Il mercante e la “Pietra Lunare”

Fiaba pubblicata da: Vincenzo

C’era una volta un mercante di nome Appo, il quale aveva una vera ossessione per la collezione di oggetti rari e preziosi, che teneva gelosamente custoditi in una stanza nascosta nella sua piccola casa.

In questa splendida collezione egli vantava oggetti unici come il corno di un Unicorno; il dente di un drago, il bastone di una strega e perfino un diamante così brillante che per guardarlo occorreva socchiudere gli occhi.

Questi quattro oggetti erano in assoluto i suoi tesori più preziosi.

Una sera, dopo una lunga ed estenuante giornata di lavoro passata nella piazza cittadina, Appo stava per coricarsi a letto quando sentì bussare alla porta di casa sua.

Infastidito il mercante gridò, a chiunque stesse bussando, di non disturbarlo e di andarsene immediatamente.

Ma, nonostante queste parole, chi aveva bussato lo fece di nuovo, questa volta con maggior vigore.

Appo, sbuffando di impazienza, andò quindi ad aprire la porta di casa e si ritrovò a guardare un vecchio viandante tutto sporco e fradicio, il quale lo supplicò di dargli ospitalità per la notte.

Ma il mercante non voleva assolutamente saperne di ospitare quel vecchio cencioso, e stava quasi per chiudergli la porta in faccia quando il viandante disse che lo avrebbe ripagato della sua ospitalità donandogli un oggetto di rara ed assoluta bellezza.

A quelle parole Appo iniziò ad interessarsi al vecchio.

Questi allora, con un sorriso caloroso, tirò fuori da una delle tasche del suo vecchio e sporco vestito un oggetto che, non appena Appo lo vide, lasciò il mercante letteralmente senza fiato.

Si trattava di una grossa pietra dalla forma perfettamente ovale, esattamente come un uovo di gallina, e di un colore bianco perlaceo così intenso da sembrare quasi lucido. Quella era l’unica, e assolutamente preziosa, “Pietra Lunare”, un oggetto magico dai poteri incredibili. Essa infatti donava forza e vigore a chiunque l’avesse stretta nel palmo delle sue mani durante le notti di luna piena.

Appo ne rimase così rapito che allungò d’istinto un mano per prenderla. Ma il vecchio viandante, con un movimento fulmineo, rimise la preziosa pietra nelle sue tasche.

Il mercante allora, con lo sguardo pieno di avida attesa, acconsentì ad ospitare il viaggiatore nella sua umile dimora.

Quando il vecchio viandante fu entrato, ed Appo ebbe richiuso la porta, lo sconosciuto ritirò fuori la Pietra Lunare e la consegnò nelle mani tremanti del mercante.

Era un oggetto di una bellezza assoluta ed Appo decise, fin da subito, che non lo avrebbe conservato assieme alla sua preziosa collezione, ma gli avrebbe riservato un posto d’onore tutto suo.

Il mercante passò l’intera notte a rimirare la pietra, rigirandosela fra le mani e non staccandole mai gli occhi di dosso, sordo e cieco a qualsiasi cosa accadesse intorno a lui.

Solo quando il sole iniziò a spuntare all’orizzonte Appo staccò finalmente gli occhi dalla Pietra Lunare, per poi accorgersi che del vecchio viandante non vi era più alcuna traccia. Doveva essere ripartito per il suo viaggio senza meta quando fuori era ancora buio.

Meglio così.

Appo posò delicatamente la pietra all’interno di un piccolo cassetto foderato di panni soffici e profumati, che poi richiuse accuratamente a chiave con doppia mandata e soltanto dopo che si fu assicurato che la Pietra Lunare fosse totalmente al sicuro, si incamminò verso la città per iniziare il nuovo giorno di lavoro.

Nei giorni seguenti una idea iniziò a formarsi nella mente di Appo.

Una idea che, via via che i giorni passavano, prendeva sempre più sostanza e realtà fino a quando, una mattina, il mercante invece di dirigersi in città come suo solito si diresse invece al vicino fiume.

Una volta giunto sulle sue rive, Appo iniziò a cercare un sasso che avesse la forma più ovale possibile.

Non ci mise molto a trovarlo e, una volta raccolta la pietra, tornò di corsa a casa pe rmettersi subito al lavoro.

Qui, servendosi dei suoi strumenti da tornitore ed armandosi di tanta, tanta pazienza, lavorò il sasso conferendogli una forma perfettamente ovale.

Successivamente, grazie ad una mistura di tinture, dipinse la pietra donandogli un colore bianco perlaceo.

Infine esaminò la sua creazione al fianco della vera Pietra Lunare, valutandone la perfetta imitazione.

Subito dopo il mercante rovistò tra i suoi abiti, scegliendo quello più vecchio, sporco e rammendato fra tutti e mettendoselo addosso.

Quando Appo fu pronto, il sole era ormai calato e la notte aveva steso il suo manto scuro su tutto.

Allora il mercante raccolse la falsa Pietra Lunare e si incamminò nel buio della notte, perfettamente travestito da povero viandante.

Giunse, dopo poco tempo, davanti ad una bella abitazione posta vicino ad un campo di grano.

Qui Appo bussò senza troppi preamboli.

Venne ad aprirgli un uomo grosso e con lo sguardo minaccioso il quale, con tono severo, intimò al mercante di andarsene.

Ma Appo era pronto a questa eventualità e subito chiese asilo per la notte, tirando fuori di tasca la falsa Pietra Lunare e mostrandola al proprietario della casa, spiegando di cosa si trattasse.

Esattamente come aveva fatto lui, l’uomo cercò di prendere la pietra dalle mani del mercante ma questi, con sguardo sardonico, se la fece scivolare in tasca.

Il proprietario della casa allora, senza troppi complimenti, fece accomodare Appo in casa sua trattandolo come se fosse un principe e offrendogli una lauta cena, un goccio del suo vino più pregiato e un letto più comodo del suo.

Quando Appo si fu saziato a dovere e si fu gustato il dolce vino, tirò fuori di tasca la falsa Pietra Lunare e la consegnò all’uomo che lo aveva ospitato.

Questi restò totalmente rapito dall’oggetto, senza accorgersi minimamente che era in realtà un semplice e inutile sasso pitturato.

Durante la notte, silenzioso e agile come una pantera, Appo si aggirò per la casa buia impossessandosi degli oggetti che, secondo la sua esperienza, potevano avere un certo valore con l’intenzione, successivamente, di rivenderli al mercato cittadino guadagnandoci sopra bei soldi.

Quando ebbe le tasche completamente piene, il mercante aprì piano piano la porta d’ingresso e si allontanò dalla zona il più velocemente possibile ridendo a crepapelle pensando alla faccia che dell’uomo quando avrebbe, inevitabilmente, scoperto che era stato derubato. E rise ancora più forte alla sua reazione quando avrebbe infine scoperto che la Pietra Lunare da lui posseduta non era altro che un inutile falso.

Ringalluzzito dalla riuscita del suo infimo piano, Appo andò avanti a seguitarlo.

Ogni mattina, quando il sole doveva ancora sorgere, il mercante si recava di buona lena al fiume e lì raccoglieva tutti i sassi che considerava idonei per il suo piano; tornato a casa lì torniva e poi li dipingeva di bianco perlaceo; infine si vestiva di stracci e quando il buio era completamente calato, si metteva in cammino verso la dimora da lui prescelta.

Passato un mese, Appo era riuscito a rubare in almeno venti case.

E da come le cose si mettevano avrebbe potuto tranquillamente andare avanti per molti altri mesi ancora. Se però la sfortuna, o per meglio dire la “giustizia”, non avesse deciso di mettergli il bastone fra le ruote.

Una mattina infatti, mentre Appo era intento a vendere gli oggetti da lui rubati spacciandoli per suoi lavori, il mercante notò una grande confusione e una forte agitazione di persone, le quali correvano tutte in un unico punto nella grande piazza del mercato cittadino

Incuriosito da tutto quel frastuono, Appo andò a vedere che cosa stava succedendo e quando si ebbe fatto strada fra la ressa di persone, i suoi occhi si ritrovarono ad ammirare abbagliati un oggetto veramente incredibile: era una grande pietra dalla forma perfettamente ovale e di un colore bianco così intenso da brillare a contatto con i raggi del sole.

L’uomo che la teneva in mano, mostrandola a tutti i presenti, disse che si trattava della magica Pietra Lunare e che l’aveva trovata sepolta dentro ad una vecchia caverna situata in cima ad una grande montagna.

Appo rimase scioccato da quella notizia visto che era lui l’unico possessore della vera Pietra Lunare. Lui e nessun’altro.

Poi, improvvisamente, un dubbio si insinuò nella sua mente. Un dubbio spaventoso.

Senza perdere tempo, il mercante lasciò la piazza del mercato e si diresse di corsa verso la sua casa.

Chi lo avesse guardato in quel preciso momento lo avrebbe scambiato più per una lepre che per un uomo, tanto correva veloce.

Giunto a casa Appo tirò fuori dal cassetto la Pietra Lunare che, si accorse solo in quel momento, non aveva più tenuto in mano da quando l’aveva utilizzata come modello per la riproduzione della falsa pietra da lui creata più di un mese prima e, con assoluto sconcerto, vide che il colore bianco perlaceo della pietra era tutto sporco e in molti punti scrostato rivelando l’oggetto per quello che in realtà era: un normalissimo sasso.

Appo era stato bellamente ingannato dal vecchio viandante che aveva ospitato, esattamente nello stesso identico modo in cui lui aveva ingannato tante altre persone. Chiunque fosse stato quel vecchio, aveva avuto la sua stessa idea.

Allora un altro folle dubbio afferrò la mente del mercante il quale, lasciando cadere a terra la pietra senza alcun valore, si diresse di corsa verso la stanza in cui teneva chiusi i suoi preziosi oggetti da collezione. Era così preso da non rendersi neanche conto di essere fradicio di sudore e congestionato dalla lunga corsa.

Mentre si avvicinava alla porta, con orrore Appo si rese conto che, indaffarato come era stato prima a rimirare la falsa Pietra Lunare e in seguito a mettere in pratica giorno dopo giorno il suo piano per derubare gli altri, non era più entrato in quella stanza dalla notte in cui aveva ospitato il vecchio, e fasullo, mendicante.

Quando aprì la porta ed entrò nella stanza le sue paure si materializzarono davanti ai suoi occhi: il corno di Unicorno, il dente di drago, il bastone della strega e il diamante brillante erano scomparsi. Rubati dallo stesso falso viandante che lo aveva ingannato.

Insomma come Appo aveva rubato a chissà quante persone, così era stato egli stesso derubato dei suoi oggetti più preziosi.

E dato che era passato più di un mese dal furto, era ormai inutile avvertire le guardie per dare la caccia al falso viandante, il quale sicuramente era fuggito chissà dove.

Non c’era più nulla da fare.

Con la sconsolazione più nera Appo tornò piano piano alla piazza cittadina, con l’unica effimera consolazione di poter almeno vendere gli oggetti da lui rubati e ricavare così un bel gruzzoletto.

Ma le sue sfortune non erano ancora terminate.

Giunto in piazza, infatti, il mercante vide un folto gruppo di persone riunite intorno alla sua bancarella e intente ad appropriarsi di ogni oggetto esposto.

Inizialmente furioso per quel gesto così deprecabile, detto da uno che rubava nelle case di persone che lo ospitavano, Appo si accorse subito, con assoluto terrore, che quelle persone altri non erano che i legittimi proprietari di quegli oggetti. Ed erano tutti infuriati come tori.

Nella fretta di tornare a casa, infatti, Appo aveva lasciato incustodita la sua bancarella permettendo così a quelle persone di riconoscere i loro oggetti rubati.

Il mercante cercò allora di dileguarsi dalla piazza camminando quatto quatto, ma venne riconosciuto da una delle sue vittime.

Allora una grossa folla inferocita si mise all’inseguimento di Appo il quale, con la forza della paura e della disperazione addosso, iniziò a correre dalla parte opposta.

Per il mercante è quindi ormai giunta la fine delle sue ignobili ruberie.

Quello che noi tutti possiamo soltanto augurargli è quello di correre il più velocemente possibile.



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