Il regno delle querce

Fiaba pubblicata da: Tonina Perrone

Per mio nipote una fiaba che sa di antico ed è anche un omaggio alla bellissima quercia Vallonea di Tricase (Le).

Il bosco della grande quercia era , dico “era”, dopo capirete perché, un’ oasi di pace dove gli animali e le piante vivevano in perfetta simbiosi , nell’aria si respirava la serenità, anche perché  l’uomo non aveva mai messo piede.

Intorno al grande bosco c’era un fiume impetuoso, con cascate e maestosi vortici che lo isolava dal resto del mondo, però sul lato nord c’era un guado conosciuto da pochissimi .

Su quel luogo incantato c’era una vecchia leggenda, che si perdeva nella notte dei tempi ,“ Il giorno in cui l’uomo avrebbe messo piede in quel paradiso la morte avrebbe imbrattato tutto con le sue fosche tinte”.

Tutti nel regno dei falchi ignoravano quel posto vietato.

Un giorno il figlio del re camminando lungo le rive del fiume vide sull’altra sponda un bellissimo cerbiatto che l’osservava.

Decise di attraversare il fiume per esplorare il grande bosco e per poter accarezzare quel bellissimo cerbiatto.

Il suo scudiere gli aveva fatto vedere il guado durante una battuta di pesca, raccomandandosi di non violarlo per nessuna ragione e di non rivelarlo a nessuno.

Il giovane era molto intraprendente e  amava le sfide.

Iniziò ad attraversare il fiume e fu investito da forti aliti di vento gelido.

Sentì un grido: – Ti prego torna indietro ! – si voltò e costatò di essere solo.

Continuò il suo cammino, mancavano pochi passi alla riva davanti a lui, quando un falco lo attaccò. Tentò di difendersi con la bisaccia e affrettò il passo nelle acque gelide del fiume.

– Prima il vento, ora il falco perché madre Natura mi ostacola. Non credo alle leggende – pensò.

Proseguì non curante dell’intuizione avuta. S’inoltrò nel bosco, era un incanto. I suoi abitanti prima lo osservarono stupiti per poi scappare emettendo urli impressionanti.

Si fermò davanti a dei fiori di rara bellezza e non perse l’occasione per osservarli con la lente donatagli da mago Papoldo . Le sfumature dei petali erano indicibili tanto erano belle e uniche.

Non lontano dei funghi strani con ampi cappelli blu attirarono la sua attenzione.

Intento a vedere i particolari di quegli ombrellini blu come il cielo, sussultò all’arrivo del cerbiatto.

Nel retrocedere finì a gambe levate e la lente di mago Papoldo si nascose tra i fitti cespugli.

– Perché non hai ascoltato ? Ora tutti noi siamo in pericolo per colpa della tua sfrontatezza! – sentenziò il giovane cervo.

Guardò esterrefatto il quadrupede e rialzandosi balbettò parole senza senso: – Ma  veramente, io non, andrò via , prometto vado vado . Perdonatemi.

Il giovane principe iniziò a correre per raggiungere il guado.

Intanto tra i cespugli l’avido serpente si impossessò del magico oggetto.

Trascinò la lente vicino alla sua tana,  le sue dimensioni però gli impedirono di portarlo sotto il grande masso , sua calda dimora.

La lente incustodita venne arroventata dai raggi del sole, diventando da mezzo di conoscenza a mezzo di distruzione.

Prima una piccola fiammella su poche pagliuzze , poi…

Dal castello le guardie reali guardando l’orizzonte gridarono : – Presto al grande bosco! La leggenda si sta avverando! Al fuoco!

– Dove ? – chiese il capo delle guardie.
– Laggiù al grande Bosco!- urlò una guardia.
Il suono del corno avvisò tutti del grave pericolo.

Le guardie scesero verso il guado.

Gli animali scappavano qua e là , mentre un fumo denso si diffondeva nella valle rendendo l’aria irrespirabile.

Tra la gente corse anche il giovane principe, i suoi occhi erano velati dalle lacrime e il suo cuore era gonfio d’amarezza per non aver ascoltato la leggenda dei suoi avi.

Ormai era troppo tardi, il bosco di querce secolari era un immenso falò.

Perdonatemi ! Sono io il colpevole! La mia arroganza mi ha fatto sfidare ciò che stava scritto nel libro degli avi – il suo pianto venne interrotto dal tocco di una mano delicata sulla testa.
Alzò gli occhi e vide una splendida donna dal sorriso rassicurante.

Ormai il guaio è fatto piccolo principe , però tu puoi far rivivere il grande Bosco.

Dove? Come? Farò tutto quello che vuoi ! – incalzò ansimante il giovane mettendosi in ginocchio davanti alla donna.
Ebbe un attimo d’esitazione:- Davanti chi ho l’onore di prostrarmi? –  chiese incuriosito.

Sono lo spirito della grande quercia, principe , guardiana del tuo regno da oltre mille anni .

I suoi occhi si spalancarono più della bocca , dimostrando tutta la meraviglia e lo stupore della notizia.

Ora ascolta . Prendi questo sacchetto. In esso troverai una ghianda di ogni albero del grande Bosco . Trova un luogo e piantale , in breve tempo rinasceranno le splendide querce. Non vietare l’ingresso alla tua gente, ma insegna loro il rispetto verso il bosco. Solo insegnando il rispetto le querce non periranno più. Fa’ che nel tuo regno i bambini vadano a giocare nel bosco sotto le loro fronde. Le bianche voci saranno musica per le querce che cresceranno forti e rigogliose.
Strinse forte il sacchetto a sé , alzò gli occhi , ma lo spirito della grande quercia  era svanito.

Risalì la fiumara di gente che scendeva al luogo del disastro inorridita e sgomenta, arrivò nella torre del mago Papoldo e come un fiume in piena gli raccontò tutto.

Il mago rammaricato gli confessò che lo spirito della grande quercia lo aveva già informato.

Il giovane principe confessò tutto al re e ai suoi sudditi , chiese perdono e piantò personalmente le ghiande intorno al castello .

Il bosco di ghiande avrebbe protetto il castello e non sarebbe stato più un luogo proibito , ma lo spazio della serenità e dei bambini.

Quando il principe diventò re cambiò il nome del suo regno , da regno dei falchi a regno delle querce e inserì l’effigie di una grande quercia  nel suo stemma araldico.



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