Tutte le fiabe che parlano di "andersen"
La più completa raccolta di fiabe, favole e racconti brevi che parlano di "andersen", tra le migliaia inviate da tutti gli autori di "Ti racconto una fiaba".
Buone vacanze a tutti!
Ebbene sì: anche fate, folletti, lupi, pincipi e regine se ne vanno in vacanza.
Potete continuare ad inviare le vostre fiabe che saranno pubblicate dopo il 26/08.
Buona estate a tutti e grazie per condividere con noi la vostra fantasia ogni giorno!!!
In puro stile “Ti racconto una fiaba”, una splendida visione di H.C. Andersen (1805-1875!!!) che riguarda proprio i viaggi e i viaggiatori del (suo) futuro!
Fra mille e mille anni (H.C. Andersen)
Certo, tra mille e mille anni arriveranno sulle ali del vapore, a volo, attraversando l’oceano! I giovani abitanti dell’America visiteranno la vecchia Europa. Verranno a vedere i monumenti e le località ormai in rovina, così come noi ora siamo attratti dalle bellezze disgregate dell’Asia meridionale.
Tra mille e mille anni arriveranno!
La Candela di Sego
A Madame Bunkeflod, dal suo devoto H.C. Andersen.
Sfrigolava e sibilava la fiamma che ardeva sotto il crogiolo, la culla della candela di sego; ne uscì una candela perfetta, robusta, lucente ed elegante. Era fatta in modo da promettere un futuro luminoso e raggiante a chiunque la guardasse e tutti credettero a questa promessa.
La pecora – una pecorella molto carina – era la madre della candela e il crogiolo suo padre. Sua madre le diede un corpo lucido e bianco, un barlume di vita; ma da sua padre ebbe il desiderio ardente del fuoco passerà poi nel suo midollo e nelle sue ossa per farla risplendere.
Così nacque e fu creata; la migliore e più luminosa speranza d’esistenza. Incontrò molte, molte strane creature e alla ricerca di risposte sulla vita – e forse trovarono un posto dove soddisfare queste curiosità. Ma ebbe troppa fiducia nel mondo che si preoccupava solo di se stesso e per nulla della Candela di Sego.
La piccola fiammiferaia // Audio fiaba
[…] Faceva un freddo terribile, nevicava e calava la sera – l’ultima sera dell’anno, per l’appunto, la sera di San Silvestro.
In quel freddo, in quel buio, una povera bambinetta girava per le vie, a capo scoperto, a piedi nudi. Veramente, quand’era uscita di casa, aveva certe babbucce; ma a che le eran servite? Erano grandi grandi – prima erano appartenute a sua madre, – e così larghe e sgangherate, che la bimba le aveva perdute, traversando in fretta la via, per iscansare due carrozze, che s’incrociavano con tanta furia…
Una non s’era più trovata, e l’altra se l’era presa un monello, dicendo che ne avrebbe fatto una culla per il suo primo figliuolo. […]
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