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Tutte le fiabe che parlano di "ricchezza"

La più completa raccolta di fiabe, favole e racconti brevi che parlano di "ricchezza", tra le migliaia inviate da tutti gli autori di "Ti racconto una fiaba".

il venditore di scarpe

il venditore di scarpe

Un anziano venditore di scarpe amava tanto fabbricare scarpe di ogni tipo, le realizzava con tanto amore e, con le forme più disparate. Amava soprattutto realizzare scarpe per bambini, infatti, egli amava molto i bambini,… il venditore di scarpe

La principessa antipatica e il rastrello magico

C’erano una volta un re e una regina che nel loro castello aspettavano una bambina.

Quando la principessina nacque, erano felicissimi e fecero una festa con tutto il paese. Ma, come sempre capita nelle favole, si dimenticarono di invitare una vecchia strega solitaria che, poveretta, fino ad allora non aveva poi fatto del male a nessuno della famiglia reale.

Appena la strega sentì la felicità nel paese e seppe della festa, si arrabbiò moltissimo e con un balzo apparve dentro al castello, ma le guardie le impedirono di entrare senza l’invito. Allora la strega giocò d’astuzia: disse loro che avevano le scarpe slacciate e questo non andava per niente bene per delle guardie del re!, così quelle vanitose si chinarono per legarsele e lei entrò.

La principessa antipatica e il rastrello magico

La tuta blu

Un tempo di tanto tempo fa …

Una giacca di un gran tessuto pregiato, e con tanti bottoni dorati, durante la sua quotidiana e serena passeggiata in compagnia del suo amico sigaro, vide sulla strada una tuta blu tutta stracciata e piena di buchi.

Essa era seduta a terra, con le spalle riverse su un cancello di una fabbrica appena chiusa e aveva il viso tutto rigato dalle lacrime.

Era disperata e chiedeva aiuto! Necessitava al più presto di un pò di tessuto per riparare i propri strappi – l’inverno era alle porte e sarebbe morta sicuramente dal freddo.

L’elegante e sensibile giacca si commosse e cercò in tutti i modi di aiutare la povera tuta.

La tuta blu

Il fabbricante d’oro // Audio fiaba

Fiaba tradizionale araba.

C’era una volta una grande città con palazzi e alte mura, governata da un re.

Un giorno vi giunse uno scienziato e si fece assumere come insegnante in una delle scuole più importanti. Costui era in grado di trasformare in oro qualsiasi vile metallo.

La notizia si sparse e arrivò alle orecchie del re che lo volle al suo cospetto e gli chiese se la notizia era vera. Lo scienziato negò. Il re si arrabbiò molto, lo interrogò ancora, ma siccome questi continuava a negare lo fece rinchiudere nei sotterranei del castello.

Dopo qualche tempo il re, fingendosi un prigioniero, si fece rinchiudere insieme allo scienziato e lo invitò a confidarsi con la massima fiducia. Questi, rassicurato, confidò al re di sapere effettivamente trasformare i metalli in oro e spiegò il procedimento.

Clicca su “Leggi tutto” per ascoltare l’audio fiaba.

Il fabbricante d’oro // Audio fiaba

La Fatina e le Rose

Viveva un tempo, in un bosco incantato, una fatina dallo sguardo dorato. Un giorno di aprile la bella fatina vide una mamma su una stradina piangere lacrime dense e collose, che sulla terra facevano rose. Le rose rosse piano sbocciavano e dalla terra si arrampicavano, si arrampicavano e salivano al cielo a cavalcare l’arcobaleno. La bella fatina era molto ardita, chiese alla mamma tutta compita: “posso aiutarti dolce mammina? Sono la fata della mattina!” 

Oh cara fata”  rispose la mamma “viviamo in tre in una capanna, il mio bambino è piccolino non ha vestiti né un giochino. Salta allegro di stanza in stanza e il sorriso certo non manca, gli mancano però tante altre cose e io sono triste come le rose, che vivono un giorno e vanno a morire sotto il cielo intenso di aprile“.

La fatina chiese alla mamma, “su portami alla capanna.Voglio vedere il tuo bambino, guardare i suoi occhi e il suo visino“.

La Fatina e le Rose

Un bambino

C’era una volta un bambino che si chiamava Lorenzo.

Un giorno andò nel bosco con la sorellina Federica. Trovarono dei cespugli di more e ne mangiarono tante. Poi trovarono anche una bella casetta e decisero di entrarvi per salutare i padroni di casa. Ma, una volta dentro, videro delle cose straordinarie: le pareti erano ricoperte di gioielli e appena i due bambini pensavano qualcosa, si realizzava.

Ed ecco allora arrivare una bellissima torta, del succo di frutta, dei giocattoli. I due bambini capirono ben presto che si trattava di una casa magica, ci presero gusto ed iniziarono a desiderare le cose più stravaganti.

Un bambino

Il martello magico

C’era una volta un calzolaio di nome Mariotto
batteva la pelle dura col martello per farne delle morbide scarpe

Batteva e ribatte….

e canticchiava, ogni giorno una dolce filastrocca
che faceva cosi’….

Piccina, picciotta sveglia la notte, dorme la stella, vola cicala, torna la fata

Batteva, batteva e ribatteva con forza

Stanco di battere col martello tutto il giorno andò a dormire per riposarsi un pò

sul  suo misero letto di paglia
vicino a lui dormiva pure il suo cane

era un cane peloso lo chiamavano, Geraldo

Il cane che non abbaia mai
e gioca sempre a tressette

Il martello magico

I principi pesci

Oltre la Collina del Vento, sopra la Pianura dei Gelsomini, si ergeva un castello.

Le alte torri azzurrine toccavano le nuvole, le mura bianche arabescate di edere flessuose brillavano al sorgere del sole; le sale luminose e ampie profumavano di erbe fresche.

Qui viveva Pia, una deliziosa ragazza nata povera e destinata a essere per sempre la serva della principessa Rebecca. E Rebecca anche era bella, tanto quanto deve esserlo una principessa, e cortese, e giusta.

In un caldo giorno estivo la principessa Rebecca uscì dal castello per rinfrescarsi nelle acque di un vicino fiume; Pia era con lei per farle compagnia.

I principi pesci

Scarpette rosse

C’èra una volta…

come tutte le storielle
un bel paio
di scarpette rosse

Sistemate
dentro una scatola 
ed esposte in bella mostra
in una vetrina lussuosa

Erano di colore rosso
molto piccoli di misura
cosi’
nessuno li  poteva comprava

Scarpette rosse

Il bizzarro paese

C’era un Paese in cui le auto costavano in base alle prestazioni che erano in grado di fornire; se andavano veloci costavano un tot, se avevano la carrozzeria pregiata un tal’altro, se consentivano di azionare i vetri in modo automatico, erano addirittura considerate un privilegio.

C’erano auto che era impossibile trovare sul mercato da tanto erano prese d’assalto dalla gente; c e n’erano alcune che ognuno avrebbe fatto carte false pur di avere per sè e che facevano impazzire gli operai, costretti dalle elevatissime richieste a frenetiche giornate di extra lavoro in fabbrica.

Quando i fortunati scorrazzavano per la contrada con l’auto nuova di pacca, segnalata dal vermiglio acceso della carrozzeria lucentissima, era tutto un commento di favore e invidia: “To, hai visto Ernesto, con la VX nuova? chissà come avrà fatto a comprarla! vedi tu se anche io il prossimo anno non me ne compro una, addirittura più bella!” e a seguire un coro di appunti rancorosi e astiosi.

Il bizzarro paese

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