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Babbo Natale no global

Fiaba pubblicata da: sissy

Mancavano solo sei giorni al natale. Le vie del centro erano sfavillanti, l’albero di natale nella piazza cittadina pronto per essere acceso, nelle case lampeggiavano abeti di tutte le dimensioni, i fornai tutti trafelati sfornavano panettoni e pandori, nelle scuole si provavano le recite e le canzoncine tradizionali e le nonne si riunivano per preparare i tortellini da mangiare durante il pranzo di natale, insomma tutto era pronto.

Babbo Natale aveva già ricevuto più di mille miliardi di milioni di letterine provenienti da tutti e quattro gli angoli della pianeta ma non aveva ancora costruito nemmeno un regalo.

Quell’anno non era come gli altri, Babbo Natale non canticchiava allegro come al solito, anzi non faceva che sospirare con lo sguardo rivolto verso il cielo. Persino la sua folta barba bianca si era ingiallita e i vivaci occhi neri avevano perso il scintillio di un tempo.

I duecento e passa anni di lavoro gli pesavano sulle spalle come macigni e nella sua mente l’idea di essere solo un vecchietto sfigato e un po’retrò iniziò a fare capolino.

– Ormai non servo più a niente.

Confidava tristemente allo gnomo Pupurullo, uno dei milioni di piccoli aiutanti che durante l’anno, costruivano insieme a lui, giocattoli da regalare ai bambini, uno gnomo napoletano con la battuta sempre pronta che aveva un passato come animatore turistico.

– I bambini ormai amano i giochi tecnologici, moderni, come i videogiochi. Ed io con i miei burattini ed i giocattoli fatti a mano non posso più renderli felici. Molti di loro non credono neppure che io mi arrampichi sul tetto e scenda dal camino per portare loro i donni. Bel ringraziamento con tutta la fatica che faccio!

Diceva tirando su con il naso.

Le sere passavano cupe e tristi e Babbo Natale non si decideva a dare l’avvio ai lavori. Gli gnomi senza il suo benestare non potevano iniziare a costruire i regali e così tutto rimaneva immutato e mancavano solo quattro giorni al Natale.

Le otto renne incaricate di trainare la slitta vedendo che la situazione tardava a risolversi, decisero di fare una riunione per discutere del problema.

– Ma cos’ha Babbo Natale?

– Perché lui e gli gnomi non iniziano a costruire i regali?

Mormoravano Dillosha e Sissosha le due renne più anziane.

– Lu guaglione è depresso.

Le interruppe Pupurullo con l’aria da vecchio saggio.

Pupurullo aveva colto nel segno. Babbo Natale era stato colpito dalla cosiddetta depressione pre-Natalum, una rara malattia che si manifestava nel periodo precedente il natale. Dillosha e Sissosha sotto consiglio di Pupurullo sperimentarono ogni sorta di rimedio per farlo guarire dagli spettacoli acrobatici a quelli di magia, dallo sciroppo cantans che ti passans alle pasticche di ortica solletichina, ma niente fece effetto. Babbo Natale rimaneva nella sua sedia a dondolo a braccia conserte crogiolandosi e sospirando della sua triste sorte. Per non lasciare nulla di intentato i tre intrepidi amici organizzarono persino un buffo balletto ma nemmeno questo diede i risultati sperati.

– Dobbiamo convincerlo che i bambini credono ancora a Babbo Natale e che i suoi regali sono più belli di qualsiasi videogioco perché mettono in moto una capacità che si sta perdendo. Una capacità magica che tutti abbiamo: La fantasia.!

Esclamò entusiasta a tre giorni da Natale la renna Dillosha .

– Giusto! Organizziamo un concerto di Natale con tutti i bambini del mondo. Non potrà che cambiare idea!!

Disse Sissosha tutta baldanzosa.

Pupurullo, Dillosha e Sissosha dovettero impegnarsi davvero tanto per contattare tutti i bambini del mondo. I piccioni viaggiatori ormai costavano più dell’oro e per le vacanze di natale, quell’anno avevano organizzato una gara di volo con destinazione Hono Lulu quindi dovettero chiedere aiuto al mago InterDetto, un computer un po’ svalvolato che fece una gran confusione con gli indirizzi ma alla fine tutto si risolse per il meglio.

Il ventotto dicembre a due giorni da natale la montagna che sovrastava casa di quel vecchio brontolone vestito di rosso si illuminò di tante minuscolo lucine e un dolce canto si diffuse nel fiabesco paesaggio. Tutti i bambini del mondo erano lì per lui, cantavano tenendo in mano una candela, meglio della pubblicità della Coca Cola, avevano percorso migliaia di chilometri per raggiungerlo, dimostrargli che credevano in lui e che non erano attratti solo dai videogiochi.

Non appena i bambini smisero di cantare Babbo Natale disse rivolto verso Pupurullo:

– Andiamo, questi bambini meritano dei doni sotto l’albero.

– Yuh!Hu! esclamò Pupurullo mentre le due renne saltellavano felici.

– Yuh!Hu! esclamarono tutti i bambini del mondo in coro e ci mancò poco che non provocassero una valanga.

 



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