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Il giardino di Brigitta

Fiaba pubblicata da: Lauretta

Non troppo vicino, ma nemmeno molto lontano da qui, c’era la casa di Brigitta.

La costruzione di per sé non era niente di speciale: una casa come tante, di mattoni rossi e con un grande portico ombreggiato.

Quello che era a dir poco spettacolare, era il giardino.

Nei dintorni non cresceva niente del genere: cipressi, querce e grandi faggi proteggevano, dall’alto delle loro fronde, un giardino dalle fioriture fantastiche. Farfalle e uccelli d’ogni tipo, svolazzavano rendendo quel giardino un posto da favola.

Del resto Brigitta non si sarebbe accontentata di niente di meno. Era ormai avanti con gli anni, ma vivace e attiva come una giovinetta.

Tutti quelli che abitavano nelle vicinanze, la ritenevano una vecchietta stravagante dato che la vedevano spesso comprare terriccio e concime oppure cercare riviste di giardinaggio, tosaerba, bulbi o vasi, ma non la incontravano mai al cinema o dalla parrucchiera.

Iolanda, una sua anziana vicina di casa, tutta dedita ai suoi tre gatti e ai quattro nipoti, un giorno la fermò davanti al negozio di prodotti agricoli.

“Salve, Brigitta! Sempre indaffarata col suo giardino, eh? Mi piacerebbe vederlo, ma da fuori la sua bella siepe nasconde le fioriture… Eppure il profumo che si sente lascia credere che lei coltivi qualcosa di speciale…”

Brigitta le sorrise, affabile: “Beh, sì. In effetti… io coltivo la speranza…”

A quella risposta Iolanda era rimasta interdetta e così Brigitta le aveva detto: “Venga pure a trovarmi quando vuole, Iolanda. Le offrirò una tazza di thè e l’accompagnerò a visitare il mio giardino”.

Pochi giorni dopo, insieme a Beatrice, una delle sue nipotine, Iolanda suonò la campanella al cancello di Brigitta.

“Oh, venite pure, mie care!” le accolse la donna, sporca di terra fin sul naso.

“Stavo giusto rinvasando delle piantine… accomodatevi qui, al fresco. Vi preparo un buon thè con qualche biscottino per la bambina”.

La piccola Beatrice si era seduta composta ed impettita su una delle seggiole di vimini del patio.

Ma così, ferma ed impostata, non resistette molto.

Le farfalle che si inseguivano, gli uccelli che cinguettavano e una nidiata di gattini morbidi come batuffoli d’ovatta, la spinsero ad alzarsi e a gironzolare dappertutto.

Quando Brigitta e Iole la raggiunsero dopo aver bevuto il loro infuso, la trovarono, perplessa, davanti ad un tappeto multicolore di fiori.

La nonna Iolanda, avvicinandosi, le chiese: “Hai visto che belli questi fiori, Bea? Sei rimasta a bocca aperta!”

” Sì nonna, perché… guarda i cartellini” rispose la bambina, indicando i cartelli di identificazione delle piante.

Iole si avvicinò, inforcò gli occhiali da lettura e lesse ad alta voce: “Diritti dei bambini… Diritti dell’uomo… Pace… ma, ma che significa?”

La signora Brigitta allora si avvicinò ad una splendida margherita gialla, annusandone il profumo e invitò Iolanda a fare altrettanto. Dopo di che disse loro:

” E’ tutta una vita che provo a far rispettare i diritti dei bambini… a parlare del rispetto per gli animali e dell’ambiente…. E devo dire che non è mai stato facile: tanta gente non si interessa a queste cose. Pensa solo a se stessa. E così, stanca di parlare e parlare a vuoto, ho provato a coltivare le cose in cui credevo. E queste cose, per le quali mi sono sempre impegnata, sono fiorite… Ci sono voluti anni di amore e pazienza, ma adesso ammirate questo fiore della Pace, quel cespuglio di Diritti dei bambini, quel rampicante dei Diritti Umani…” parlando indicava orgogliosamente teneri steli verdi chini sotto il peso delle splendide fioriture multicolori.

Beatrice, affascinata da quello spettacolo e dalla personalità di Brigitta, si avvicinò e le chiese: “Perché non li porta alla fiera e li vende? Fra pochi giorni ci sarà la festa del paese e la fiera di tutti i prodotti locali… Questi fiori sono bellissimi, la gente farà la fila per comprarli!”.

” Ma… veramente non ci avevo mai pensato …”

Iolanda intervenne: “Ma certo! Signora Brigitta, mia nipote ha ragione! E’ una splendida idea! Coltivare la Pace, I Diritti… le fa onore, senz’altro: ma perché tenerli solo per lei? Portiamoli alla gente! Lasciamo che le persone possano vedere questi colori e annusare questi profumi!”

Brigitta restò un po’ perplessa a rimuginare. Intanto camminava tra le sue fioriture, pensando al significato del suo lavoro. Aveva coltivato per anni la Speranza di un mondo di Pace… e fino ad ora ne aveva gioito soltanto lei.

“Forse avete ragione!” esclamò allora, “Se questi fiori arrivassero agli insensibili, ai menefreghisti o semplicemente a chi vorrebbe, ma non sa cosa si può fare per cambiare il Mondo… Sì! La gente capirebbe il significato di queste piante: basta con le bombe che esplodono sotto i piedi dei bambini! Basta con la fame che perseguita il Terzo Mondo! Basta con le guerre e con l’indifferenza… Possiamo realizzare un sogno, ragazze!”

Brigitta si era infervorata; Iole e Bea la guardavano esterrefatte: dalla mite donnina di campagna, la donna si era trasformata in una tenace battagliera.

Pochi giorni prima che iniziasse la fiera del paese, Brigitta aveva appeso un cartello fuori del suo cancello:

FIORI DELLA SPERANZA

Vendita diretta

In breve tempo la notizia dei fiori speciali del giardino di Brigitta arrivò in tutti i paesi vicini e la richiesta divenne così alta che Brigitta temette di non poter accontentare tutti.

Iole e Beatrice correvano da lei ogni volta che potevano, a preparare confezioni di Pace, di Libertà, di Amicizia, ma siccome la fila dei clienti arrivava fino in fondo alla strada, altre persone ancora accorsero in loro aiuto: i genitori di Bea, gli amici di scuola, qualche insegnante…

Gli affari andavano bene; la gente arrivava anche dalle città più grandi per acquistare quei simboli di giustizia: la voce si era sparsa e le persone sensibili avevano risposto con trasporto a quella bella novità.

Però tutte le sere, quando finalmente Brigitta si accomodava sul divano coi suoi gatti e la sua tazza di thè, il telegiornale parlava di guerra.

Brigitta sospirava.

“Eppure vendo centinaia di fiori della Pace!”.

Il telegiornale parlava di diritti negati e bambini sfruttati.

“Eppure vendo migliaia di Diritti dei Bambini!”.

Il telegiornale raccontava di donne e uomini trattati come schiavi e senza cibo per sopravvivere.

“Eppure confeziono continuamente composizioni floreali di Solidarietà!.

Brigitta era sconvolta.

Si era data tanto da fare, aveva coinvolto tante brave persone per realizzare il suo sogno, ma le cose non cambiavano. Allora, non era servito a nulla?

Un pomeriggio Beatrice era andata a trovarla: voleva farle un’intervista per la scuola. Stava per porle l’ennesima domanda, quando Brigitta esclamò: “Adesso ho capito! Vedi piccola Bea, non è sufficiente aver creato questa bella varietà di piante speciali. E sai perché? Perché tutti quelli che sono venuti a comprarle, beh, loro credevano già nell’Amore, nella Solidarietà e nei Diritti degli uomini. I nostri fiori, dunque, non devono fermarsi a qui. Devono arrivare dove ce n’è veramente bisogno: dobbiamo partire!”

Nel giro di pochi giorni (con il notevole contributo di tanta brava gente che collaborò), il Comune del piccolo paese riuscì ad organizzare una spedizione umanitaria.

La prima spedizione umanitaria di fiori.

Gli insensibili e gli indifferenti, avevano provato a prenderle in giro.

“Ma dove credete di andare! Portare fiori dove c’è la guerra? Portare piante dove manca l’acqua e il cibo? Siete delle povere illuse! Vi faranno la guerra e vi mangeranno tutte le piante!”.

Brigitta, Iolanda e Beatrice non li curarono affatto.

E la storia (questa storia), dette loro ragione.

Oggi ci sono ancora paesi in guerra, bambini sfruttati, senza sogni e senza giochi, ma Brigitta è ancora là, nel suo giardino della Speranza, a coltivare fiori e a spedirli in tutto il mondo.

Cerchiamo quel giardino, armiamoci di amore e andiamo ad aiutarla!



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