C’era una volta, tra le alte vette e i prati fioriti delle Dolomiti, un piccolo villaggio chiamato Fiordiluce, abbracciato dalla pace delle montagne e illuminato dalle prime luci dell’alba che tingeva di rosa le cime innevate: un piccolo villaggio di montagna incastonato tra le maestose vette delle Dolomiti, dove le giornate iniziano con l’alba che tinge le montagne di rosa e termina con il crepuscolo che sfuma nel blu profondo della sera. Le case del villaggio sono costruite in legno scuro, con tetti spioventi per resistere alle nevicate invernali, e ogni finestra ha un piccolo balcone adornato da gerani rossi, bianchi e viola che spiccano vivacemente tra le sfumature naturali del legno e della pietra. I sentieri che attraversano Fiordiluce sono stretti e lastricati, serpeggiano tra le casette fino a perdersi nei prati e nei boschi circostanti. Ogni tanto, lungo i percorsi, si trovano piccole fontane scolpite nella pietra, da cui sgorga acqua fresca di sorgente. La piazza principale è un luogo semplice ma accogliente: al centro si erge una fontana in pietra con la scultura di un camoscio, simbolo della vita selvatica della montagna, e attorno si trovano alcune panche di legno su cui gli abitanti si fermano a chiacchierare nelle ore del pomeriggio. Intorno al villaggio, i prati sono un tripudio di colori durante la primavera e l’estate, ricoperti di fiori di campo che oscillano al vento. Ci sono papaveri, margherite, genziane, e piccoli fiori azzurri che si mescolano a erbe aromatiche come il timo e la menta, il cui profumo riempie l’aria.
D’inverno, Fiordiluce si trasforma in un paesaggio da fiaba. La neve ricopre i tetti e i sentieri, e le luci calde che illuminano le finestre rendono il villaggio un piccolo faro di calore e pace nella vastità della montagna. Nelle serate fredde, dalle case si leva il fumo dei camini, e tutto sembra avvolto in un silenzio ovattato, rotto solo dallo scricchiolio della neve sotto i passi.
Gli abitanti di Fiordiluce sono gente semplice e legata alle tradizioni: molti di loro sono pastori, falegnami, e raccoglitori di erbe officinali. Le loro casette sono di legno scuro, con i tetti spioventi e i balconi pieni di gerani rossi. Ogni stagione è celebrata con feste semplici ma sentite, che riuniscono tutti attorno a canti, balli e piatti tipici della tradizione montana. Le persone di Fiordiluce vivono in armonia con la natura, rispettando ogni forma di vita e dando valore a ogni piccolo dettaglio, proprio come faceva Arno, il giovane pastore.
Un giorno, mentre camminava tra le rocce, Arno si accorse di un piccolo fiore che spuntava timido da una crepa nel terreno. Era un fiore raro, con petali azzurri come l’acqua di un lago alpino, e un profumo delicato che sembrava una carezza. Arno si fermò incantato: quel fiore così fragile riusciva a vivere in mezzo alle pietre, circondato dalla vastità della montagna. Il pastore si inginocchiò e sussurrò: “Sei davvero coraggioso, piccolo fiore. Nessuno ti vede quassù, eppure sei così bello…” Da quel giorno, ogni mattina, Arno tornava a salutare il piccolo fiore, proteggendolo dalle sue pecore e dalle intemperie. Imparò ad apprezzare anche le altre piccole meraviglie attorno a lui: una foglia che luccicava di rugiada, un filo d’erba che danzava nel vento, l’ombra delle nuvole che scivolava dolcemente sulla valle.
Ma… proprio mentre Arno era assorto a osservare il cielo, una forte tempesta si abbatté sulla montagna. Tuoni e fulmini riempirono l’aria, e il vento ululava furioso. Arno cercò rifugio con il suo gregge sotto un grande masso, stringendo Baldo vicino a sé, mentre la pioggia scrosciava come un fiume impazzito. Quando la tempesta si calmò, Arno corse subito a cercare il suo piccolo fiore. Con il cuore in gola, raggiunse il punto dove era solito vederlo, ma con grande dolore scoprì che il vento e la pioggia l’avevano sradicato. La terra attorno era smossa e fredda, e del fiore non rimaneva che una sottile radice spezzata.
Arno si inginocchiò, sentendo un nodo in gola. “Hai resistito così a lungo, piccolo fiore… Eri solo, eppure hai vissuto con coraggio.” Mentre una lacrima scendeva silenziosa, Arno si rese conto che anche quella breve vita, così fragile e apparentemente insignificante, aveva un profondo valore. Aveva donato bellezza, aveva donato gioia, senza mai chiedere nulla in cambio. Da quel giorno, Arno cambiò. Continuava a portare le sue pecore al pascolo, ma ogni cosa intorno a lui ora era preziosa. Ogni fiore, ogni filo d’erba, ogni insetto che ronzava intorno alle sue gambe. Cominciò a raccogliere semi, e li piantava lungo il cammino che percorreva ogni giorno, sperando che un giorno anche altri piccoli fiori potessero nascere e crescere.
La gente di Fiordiluce notò il cambiamento: Arno aveva un sorriso diverso, un sorriso che sapeva di pace. Quando raccontava le sue storie, non parlava più solo delle sue pecore o delle tempeste, ma di quanto fosse meraviglioso ogni piccolo dettaglio della montagna. Parlando, trasmetteva agli altri abitanti il rispetto per tutto ciò che li circondava, per la vita in ogni sua forma, anche la più piccola e nascosta. Passarono gli anni, e i sentieri di Fiordiluce divennero un giardino naturale, ricco di fiori e di colori, un’oasi di bellezza in mezzo alla vastità delle rocce. Arno era ormai un uomo anziano, ma il suo cuore era ancora giovane, pieno di gratitudine per le piccole cose che ogni giorno gli regalavano un motivo per sorridere.
Così, Fiordiluce divenne famoso per i suoi fiori e per il suo pastore che aveva insegnato a tutti il valore della vita, anche nelle sue forme più fragili e minute. E ogni primavera, tra le rocce del pascolo, spuntava un piccolo fiore azzurro, come a ricordare che anche la vita più breve e silenziosa è un dono prezioso, che merita rispetto e amore.
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Il racconto è stato ideato nel Laboratorio “My web Writing”
Il “Laboratorio My Web Writing” di Arena Lucia è un’iniziativa no-profit che ha sede a Condofuri, in Calabria, e rappresenta un punto di riferimento per attività educative e culturali, con particolare attenzione all’uso consapevole delle tecnologie e alla promozione del rispetto e dell’inclusività. Questo laboratorio opera all’interno del “Progetto Fiaba”, un programma di sensibilizzazione sociale e culturale che abbraccia anche eventi e progetti di carattere artistico e ambientale, come concorsi e giornate di educazione alla sostenibilità e alla Beneficenza. L’obiettivo principale del laboratorio è quello di formare i giovani non solo nelle competenze digitali ma anche nel loro utilizzo responsabile. Vengono affrontati temi come il cyberbullismo e i rischi online, sensibilizzando i partecipanti all’importanza di un comportamento rispettoso e consapevole. Inoltre, il laboratorio incoraggia il dialogo intergenerazionale e promuove la fiducia in sé stessi e negli altri, offrendo un ambiente di ascolto e sostegno per i giovani in un contesto sicuro e partecipativo. Questa iniziativa è strettamente collegata al Centro Giovanile di Condofuri Padre V. Rempicci, dove sono organizzati eventi che uniscono educazione e arte, offrendo ai partecipanti l’opportunità di esprimersi e di condividere il proprio lavoro.
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