L’avaro e il suo compare

L’avaro e il suo compare

Fiaba pubblicata da: Redazione

Per l’ignoranza grassa ch’è compagna
dell’avarizia, un pidocchioso Avaro,
non sapendo ove mettere il denaro
che ogni giorno sul vivere sparagna,
di nasconderlo pensa in un cantone,
dicendone a un compare la ragione:

– La roba tenta, e se io la tengo presso,
questo denar potrebbe finir male.
Goderlo è un rovinare il capitale
ed io divento il ladro di me stesso.
– Il ladro? – gli rispose il suo Compare. –
Godere, amico mio, non è rubare.

Mi fa pietà vederti in quest’affanno,
e se un saggio consiglio ancor l’intendi,
il bene vale in quanto tu lo spendi,
o non è che un inutile malanno.
Vuoi dunque accumular per un’età
che non sei certo ancora se verrà? –

E seguitava a dir quell’uom sincero
che l’oro perde il suo valor, se chiede
tanta fatica e in quei che lo provvede
e in quei che lo conserva nel forziero.
Ma il nostro Avar non cede, e in compagnia
del suo Compare tacito si avvia

ad una vigna un po’ di là remota,
dove il fardel depongono prezioso.
Passato un mese il nostro pidocchioso
torna e non trova che la tana vuota,
e, immaginando subito l’artiglio,
cerca il compagno suo del buon consiglio.

E: – Amico, – dice, – andiam, andiamo presto
a quel luogo laggiù. Ci ho molte lire
ancora ch’io vorrei porre a dormire
coll’altre. – Va benone -. E il ladro onesto
a riporre il tesor corre e propone
di prender dopo il tutto e la frazione.

Ma questa volta il gonzo fu più fino,
ché si tenne con sé tutto il denaro
per goderlo e cessò d’essere avaro.
Come restasse il ladro poverino
innanzi al buco è inutil ch’io lo dica.
Rubare ai ladri non si fa fatica.



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