Hagor stai bene? Ero così preoccupata per te, quando ho visto Sandor e Gorion rientrare senza di te, ho provato subito a chiamarti, ma tu non rispondevi, poi Gorion è riuscito a parlarti così mi sono tranquillizzata, dimmi, dove sei stato?>>.

<<Non dovevi preoccuparti per me, lo sai che io riesco sempre a cavarmela, oh quasi, e per quanto riguarda il video telefono, con il temporale non funzionava, e per questo che non rispondevo>>. Hagor fece n lungo respiro e sua sorella lo guardò di traverso era chiaro che doveva dirle qualcosa. Angelica si era anche resa conto che al fratello era successo qualcosa d’importante, infatti, ora, le stava dicendo: <non riesco a nasconderti la verità>>, Hagor si fermò per chiudere la porta; Angelica comprese che il fratello doveva parlarle di qualcosa di molto importante, aveva chiuso la porta perché nessuno li disturbasse e soprattutto l’aveva chiamata sorellina, cosa che faceva di rado. Hagor si era seduto sul letto e stava giocherellando con il suo orecchino, Angelica intuì che stava cercando le parole adatte, infatti, Hagor fece un altro respiro profondo ed esordì: <non rispondevo, non potevo>>.

<<Cosa t’impediva di rispondere?>>.

<<Bèh io direi chi, tu ricordi questa mattina? Vedi io oggi, tu capisci vero?>>.

No, Angelica non capiva, anzi una cosa l’aveva capita, lui era in difficoltà, e lui non l’era mai, stava per chiedergli di spiegarsi meglio quando il suo video telefono, si mise a emettere una musichetta, fece per prenderlo, ma Hagor fu più veloce e rispose al suo posto, e lei comprese subito chi era apparso sul piccolo schermo, Hagor concluse la sua conversazione con un ciao poi guardò la sorella con un timido sorriso, e lei gli chiese.

<<Devo dedurre che hai visto Astra?>>.

.

<<E che hai passato la giornata con lei?>>.

<>.

<<Hagor, tu e lei, insomma avete fatto l’amore?>>, Angelica era molto imbarazzata e rossa in viso, ma voleva sapere, perché dentro di lei si agitava qualcosa che non riusciva a decifrare, e quella strana sensazione l’aveva soprattutto quando accanto a lei c’era Sandor, ma si rendeva conto di non poter chiedere dettagli al fratello, quindi si accontentò d’ascoltare la risposta del fratello.

<<Sì, ma non l’o costretta, è stata lei a volerlo, credimi Angelica, però ora non giudicarla, quando due persone provano certi sentimenti, può accadere di>>, Angelica non lo lasciò finire e gli disse.

<<No, io non la giudico, se ti ama e ha trovato il coraggio di farlo non vedo perché io dovrei giudicarla, ora spiegami in che consiste il mio aiuto>>.

<<Quando ha smesso di piovere e…>>, Hagor raccontò ciò che era accaduto, ma la sorella sul momento non aveva capito che Astra era terrorizzata dal padre, com-mentando che le sembrava un po’assurdo il suo comportamento, per non aver permesso al fratello di riaccompagnarla a casa, allora Hagor le disse: <oppure no, il vero problema e che è terrorizzata da suo padre. Ho cercato di scoprirne il motivo, ma lei si è messa a piangere, con l’unico risultato che mi sono sentito in colpa; così mentre lei piangeva, ho pensato: (E se chiedessi aiuto ad Angelica?). Angelica se tu ti dimostrassi un po’ più socievole e la frequentassi come fai con Silvia e Lisa, forse per noi sarebbe meno complicato vederci, potresti organizzare qualche gita e invitare anche lei, ti prego Angelica aiutaci>>.

<<Ma certo che vi aiuto>>.

Angelica si era seduta accanto al fratello, ed entrambi sentirono il bisogno d’abbracciarsi e si strinse l’una all’altro. Virgia come il solito non bussò alla porta chiusa, spalancandola, rimase stupita nel vedere la scena, ma si riprese in fretta, afferrò il braccio d’Angelica strappandola dell’abbraccio del fratello, del quale però lei non poteva vedere il volto, e domandò gridando:

<<Che cosa stava accadendo?>>, ma appena vide il viso di Hagor sussurrò incerta.

<<Ah sei tu, ma cosa ci fate con la porta chiusa?>>.

Angelica si stava massaggiando il polso, ed era veramente arrabbiata e gridando a propria volta le domandò:

<<Quando trovi una porta chiusa, non ti hanno insegnato a bussare prima d’aprirla?>>.

<<I bambini non devono tenere la porta chiusa>>.

Le grida di Virgia avevano agitato Karnak, che si stava dirigendo verso il salottino dell’aperitivo. Arrivò proprio nel momento in cui la nipote stava dando sfogo alla sua rabbia. Guardò entrambi i nipoti e si accorse che assomigliavano a qualcuno che conosceva ma chi? Lo comprese osservando meglio la nipote: Angelica arricciò il naso, mise il petto i fuori, batte il piede a terra e in fine i suoi occhi erano diventati blu intenso come quelli del fratello, Karnak deglutì e sbirciò il volto di Hagor che stava sorridendo con fare sornione, mentre Angelica stava dicendo.

<<Ricordati che in questo palazzo vi è solo una bambina, ed è Maria; è ora che la smetta di trattarci come dei bambini, perché non lo siamo più, né io, né Hagor né anche gli altri, prima lo capirai e meglio sarà>>.

Afferrò il braccio del fratello e se lo trascinò dietro dirigendosi verso il salottino dell’aperitivo. Hagor mentre era trascinato via dalla stanza fece segnò del tre verso Virgia, e lei comprese benissimo a cosa si stava riferendo il ragazzo; erano già in tre che le affermavano che non erano più dei bambini. Virgia decise d’accontentarli pensando che alla prima difficoltà sarebbero stati ben contenti d’essere trattati ancora da bambini.

Karnak si stava guardando attorno, quella sera la sua famiglia era tutta presente, quando egli pensava ai famigliari, non si riferiva solo a suo figlio, alla nuora o ai tre nipoti, ma anche a Sandor, a Gorion e a Fransuas; ma quella sera si concentrò sul nipote più piccolo, certo chiamarlo così era un eufemismo poiché era già alto come il fratello maggiore, e gli venne da pensare che sarebbe diventato più alto del padre Wiliam. Lo vide prepararsi del vino bianco, cosa che non faceva mai davanti a lui e ai genitori, nei suoi movimenti inoltre vi riconobbe il padre di sua moglie, era così assorbito da quelle sensazioni e da quei pensieri, che ne pronunciò piano il nome.

<>.

<<Hai detto qualcosa papà?>>, gli chiese Wiliam.

<<No figliolo>>.

<<Scusami mi era sembrato>>.

Karnak aveva gli occhi fissi sul nipote e pensava: (Sì assomiglia a Thomas, anzi sembra la sua copia, che il Dio dell’universo non voglia che abbia anche il suo caratteraccio; ma no in fondo se sono diventato un buon re, lo devo anche a lui, e se Hagor è come Thomas tanto meglio per noi). Karnak era tornato al giorno in cui aveva conosciuto il suocero; suo padre lo aveva mandato nel sud del pianeta per portare dei messaggi ai principi quelle terre e ad accompagnarlo c’era il comandante Thomas Gregori Canturi. All’inizio il loro rapporto non fu facile, soprattutto per colpa dello stesso Karnak, perché spesso ripeteva: “Io sono il principe”, ma un giorno che Canturi era più nervoso del solito, lo disse una volta di troppo. Canturi gli disse che a lui non importava nulla chi diavolo fosse, e che se non la smetteva di comportarsi da presuntuoso, lo avrebbe preso a pugni, Karnak era rimasto senza parole, ma da quel giorno non pronunciò più la frase e il loro rapporto divenne ottimo. Sulla nave c’era anche la figlia di Canturi, Elisabhet, che Karnak aveva conosciuto a una mostra d’arte, la loro amicizia si trasformò in amore, e pochi mesi dopo al loro rientro si sposarono.

Karnak fu riportato alla realtà dalla voce del nipote che lo chiamava. Karnak si rese conto che la voce di Hagor era quasi identica a quella del suocero, anche se in quella del nipote vi era ancora una lieve inflessione giovanile, che presto sarebbe scomparsa. Hagor tornò a chiamarlo alzando un po’ la voce.

<<Nonno, nonno mi stai ascoltando?>>.

<<Sì Hagor, scusami stavo pensando al tuo bisnonno Thomas>>.

<<Che strana coincidenza, sai dove mi sono rifugiato oggi quando è scoppiato il temporale>>, Karnak scosse il capo e Hagor proseguì, <villa dei Canturi>>.

<>. Karnak aveva osservato il nipote mentre si sedeva sulla poltrona accanto alla sua, e all’improvviso si sentì come se stesse su una piccola barca in mezzo al mare in tempesta, deglutì ascoltando la risposta del nipote.

<<Già. Nonno, tu ricordi cosa aveva deciso la nonna per quella vecchia villa?>>.

<<Certo che me lo ricordo la casa è a tua disposizione ragazzo mio>>.

<<Bene; come ti stavo dicendo, oggi ci sono stato, e ho deciso di stabilirmi là, ma per poterlo fare bisogna restaurarla, se ne potrebbe occupare la ditta che fa manutenzione qui a palazzo>>.

<<Certo che può, di che tipo di restauro a bisogno?>>.

<<Mah, un po’ di tutto, dal…>>, Hagor fece l’elenco e quando fini Karnak gli disse.

<<Ho capito, sì c’è una ditta che si occupa di tutto questo, mi farò dare il preventivo, ed è anche sotto inteso che pagherò tutto io, perché non ho mantenuto la promessa d’occuparmi della casa fino al momento in cui tu l’avresti richiesta, chiederò anche a Giosef di tornare e di trovare anche i domestici che fanno al caso tuo>>.

Hagor fu d’accordo e disse a Karnak che desiderava essere presente al colloquio con il rappresentante della ditta dei restauri. Wiliam era molto sorpreso della decisione del figlio d’andare a vivere da solo, ma ciò che più lo aveva irritato era che il ragazzo avesse parlato della vecchia villa appartenuta a sua nonna, provocando dolore al nonno, quindi lo rimproverò aspramente affermandogli che poteva anche evitare di parlarne, che addirittura lui, pensava di far abbattere la villa; Hagor aprì la bocca ma non riuscì a dire una parola, Karnak reagì molto male alla proposta del figlio Wiliam. Wiliam era confuso, pensava che suo padre non volesse aver niente a che fare con le cose che appartenevano alla moglie, infatti, Karnak aveva chiuso lo studio, dove sua moglie si rilassava mentre dipingeva. Aveva lasciato che Mirian si stabilisse nell’ufficio d’Elisabeth, per occuparne il posto, e lasciato che la vecchia villa dei Canturi andasse lentamente in rovina, ora perché si arrabbiava all’idea di farla abbattere? E poi si chiese perché appoggiasse il nipote nell’assurda idea di stabilirsi in quella vecchia casa? Pensò che fosse inutile capire i capricci del figlio, tanto alla fine non si sarebbe allontanato dal palazzo, e per quanto riguardava il padre alla fine il dolore per la morte della moglie, si sarebbe attutito. Karnak rassicurò il nipote che nessuno avrebbe toccato la sua casa, Hagor lo ringraziò e sorrise, Karnak pensò guardando la sua espressione: (Sì è proprio un Canturi).

I lavori di restauro cominciarono e Hagor seguiva il loro avanzare personalmente, anche se era occupatissimo con l’accademia, la sua storia d’amore con Astra continuava. Soprattutto con l’aiuto d’Angelica che organizzava sempre qualcosa di nuovo, ma molto spesso Hagor e Astra, passavano il loro tempo nella piccola baia. Dove un tempo sorgeva la rimessa delle barche, al suo posto ora sorgeva un villino, formato da una stanza da letto, dalla sala da pranzo, da una piccola ma funzionale cucina, e in fine da una stanza da bagno. Hagor e Astra, amavano anche andare per musei o a incontri letterari, e per Astra era sempre un’esperienza straordinaria, Hagor sembrava sempre informato su ciò che vedevano o ascoltavano; un giorno Hagor le propose d’andare al museo navale, che si trovava a poca distanza dai cantieri nautici di Semiramide. Astra, credeva d’annoiarsi, ma per non deluderlo accettò; quando furono dentro il museo Hagor, le sembrò un bambino in un negozio di caramelle, ma la cosa che la sorprese di più fu che Hagor conosceva la storia d’ogni nave presente, mentre gliele raccontava a lei, sembrava di poter vivere quelle magiche storie divertendosi molto. Giunsero all’ultimo modellino di nave, ma questa volta Hagor non le raccontò la storia rimanendo in un silenzio mistico, il modellino della nave era quello della leggendaria “Doriana”, che prendeva il nome dalla moglie del suo comandante. Astra rispettò il silenzio di Hagor, e lasciò che esaminasse il modellino a suo piacimento; la nave era posta in una bacheca, al suo interno c’era il modellino intero e sezionato in due parti. Astra si chiese il perché di tanto interesse, e si decise di leggere il cartoncino informativo, sul quale c’era scritto: “Doriana chiamata così dal suo comandante Thomas Gregori Canturi, in onore della moglie Doria”. “Con questa gloriosa nave il comandante Canturi, contribuì al mantenimento della pace e della giustizia, nella nostra galassia e…”. Il racconto continuava ma ad Astra, l’era bastato leggere il nome del comandante per capire il comportamento di Hagor. Poco dopo Hagor si avvicino e sussurrando la invitò a uscire, appena si ritrovarono alla luce del sole Hagor riprese a scherzare, quando giunsero nei pressi del sentiero che portava alla spiaggia, la risata d’Astra riempiva l’aria intorno a loro; Hagor legò le redini del cavallo che trainava il calesse vicino al sentiero, ed esplorarono il bosco intorno alla villa. Una varietà di piante, come felci e rose canine, e altri piccoli alberi da frutti come i mirtilli, e fragole selvatiche; Hagor raccolse qualche piccolo frutto e lo porse ad Astra che lo assaggiò trovandoli assai dolci. Da quando il pianeta era stato sul punto d’esplodere, il clima era cambiato, e con lui anche la natura che adattandosi al nuovo clima, aveva mescolato piante e fauna, così fiori e animali che un tempo si trovavano solo in montagna, ora nascevano anche in pianura. I due mentre passeggiavano sentirono scricchiolare sotto i loro piedi della ghiaia, un po’ perplesso Hagor si chinò a esaminare ciò che calpestava si rese conto d’essere su un sentiero. Hagor e Astra lo seguirono e alla fine si trovarono di fronte ad una piccola chiesa; era certo piccina ma era graziosa, ma anche su di lei vi erano i segni del tempo, i muri incrostati, e in diversi punti un’edera selvatica si arrampicava sui muri, e sulle pareti interne, in diversi punti, vi era solo dei buchi, e l’intonaco dipinto era a pezzi sul pavimento. Astra sospirò e Hagor non aveva bisogno di chiederle il perché. In un angolo, subito dietro all’altare, c’era un cancello di ferro battuto, con riccioli e guglie. Hagor lo aprì con estrema cautela, perché i cardini che lo sostenevano erano completamente arrugginiti, una volta aperto il cancello, i due giovani si trovarono su un pianerottolo di una scala che conduceva in una cripta, all’interno della catacomba, vi erano dei sarcofagi di cristallo, dove vi erano rinchiusi i corpi della famiglia Canturi.

Nella galassia dell’Aquila, come su tutte le altre, non vi era la tradizione di seppellire i propri morti. Erano inseriti in sarcofagi di cristallo; in realtà erano capsule refrigeranti che mantenevano l’aspetto del defunto al momento del decesso. Certo aveva bisogno di manutenzione per continuare il loro lavoro di conservazione, ma i controlli erano effettuati con una scadenza di cinque anni, anche se avvolte il controllo, era un semplice formalità, perché le capsule avevano un’autonomia di decenni. Naturalmente non tutti si potevano permettere delle cappelle e delle cripte di famiglia all’interno dei propri possedimenti. In zone tranquille delle città sorgevano vaste costruzioni, dove accoglievano i defunti, dando modo i parenti far visita ai loro defunti.

Astra guardò allungo Thomas, egli aveva ancora i capelli neri, leggermente striati di bianco, la pelle abbronzata e liscia, quasi priva di rughe, gli occhi erano chiusi, come se dormisse, le labbra angolate come in un sorriso, proprio come nel ritratto nello studio. Hagor le chiese di tornare di sopra e lei annuì, affermandogli che ora sapeva come sarebbe diventato un giorno, il ragazzo ridendo le rispose che sarebbe stato vecchio e rinsecchito, ma Astra non era d’accordo, per lei, lui sarebbe stato bellissimo come l’era ora, Hagor non la contraddisse e insieme con lei raggiunse il sentiero che portava alla spiaggia. Astra raggiunse il villino che si affacciava sul mare, mentre Hagor andò a controllare i lavori alla villa. Hagor quando raggiunse, Astra stava prendendo il sole, completamente nuda; si fermò a contemplarla, Astra credendo che una nuvola coprisse il sole sbuffò.

<<Andiamo nuvoletta dispettosa, spostati>>.

<<Veramente non sono una nuvoletta dispettosa, al meno non fino ad ora>>.

Astra sorrise e alzò le braccia verso di lui, che s’inginocchiò a canto a lei, pochi minuti dopo furono travolti dal loro amore.

Pochi giorni dopo Hagor la portò alla villa per mostrarle i lavori, quasi ultimati. Passarono dalle scuderie, alle quali mancavano solo i finestroni. Hagor la guidò per la casa, e in ogni stanza le spiegava che tipo di lavoro era stato eseguito. In cucina le spiegò che gli impianti di riscaldamento ed elettrici erano stati ricostruiti da nuovo, e che aveva dovuto rimpiazzare una parete degli elettrodomestici, ma ora funzionava tutto alla perfezione. Le mostrò poi i vari salotti e sale, la condusse nello studio e Astra rimase molto sorpresa, la tappezzeria era stata tolta, i muri tinteggiati di bianco, dietro alla scrivania la grande libreria non prendevano più tutta la parete, ma solo il centro e metà della parete superiore, il resto della libreria era stata spostata, infatti, ai lati della scrivania vi era due porte. Hagor le spiegò che il responsabile dei lavori aveva trovato un’altra stanza grande come lo studio, ma che aveva solo una finestra. Lui aveva pensato di tagliarla a metà, la parte con la finestra era diventa una stanza da bagno, mentre quella senza finestra era diventato un piccolo archivio; per fare ciò aveva dovuto spostare una parete della libreria, e di conseguenza anche rimpicciolire la vetrata, naturalmente Hagor aveva sacrificato la parte che rimaneva sempre all’ombra, quella dietro al divano, Astra vide anche che le pesanti tende erano state sostituite da altre più leggere, e di colore bianco. Hagor le prese la mano e aprì la porta a vetri e la portò all’esterno dello studio. Astra era sempre più meravigliata, infatti, ora si trovava su una veranda, che all’occorrenza poteva essere chiusa da panelli di vetri scorrevoli. Dalla veranda si poteva accedere a un piccolo giardino quadrato, con una fontana al centro a forma di nave, dai suoi cannoncini zampillava l’acqua, Hagor le spiegò che presto dal ponte sarebbero nate le rose galleggianti, attorno cerano delle panchine con accanto dei grandi vasi che al loro interno avevano grandi palme per ombreggiare il piccolo giardino, Astra guardò Hagor e gli disse.

<<È tutto così meraviglioso>>.

<<E non è tutto, andiamo sopra>>.

Hagor le mostrò il resto della casa, quando infine entrarono nella camera padronale, i lavori eseguiti erano: la carta da pareti era stata cambiata, con i colori che s’intonava- no allo spesso tappeto, fatto ripulire, strane porte sembravano incastrate nelle pareti, alcune erano scorrevoli, erano quelle dell’armadio a muro, una della stanza da bagno, l’altra dello spogliatoio. Hagor le spiegò che le aveva scoperte per puro caso, il giorno che insieme a Giosef, aveva cominciato a portare i suoi effetti personali. Lui e il proprio maggiordomo controllando la camera avevano trovato le porte sotto lo spesso strato della carta da pareti. una volta rimossa la carta dalle porte, aveva scoperto che le porte erano intagliate negli angoli con figure femminili, le stese figure che erano nel comò, nella tastiera del letto, nei comodini e nella cornice dello specchio, e soprattutto erano di un cedro molto raro, a quel punto Hagor aveva fatto cambiare la carta da pareti, e ora l’effetto era speciale. Astra esamino ogni cosa con attenzione e diede la sua approvazione e mettendogli i braccia al collo gli chiese.

<<Mi stavo domandando, se hai ancora bisogno di una padrona di casa?>>.

<<Certo che sì>>, le rispose lui sorridendo.

<<Bene, perché ho convinto una certa persona che si può fidare di te>>.

.<<Sì, le devo solo dire quando può venire>>.

<<Presto, forse anche prima di quello che lei pensi>>.

<<E da cosa dipende?>>.

<<Dagli esami che darò alla fine del mese>>.

<<Ho capito, le dirò di tenersi pronta>>.

E mentre Hagor la sollevava e dolcemente la posava sul letto, pensò: (Presto sarò libera d’amare Hagor senza sotterfugi, sì, libera e felice per sempre).



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