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I tre pifferi

Fiaba pubblicata da: Redazione

C’era una volta un pastorello rimasto orfano del padre e della madre. Non passava giorno che non piangesse amaramente sulla sua dura sorte.

Un giorno sentì una voce che gli diceva:

– Dinanzi a te ci sono tre pifferi, prova a suonarli!

Il ragazzo trovò i tre pifferi. Quando suonò il primo, le lacrime si asciugarono, soffiò nel secondo e gli venne voglia di ridere. Al suono del terzo piffero, le gambe si misero a ballare da sole.

Ripresosi dallo stupore, il pastorello si accorse che le sue mucche si erano disperse per i prati:

«Adesso vi sistemo!», pensò allegramente impugnando il terzo piffero. E le mucche si avvicinarono al giovane danzando.

Il sovrano di quel paese stava tornando dalla caccia e, passando per quella radura, sentì il piffero magico e… si mise a danzare pure lui!

Sorridendo, il pastorello smise di suonare e gli raccontò la sua storia. Gli fece ascoltare il primo piffero e il secondo, ma quando prese in mano il terzo piffero il re lo fermò:

– No, vai a suonare dal mio vicino. Egli ha rapito mia figlia e la tiene prigioniera. Suona fino a quando non me l’avrà restituita!

Il pastorello si portò sotto gli spalti del castello e vide, nel riquadro di una finestra dell’alta torre, una fanciulla che piangeva. Soffiò nel primo piffero e le lacrime si asciugarono d’incanto. Soffiò nel secondo e la fanciulla sorrise e corse in giardino. Il suo rapitore la inseguì, ma lo scaltro pastorello si mise a suonare il terzo piffero e il castellano cominciò a ballare come un forsennato. Sfinito, chiese pietà.

– Libera la fanciulla e smetto di suonare!

– Va bene, va bene.

Mentre stava riportando la principessa a casa, il pastorello vide che erano inseguiti da una masnada di soldati. Allora suonò il terzo piffero e i soldati si abbandonarono alla danza e, dopo qualche tempo, sempre danzando, se ne andarono via.

Finalmente a casa, il sovrano felice abbracciò sua figlia:

– Bravo, pastorello! Il tuo piffero magico ha trionfato su un intero esercito. Sarai per me come un figlio e per lei come un fratello. Suona per la felicità della gente. Quando morirò prenderai tu il mio posto.

***

Si ringrazia l’Associazione Culturale Larici per la gentile condivisione.



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