La Gatta astuta

Fiaba pubblicata da: Roberta Aprile

C’era una volta una bellissima gatta, era talmente bella che tutti nella colonia di Montegatto se ne innamoravano, ma lei non era solo bella, era anche molto astuta. La sua padroncina era dolcissima: Julia era bella e astuta come la sua gatta, ma spesso quando arrivava la sera si raggomitolava nelle coperte per la paura del buio, e il suo fratellino, Leo, aveva ancora più paura. Una notte, mentre tutti dormivano, i due piccoli fratellini furono svegliati da un sonoro miagolio: “In piedi!” disse la gatta, “Ho bisogno del vostro aiuto!”.

Julia fece un piccolo urlo dallo spavento, e anche Leo si destò dal rumore.

“Ora dovete seguirmi!” continuò la gatta. “Nella colonia di Montegatto è arrivato uno strano uomo che dice di essere i re dei gatti!”.

“Il re dei gatti?” sospirò Julia.

“E’ solo un imbroglione…” si affrettò a spiegare la gatta astuta. “In realtà vuole: il tesoro dei gatti!”

Ed è così che inizia l’avventura dei nostri fratellini: catapultati nel regno di Montegatto!

Appena entrati un allegro balletto aprì lo scenario: tre graziose gatte ballavano il tip tap su della bellissime scarpine di vernice rossa. Poco più lontano un altro gatto stava intonando una magnifica canzone… Julia e il fratellino Leo cominciarono a danzare, tutto era molto colorato. Ma la gatta astuta prese per mano Julia e la condusse al centro di una piccola piazza. “Vedi quella torretta?”, chiese la gatta alla sua padroncina guardando verso l’alto. “Lì si nasconde quel perfido uomo! Ha preso il nostro tesoro e ha sequestrato ben tre dei nostri gatti”.

“Dobbiamo liberarli subito” sibilò Julia.

“E dobbiamo riprendere anche il tesoro!” disse la gatta astuta e anche saggia. “L’oro appartiene a tutti gli abitanti di Montegatto, serve al vero Re per aiutare i deboli, i gattini più piccoli e gli ormai vecchi gatti”.

“Presto andiamo” urlò ora Leo che era rimasto fino a quel momento silenzioso.

La gatta astuta, seguita dai due fratellini, prese il piccolo sentiero che conduceva alla torretta, una volta dentro la camera videro l’uomo dormire avvinghiato al tesoro: teneva un’enorme coppa d’oro tra le mani, una magnifica collana di perle intorno al collo e un anello con uno smeraldo grosso quanto una patata, che ricopriva tutto il dito.

“Venite”, disse la gatta. “Ora vi dico cosa faremo: gratteremo il dito dell’uomo fino a farlo gonfiare, strofineremo il boccale con un liquore a base di ortica, e gli legheremo la collana ai piedi!”.

Quando si svegliò: il falso re dei gatti ruzzolò come un salame, urlò dal dolore al dito, e quando bevve dal grosso boccale ricoperto di siero di ortica… la sua lingua divenne rossa e pruriginosa!

L’uomo scappò a gambe levate, lasciando il tesoro dei gatti.

Quella notte nel regno di Montegatto, ci fu una bellissima festa, con tanti canti e balli colorati.

Quando si risvegliarono i due fratellini ricordavano un bellissimo sogno, mentre la gatta era lì, ronfante nella sua cesta, con grosse fusa che si elevavano dolcemente nella stanza di Julia e Leo.



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