Vai al contenuto

Tutte le fiabe che parlano di "ricchezza"

La più completa raccolta di fiabe, favole e racconti brevi che parlano di "ricchezza", tra le migliaia inviate da tutti gli autori di "Ti racconto una fiaba".

passeggiata-pidocchio

La passeggiata di un pidocchio

Anche i pidocchi vanno a passeggio! Saltano di qua e di là, di testa in testa, fino a quando non trovano quella che fa al caso loro. Lo sapevate?

Tanto tempo fa, conoscevo un pidocchio che si chiamava Armando e viveva sopra la testa di un professorone. Tutti i giorni, alle sette del mattino, questo simpatico pidocchietto saliva sul bus numero diciassette e si scatenava, saltando da una testa all’altra.

Bionde, brune, rosse, ricce, lisce, bianche, con i capelli lunghi o corti, di teste c’è n’erano sempre per tutti i gusti e la corsa che faceva il professorone fino alla sua università era lunga nove fermate.

Di giorno in giorno, Armando aveva tutto il tempo per scegliere le sue testoline preferite e passeggiarvi sopra, procurando alle persone proprietarie delle teste un leggero senso di prurito. Una bella mattina, preso il bus, Armando lasciò la testa del professorone per quella di un giovane dottore, con i capelli corti e neri. 

La passeggiata di un pidocchio

Un coccodrillo speciale

C’era una volta un fiume lungo lungo. Che dico?! Lunghissimo! Talmente lungo da attraversare cento paesi. Ogni mattina, le acque del fiume erano piene di gente: uomini che pescavano, donne che lavavano i panni e bambini che si divertivano a fare il bagno. Sulle sponde del fiume avveniva anche il contrario e c’erano donne che pescavano e uomini che lavavano i panni. I bambini e le bambine però facevano tutti il bagno, visto che giocare e divertirsi era un loro diritto. O no?

Nei dintorni del fiume abitava una famigliola di coccodrilli: il coccopadre, la coccomadre e quattro coccofigli piccoli. Uno dei coccofigli era nato con un paio d’ali sul dorso e per questo era scansato da tutti gli animali.

“Ehi, coccomostro, ti piacerebbe giocare con noi?” Gli chiedevano i piccoli coccodrilli del gruppo.

“Certo!” rispondeva il piccolo, felice di essere invitato.

“E invece ti lasceremo solo anche oggi! Bleah…” gridavano in coro, facendogli la linguaccia e tenendolo in disparte. Il povero animaletto soffriva in silenzio e quando aveva pianto tutte le sue lacrime (che non erano finte, come quelle degli altri coccodrilli) andava a rifugiarsi da un vecchio rapace, suo amico.

Un coccodrillo speciale

Mani d’oro

Molti anni fa viveva nella steppa un allevatore di bestiame di nome Gajan.

Aveva una bellissima figlia, Miriam. La fama della sua bellezza si era sparsa anche in paesi lontani. Quando compi diciotto anni, il padre pensò di darle marito. Le chiese:

– Mia cara figlia, che uomo desideri sposare?

– Un uomo che sia al tempo stesso il più ricco e il più povero – rispose Miriam.

Gajan mandò in giro per tutta la regione i suoi servitori perché facessero conoscere ai giovani il desiderio di Miriam, e perché coloro cui la notizia interessava si facessero avanti.

Mani d’oro

La ricompensa

Un bel giorno il Califfo Haroon-Al-Raschid, mentre era a caccia, incontrò un uomo anziano che piantava un albero di noci.

“Questo vecchio uomo è pazzo!” disse il califfo; “si comporta come fosse ancora giovane, e potesse godere i frutti di questo albero”.

Mentre anche il suo seguito si prendeva gioco del vecchio, il Califfo si avvicinò e chiese all’uomo quanti anni avesse.

“Ottant’anni compiuti, mio signore; a, grazie a dio, sto come se ne avessi trenta!”.

“Quanto tempo pensi di vivere,” continuò il Califfo, “per piantare, ad un’età così avanzata, giovani alberi che daranno i loro frutti solo tra molti anni? Perchè perdi tempo in un’occupazione così inutile?”.

La ricompensa

Il contadino e lo spirito del fiume

Tolstoj riprende un’antica favola di Esopo.

Un contadino fece cadere l’accetta nel fiume. Dal dispiacere s’accovacciò sulla riva, e si mise a piangere.

Lo sentì lo spirito dei fiume: ebbe pietà del contadino, uscì dall’acqua portandogli un’accetta d’oro, e gli disse:- E’ tua quest’accetta?

Il contadino disse: – No, non è la mia.

Lo spirito uscì dall’acqua con una seconda accetta, questa volta d’ argento.

Il contadino e lo spirito del fiume

La ninfea rossa

Bambini entrate anche voi nella terra dei flower e scoprirete che……In un tempo molto lontano viveva in un arcaico castello fatiscente un vecchio re dalla barba color giallo oro dal nome Creso.

Diventato oramai povero fu abbandonato da tutti servi,sudditi e cavalieri.

Il re era sempre più triste e solitario.

Sua moglie la regina Siria era deceduta tanti anni fa, suo figlio il principe Serse si era trasferito da tempo in un’altro regno.

Il vecchio re possedeva un bellissimo parco verde recintato antistante il suo castello, dove all’interno risiedeva inerte una meravigliosa fontana rotonda di vetro blu sormontata da statue secolari di cristallo di rocca.

La ninfea rossa

La fata dei desideri

Celestino sedeva su uno scoglio, una seduta scomoda, ma lui pareva non accorgersene.

Stava piangendo, imprecando, maledicendo, rimuginando su una vita con poche soddisfazioni, senza slanci, senza novità, mai, con tante sfortune e mai, mai una sola volta, un momento di fortuna inaspettato.

Probabilmente tutto ciò non era molto diverso da quanto avevano passato e passano quotidianamente molte altre persone, ma si sa: non è vero che mal comune è mezzo gaudio e il dolore di vivere degli altri non può consolare, né contribuire a diminuire il proprio.

Forse, anzi certamente, non fa piacere sapere che altri soffrono, ma lascia indifferente chi è raggomitolato nei propri problemi.

La fata dei desideri

Il principe felice

Alta sulla città, in cima ad un’imponente colonna, si ergeva la statua del Principe Felice. Lui era tutto coperto di sottili foglie d’oro finto, come occhi aveva due zaffiri lucenti, e un grande rubino rossi… Il principe felice

L’ascia d’oro e l’ascia d’argento

Alla corte di un Re di un paese straniero girava una storia che tutti volevano udire una seconda volta, tutti già la conoscevano.

Un giorno un menestrello di corte passò le mura della città sistemandosi nella piazza principale dove cominciò il proprio racconto:

Un povero taglialegna lavorava duramente per mantenere la sua famiglia. Ogni giorno andava nella foresta a tagliare i rami di alberi immensi, che poi riduceva in pezzi da vendere al mercato.

Un giorno, mentre lavorava vicino al fiume, l’ascia gli scivolò dalle mani e cadde in acqua. Per quanto la cercasse, passando le mani nella corrente rapida e nelle acque tumultuose, non riuscì più a ritrovarla.

L’ascia d’oro e l’ascia d’argento

Una serata speciale

Il signor Enrico è un uomo in carriera, molto impegnato e molto soddisfatto.

Dirige un’azienda che produce bustine di zucchero, e gli affari vanno a gonfie vele.

I suoi dipendenti lo stimano, nonostante sia un uomo burbero e piuttosto esigente.

La sua famiglia è composta da una moglie casalinga, tre figli scolari, un gatto e un canarino.

In quest’ultimo periodo Enrico è molto impegnato a concludere certi affari con un’azienda con la quale vorrebbe realizzare un gemellaggio, decisione che gli costa molte sere in ufficio a fare conti, preparare relazioni, azzardare previsioni. E molte sigarette. D’altronde, a norma di uomo responsabile e risoluto quale egli è, Enrico vuole avere la situazione sotto controllo, e seguire passo dopo passo i progressi della sua azienda.

Una serata speciale

La pazienza del popolo: a tirar troppo la corda…

C’era una volta un regno dove la legge era uguale per tutti, ma c’era anche un uomo molto ricco che non si sentiva uguale a tutti gli altri.

Allora andò nelle piazze del regno a dire che non era giusto che un ricco per andare davanti al giudice facesse la stessa strada del povero.

Il popolo ascoltò le sue parole, e si disse d’accordo.

Così da quel momento furono costruite due strade, una disadorna e semplice per i poveri, l’altra fastosa e comoda per i ricchi.

Ma il ricco non era soddisfatto di quella richiesta disse: non è giusto che un ricco si siede sullo stesso scranno del povero, il suo deve essere più alto e più consono alla sua persona. Andò nelle piazze a predicare questa nuova richiesta. Il popolo lo ascoltò e gli diede ragione.

Così da quel momento furono fabbricati due scranni, uno piccolo e disadorno per i poveri, l’altro alto e fastoso per i ricchi. Ma il ricco non era contento di quella distinzione, e disse: non è giusto che con lo stesso codice penale si giudichi il ricco e il povero. Andò in tutte le piazze e convinse il popolo ad adottare due codici, uno severo e duro per i poveri, l’altro blando e leggero per i ricchi.

La pazienza del popolo: a tirar troppo la corda…

La bella e la bestia

C’era una volta un mercante che era ricco sfondato. Aveva sei figliuoli, tre maschi e tre femmine; e siccome era un uomo che sapeva il vivere del mondo, non risparmiò nulla per educarli e diede… La bella e la bestia

Exit mobile version