C’era una volta, in un prato rigoglioso vicino al bosco, una strana compagnia di amici. Nessuno li prendeva troppo sul serio, perché ovunque andassero combinavano guai. Ma, in realtà, dietro alle loro stranezze si nascondeva un cuore d’oro.
Il capo della banda era Bruco Burlone, che non riusciva a stare fermo un secondo. Passava le giornate a fare scherzi innocui: si nascondeva sotto le foglie per spaventare i passanti o arrotolava fili d’erba per far finta che fossero serpenti. Ogni volta rideva fino alle lacrime e, anche se qualcuno si arrabbiava, alla fine non si poteva non sorridere con lui.
Accanto a lui c’era Gazza Ladra, che non si accontentava di volare e brillare al sole. Aveva deciso di diventare una piccola eroina: rubava bottoni luccicanti, mollette scintillanti e perfino monete cadute dalle tasche dei viandanti. Ma non teneva nulla per sé: portava tutto ai piccoli animaletti poveri del bosco.
«Meglio che i tesori facciano felici chi non ha nulla» cinguettava fiera, nascondendo gli oggetti in una grande tana segreta.
Poi c’era Canarino Cantarino, la voce del gruppo. Ogni mattina intonava melodie che facevano svegliare il bosco con allegria. Persino i fiori parevano aprirsi un po’ prima quando sentivano le sue canzoni. A volte, però, Cantarino era così preso dal suo canto che non si accorgeva di attirare gatti curiosi o civette notturne pronte a disturbarlo.
Infine, la più vanitosa del gruppo: Farfalla Fotomodella. Passava ore davanti allo specchio d’acqua del laghetto per sistemarsi le ali e cercare l’angolo giusto per mostrarsi.
«Un giorno sarò famosa, vedrete!» diceva a tutti.
E intanto svolazzava di fiore in fiore, posando come se avesse sempre accanto un fotografo invisibile.
Un giorno, nel bosco arrivò una notizia preoccupante: un ricco e avaro gufo stava accumulando tutto il cibo nelle sue grotte, lasciando gli altri animali senza scorte. La situazione diventava grave e tutti gli abitanti del prato si rivolsero alla banda dei combinaguai.
«Non siamo eroi» protestò Farfalla Fotomodella, sistemando le ali.
«Ma siamo furbi!» rise Bruco Burlone.
Così organizzarono un piano. Gazza Ladra si occupò di distrarre il gufo con uno dei suoi “furti”, Canarino Cantarino intonò un canto talmente forte da coprire i rumori della missione, Farfalla si mise a svolazzare davanti all’ingresso della grotta attirando l’attenzione con le sue pose scintillanti, e Bruco… be’, lui fece quello che sapeva fare meglio: combinò un pasticcio facendo cadere dei rami secchi. Proprio quel trambusto, però, spaventò il gufo che scappò via.
Gli animaletti recuperarono il cibo e lo divisero equamente tra gli abitanti del bosco. Da quel giorno, nessuno li chiamò più solo “combinaguai”: erano diventati gli eroi pasticcioni del prato.
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