La lupa Evìta

Fiaba pubblicata da: Monica Fiorentino

C’era una volta, una giovane lupa dagli occhi di una cangiante tonalità viola scuro, di nome Evìta.

Perduta una zampa, lei non si era mai persa d’animo, e pure se storpia e malferma, obbligata a mangiare solo semi e bere tanta, tanta acqua, non aveva mai smesso di cantare la sua poesia alla luna, anche se con tono più basso, come la sua condizione le imponeva, ugualmente orgogliosa di riempire col suo canto il creato.

“Però con quella zampa! Così conciata!” “Fa voltastomaco!” “Poverina!”  giungevano di quando in quando, voci al suo orecchio.

“Sogno/ dondola fra i rami/ una piuma”  cantava lei, un passo dietro gli altri.

“Ma d’inverno i semi scarseggiano, e se tu non ce la dovessi fare a trovarne sulla nuda pietra, e dovessi per questo cercarne altrove?”

“Ma sulla roccia come si fa a vivere?”. E  Evìta per tutta risposta cantava facendo risplendere col suo canto il creato.

“Alla festa della primavera, mi sembra, non sia mai stata invitata?”, e la lupa annuendo si destreggiava in gorgheggi ancora più brillanti.

“E come potrebbe mai riuscire ad arrivarci?”, “Evìta?!” ,“Sarebbe un viaggio troppo lungo per lei!”, “Dovrebbe fermarsi troppo di frequente per dissetarsi!”,  “E poi come farebbe ad affrontare un viaggio così lungo?”

“Poverina!” “Zoppa!” “E’ così’ brutta!” “Una strega!”

“Ma se sei bellissima!” sospirava Dario, lupo dagli occhi d’ambra, per cui Evìta era perfetta, forte, coraggiosa, l’unica in grado di guardarlo facendolo sentire amato, invincibile.

“Ma la mia zampa? anche se sono così brutta?” guaiva lei.

E lui tirandole giocosamente l’orecchio con le zanne, dinanzi alle sue paure rideva “Amore mio! Cucciola!” scodinzolando. Facendole dimenticare le malelingue.

“Evìta! Ubi tu Gaius, ibi ego Gaia …dove tu, oh Gaio sei, lì io, Gaia, sarò! Dovunque tu sarai Felice, io sarò Felice! Se tu sei Felice io sono Felice!” ululava lui, cuore nel cuore, raggianti.

“L’Amore!” batteva le zampine, commossa, la lontra Cordelia.

E lei cantava a quelle parole ancora più forte,  giungendo con la sua poesia fino al cielo, lassù, in alto, in alto, oltre le nuvole, l’azzurro, fra i veli dell’aurora, con la sua voce: melodia d’amore, d’impareggiabile bellezza.



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