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Tutte le fiabe di Andrea Ferretti

Questa la raccolta personale di Andrea Ferretti. Puoi contribuire anche tu al progetto "Ti racconto una fiaba" inviando i tuoi testi attraverso l'apposita pagina invia la tua fiaba.

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Soldatino e la cagnolina monella

C’era una volta una cagnolina piccina piccina, nata da pochi giorni assieme ai suoi quattro fratellini. Nonostante fosse piccina piccina, come abbiamo detto, era una monellina incredibile e non obbediva mai alla sua mamma.

“Non dovete avvicinarvi mai alla pista dell’ippodromo, che ci sono i cavalli che vi calpestano”, aveva detto la mamma ai cinque cagnolini quel pomeriggio.

I cagnolini, va spiegato, vivevano proprio a due passi dall’ippodromo, dove ogni sera i cavalli più veloci e dai nomi più strani si sfidavano in gare di trotto davanti a un pubblico appassionato che urlava.

Soldatino e la cagnolina monella

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Le corna dell’alce

C’era una volta una lepre, che se ne girellava tranquilla ai margini del bosco. Fu un attimo, e si ritrovò circondata dal branco di Rufus, sette lupi terribili e sempre affamati guidati dal sanguinario Rufus. La lepre, veloce e agile, scappò saltellando tra i lupi che si gettarono al suo inseguimento. Col cuore in gola, sentiva che i sette lupi le erano sempre più vicini, avvertiva il loro ansimare.

Riuscì a passare in un cespuglio, poi a infilarsi nella boscaglia, facendo perdere le sue tracce.

Per il momento, era al sicuro, ma sapeva che, con il suo infallibile fiuto, Rufus l’avrebbe trovata e presto si sarebbe trovata ancora circondata dai lupi. Doveva inventarsi qualcosa.

Proprio in quel momento comparve un’alce, enorme, maestosa e con due corna che sembravano due alberi, tanto erano grandi.

Le corna dell’alce

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Il coniglio matematico

Il lupo Arnulfo, grande e grigio, si muoveva affamato per il bosco, con passi lenti e la testa bassa. Non mangiava da due giorni, ed era ben deciso a porre fine al suo digiuno. Dopo un lungo girovagare, finalmente avvistò una possibile preda. Un coniglietto marrone e nero era infatti seduto vicino a un cespuglio. Appena lo vide, Arnulfo cominciò ad avvicinarsi lentamente in silenzio, un passo alla volta. Dalla sua bocca, semiaperta e con i denti aguzzi bene in vista, scendevano gocce di bava.

Il coniglio era immobile, non si stava accorgendo di nulla. Arnulfo era ormai a pochi passi, spalancò la bocca e proprio in quel momento il coniglio di voltò e lo vide. Arnulfo si aspettava una reazione di spavento, magari un tentativo disperato di fuga, e invece il coniglio lo guardò come se nella fosse e gli disse: “Benvenuto, Venanzio: hai ripassato la tabellina del 4?”

Il coniglio matematico