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Tutte le fiabe di brunocorino

Questa la raccolta personale di brunocorino. Puoi contribuire anche tu al progetto "Ti racconto una fiaba" inviando i tuoi testi attraverso l'apposita pagina invia la tua fiaba.

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La leggenda dello Spirito della Foresta e il piccolo Kinhut

Si narra che, in un antico villaggio, sconosciuto agli uomini ma non agli dei, un giorno il Maestro sciamano chiamò a sé il piccolo Kinhut. Era giunta l’ora che Kinhut parlasse con lo Spirito della Foresta.

I due, all’alba di un tiepido mattino, in silenzio, si misero in marcia. Giunti in cima a una verdeggiante collina, una nebbia fitta cominciò ad alzarsi.

Nella quiete più assoluta, sentirono una voce levarsi: «Parla lo Spirito della Foresta. Ascoltate. Sono quattro elementi contro i quali devo quotidianamente lottare per sopravvivere: il fuoco, l’acqua, il vento e la terra. Contro la potenza del fuoco non ho difese; il fuoco è il mio implacabile nemico! Nella mia esperienza secolare, ho sempre temuto il fuoco; soltanto quando arriva, all’improvviso, una pioggia torrenziale, posso tirare un respiro di sollievo, se nel frattempo il fuoco non ha completamente lambito le mie radici o le mie fronde. Impara, piccolo Kinhut, ad osservare il corso della natura e, se lo rispetterai nel profondo della sua genesi e del suo sviluppo, acquisterai una saggezza che nessuna lingua umana potrà mai insegnarti!».

La leggenda dello Spirito della Foresta e il piccolo Kinhut

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Il contadino stolto e la Volpe

C’era una volta un contadino stolto che stanco delle continue ruberie di polli, un giorno chiamò la Volpe architetto affinché costruisse un pollaio a prova di ladri.

«È una vera persecuzione, cominciò a lamentarsi il contadino. Non ne posso più. Sono il contadino più sfortunato della storia».

Dopo aver ascoltato con attenzione le sue geremiadi, la Volpe cominciò a dire: «Non hai visto come sono magri i tuoi polli? Se vede che li nutri poco. Per questo non appena vedono un ladro preferiscono consegnarsi spontaneamente nelle sue mani nella speranza di vivere meglio. Ai polli bisogna dare l’illusione che stanno bene, che mangiano e bevono a volontà, e che vivono in pollai confortevoli. Tu, continuò la volpe, metti i tuoi polli davanti a uno specchio, così hanno modo di ammirarsi e vedere quanto ogni giorno diventano più belli e più grassi».

Il contadino stolto e la Volpe

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Galileo, il topino di biblioteca

In un angolino remoto e lontano, situato nella fantasia di un illustratore dilettante, viveva, in mezzo a tanti libri di favole e di fiabe, un topino di nome Galileo.

Galileo, fin da piccino, aveva contratto la passione per la lettura. Era follemente innamorato di tutte quelle storie dove si parla di principi, fate e folletti. Quando era preso da una storia appassionante, si dimenticava persino di mangiare, e con le unghiette delle sue minute zampine sfogliava, una dopo l’altra, tutte le pagine fino a che non arrivava a leggere l’ultima parola.

Galileo, il topino di biblioteca

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Il vecchio lupo malandato e la pecorella

«Mi son spogliato di tutti li vizi», disse un giorno un vecchio lupo alla pecorella,«mo’ possiamo stare assieme e vivere felici. Come vedi son tutto spelacchiato e frusto, la dentatura è marcia, le forze più non me sorreggono, camino a stento e con un bastone in mano. Ormai m’accontento di mangiare una semplice brodaglia che mi prepara Commara Volpe, giusto per  placare quella poca di fame che ancora m’è rimasta in corpo. Adesso che son vecchio e stanco vorrei redimermi de li peccati commessi in gioventù e domandar perdono a tutta la tua specie per quante volte mi son nutrito d’un tenero cosciotto».

Rispose allor belando la giovane pecorella:
«Giacchééé avete dichiarato testééé d’esser in cattiva sorte e di non poter più nuocere alla mia specie;poichééé vi vedo in questa condizione malridotta,  vi faccio allor il piacer di metter fine alle disgrazie vostre».

Il vecchio lupo malandato e la pecorella

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L’Acca Mutina

C’era una volta uno splendido villaggio abitato da tante consonanti e da tante vocali.

Quando le consonanti si accoppiavano alle vocali sapevano creare insieme delle meravigliose armonie. Ognuna di loro aveva un bel suono, ma quando stavano insieme la bellezza di quei suoni come per magia si moltiplicava. Certo, tra le vocali c’era qualcuna un po’ chiusa, o più ritrosetta, dava poca confidenza quando s’accompagnava alle consonanti, però ce n’erano altre più aperte ed espansive, alle quali piaceva prolungare i loro suoni.

Altre volte, stranamente, qualche vocale aveva un atteggiamento grave, se ne andava in giro sempe pensierosa come se guardasse in alto verso il cielo e non si curasse di quel che le accadeva intorno. Altre vocali, invece, a scuola si mostravano davvero brillanti e acute. Ma tra tutte queste consonanti e vocali ve n’era una in particolare un po’ sfortunatella.

La chiamavano Acca Mutina perché, sin dalla nascita, non aveva mai imparato a pronunciare un suono.

L’Acca Mutina

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La pazienza del popolo: a tirar troppo la corda…

C’era una volta un regno dove la legge era uguale per tutti, ma c’era anche un uomo molto ricco che non si sentiva uguale a tutti gli altri.

Allora andò nelle piazze del regno a dire che non era giusto che un ricco per andare davanti al giudice facesse la stessa strada del povero.

Il popolo ascoltò le sue parole, e si disse d’accordo.

Così da quel momento furono costruite due strade, una disadorna e semplice per i poveri, l’altra fastosa e comoda per i ricchi.

Ma il ricco non era soddisfatto di quella richiesta disse: non è giusto che un ricco si siede sullo stesso scranno del povero, il suo deve essere più alto e più consono alla sua persona. Andò nelle piazze a predicare questa nuova richiesta. Il popolo lo ascoltò e gli diede ragione.

Così da quel momento furono fabbricati due scranni, uno piccolo e disadorno per i poveri, l’altro alto e fastoso per i ricchi. Ma il ricco non era contento di quella distinzione, e disse: non è giusto che con lo stesso codice penale si giudichi il ricco e il povero. Andò in tutte le piazze e convinse il popolo ad adottare due codici, uno severo e duro per i poveri, l’altro blando e leggero per i ricchi.

La pazienza del popolo: a tirar troppo la corda…