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Seguendo il destino 6 // Le terre del Sud

Fiaba pubblicata da: marzia.o

Qui tutte le puntate.

Hagor aveva studiato affondo le carte nautiche del bisnonno, e ora si muoveva con sicurezza in quelle acque, dando l’impressione d’averle sempre solcate. Thomas aveva inoltre lasciato anche un diario, dove erano descritte le leggi e i modi di agire e di pensare della gente del sud; per evitare che Axsterio si cacciasse in qualche guaio, gli fece leggere il diario, quando, però lo passò al padre, costui si rifiutò dicendogli che erano solo un mucchio di sciocchezze, Hagor non aveva insistito, domandò a suo nonno se desiderava leggerlo e Karnak non rifiutò, anzi fu ben felice di rinfrescare la sua memoria.

Ciò nonostante che avesse riletto il diario del suocero, a Karnak gli sfuggi una delle regole più fondamentali, di non permettere a qualcuno di interromperlo, quando era in compagnia dell’ospite di turno. Karnak quando aveva raggiunto il primo principato e cominciarono gli incontri con il signore del luogo, desiderò avere al suo fianco sia il figlio e sia i nipoti; Hagor e Asterio parlavano esclusivamente se erano interpellati dal nonno, che all’inizio s’irritava per il loro silenzio, ma poi riflettendo comprese che i due giovani si stavano comportando secondo al codice preteso in quelle terre, ma nonostante che avesse capito ciò, lasciava che Wiliam lo interrompesse di continuo. Un giorno però uno dei principi gli disse apertamente.

“Mio nobile sovrano, posso farti i complimenti per l’educazione dei tuoi giovani nipoti? E permettimi di affermare che il loro padre dovrebbe andare a scuola da loro”.

Karnak vi rimase molto male, cosa intendeva il suo ospite? Che aveva forse un figlio maleducato? Eppure Wiliam non si era mai rivolto agli ospiti in malo modo, sospirò e decise di parlarne con Hagor. Hagor ascoltò la lamentela di suo nonno e sorridendo gli disse:

“Mi meraviglia molto che qualcuno non telo abbia fatto notare prima, nonno”.

“Spiegati maglio”.

“È presto detto: il fatto che papà t’interrompa sempre senza essere interpellato da te, ti sminuisce davanti al nostro ospite, ricordi la prima volta che hai chiesto la mia opinione e quella di mio fratello?”. Karnak rimase in silenzio, poi annuì e Hagor continuò “Non risposi in quel modo solo per un capriccio come suppose mio padre, ma per non offendere il nostro ospite, e per fargli capire che io e mio fratello eravamo sottomessi alla tua volontà”. Karnak cercò di protestare, ma Hagor continuò, “Si lo so che tu ci consideri tuoi pari, ma qui in questi luoghi, noi siamo solo i tuoi giovani nipoti, che devono imparare da te, che sei il nostro amato nonno e re. E purtroppo questo vale anche per papà, lui e il figlio del re e deve imparare a rispettare il padre e il suo sovrano, finendo, nonno se non fari star zitto papà perderai il rispetto di questa gente, che ti riterrà un sovrano inetto, poiché come padre non ti fai rispettare dal tuo stesso figlio”.

Discussero ancora allungo di come la gente del sud interpretava gli atteggiamenti di Wiliam e della gente del nord, sia Karnake sia Hagor pensavano, fosse ora che qualcuno spiegasse a quella gente che non vi era popolo del sud o del nord, ma che vi fosse un solo popolo governato da un unico re e solo dalle leggi emanate da lui e i suoi consiglieri.

Per Karnak fu una vera impresa a far capire al figlio che i suoi interventi non richiesti, stavano portando verso il fallimento il loro viaggio, ma al fine Wiliam non intervenne più senza che il padre lo interpellasse, e gli incontri di Karnak procedettero più speditamente.

Hagor non appena era libero dagli incontri con i principi, andava esplorare i principati, con lui c’erano sempre il fratello e i tre ufficiali della sua nave. Hagor non si limitava a esplorare l’interno dei regni, ma andava anche nei villaggi, frequentando i bazar e i locali, ma soprattutto quando calava, la notte andava nelle locande di cattiva reputazione. Una notte mentre tornavano alla nave Asterio gli chiese.

“Hagor, sei sempre dell’idea che frequentando dei locali d’infido ordine, scopriremo qualcosa sui metodi di Rasut?”.

“Sì, alla fine arriveremo nel locale giusto, e forse ci saranno degli uomini di Rasut, e forse commetteranno un errore e noi saremo presenti per coglierlo”.

“Mi auguro che sia presto”, commentò Axsterio.

Nel silenzio che si era creato con l’ultima affermazione di Axsterio, si sentiva solo il rumore di passi lenti e trascinati, il gruppo di Hagor si girò verso quei passi e videro un uomo ormai vecchio che avanzava: l’uomo era vestito quasi di stracci, e che per reggersi in piedi usava un bastone tutto ritorto, mormorava una litania incomprensibile, e la sua voce era cosi bassi che a stento lui stesso la sentiva. A un tratto il bastone gli scivolò e lui cadde a terra. Hagor fu il primo ad arrivare per aiutarlo, l’uomo cominciò a ringraziarlo e a sussurrare scuse per il disturbo datogli, ma quando i suoi occhi si posarono sul volto di Hagor, li sgranò e scivolando di nuovo a terra in ginocchio gli disse gridando di gioia.

” Mio signore, mio signore, sei tornato”.

“Sono tornato? Credo che tu mi scambi per un altro, mio pover’uomo”.

“Oh no, io non mi sbaglio, tu sei il mio signore Transet, e sei qui per portare di nuovo la pace e giustizia, in queste terre”.

Hagor rimase in silenzio per un istante, avrebbe voluto dire a quell’uomo che lo stava guardando, quasi con adorazione, che l’uomo da lui nominato era morto ormai da qualche tempo, ma sapeva che da qualche parte, dentro di lui, c’era qualcosa che gli faceva pensare che l’uomo avesse ragione, ma ciò nonostante gli rispose.

“Vecchio, l’uomo di cui parli, è morto, quasi diciassette anni fa”.

“Oh mio signore, forse il tuo aspetto e quello di un giovane, ma io so che il tuo spirito è ancora saldo come l’era molti anni fa. Ora sei tornato e tutto tornerà come un tempo, io ne sono certo”.

“Vecchio, la tua certezza non è la mia, ma se il destino chiamerà, io sarò pronto. Ora va a casa a riposarti, e lasciami tornare alla mia nave”, gli rispose Hagor un po’ irritato.

Hagor non disse più una parola, dopo d’essersi allontanato dall’uomo, ma l’incontro lo aveva turbato, dentro di lui sapeva che l’uomo aveva ragione, ma non lo ammise. Ma la voce che Transet era tornato, si sparse presto nei regni, e se prima l’accoglienza che ricevevano, era calda, ora era diventata festosa. Hagor si sentiva imbarazzo, ogni volta che giungeva in un regno dopo d’aver ricevuto Karnak con tutti gli onori, si concentravano su di lui. Cosa che dava molto fastidio al giovane, ritenendo che quegli onori non gli aspettassero, ma la gente ormai non lo vedeva più solo come il nipote del re, ma un suo pari, e molto spesso negli incontri i principi lo invitava a esprimere il suo giudizio senza aspettare che lo facesse Karnak. E quando Hagor esprimeva la sua opinione, era ascoltata con molta attenzione e molto spesso approvata. Wiliam era sbalordito da quell’atteggiamento, mentre Axsterio non comprendeva ancora cosa la gente si aspettasse dal fratello, l’unico che aveva compreso tutto era Karnak, lui sapeva che la gente aveva visto ciò che lui aveva notato e negato allo stesso tempo: in Hagor era rinchiuso lo spirito di Thomas Gregori Canturi, detto anche “Transet”.



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