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Tutte le fiabe che parlano di "normalità"

La più completa raccolta di fiabe, favole e racconti brevi che parlano di "normalità", tra le migliaia inviate da tutti gli autori di "Ti racconto una fiaba".

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Anch’ io sono speciale // Video fiaba

Oggi la mamma ci ha portato a giocare nei giardinetti. E’ divertente incontrare  là tanti amici.

Mio fratello corre dietro al pallone e corre fortissimo insieme ai suoi compagni più grandi di me.

Io corro corro corro…ma non raggiungo mai gli altri perché io corro soltanto piano.

A volte cado, ma mi rialzo subito e non mi importa di cadere tante volte.

Ho voglia di giocare con i bambini e non voglio stare sola.

Clicca su “Leggi tutto” per guardare la fiaba.

Anch’ io sono speciale // Video fiaba

Il pizzaiolo Onofrio “distrattone”

Il signor Onofrio aveva sempre la testa fra le nuvole, e da distratto divenne distrattone in due parole.

Gli chiedevano una pizza margherita, lui si recava in un prato e si presentava con un mazzo di fiori.

Un cliente una sera chiese un calzone al forno, e Onofrio si presentò con un nuovo pantalone: ” Le va bene così, è di colore blu!”

Quel signore lo gradiva assai diverso con pomodoro, mozzarella e con qualche fungo champignon.

Un giorno una signora chiese una capricciosa, e Onofrio questo disse: ” Ma di capricciosa c’è già lei, cara signora!”

E così perse l’ennesimo lavoro.

Il pizzaiolo Onofrio “distrattone”

Il Fiore Farfalla

Non esistono brutti fiori, ma lui era un piccolo fiore insignificante, di un pallido colore violaceo, non abbastanza viola da attirare l’attenzione, né abbastanza elegante nella forma perché qualcuno si fermasse ad ammirarlo.

Questo suo aspetto lo aveva reso timido e introverso, ma nonostante questo non riusciva ad essere invidioso dei suoi fratelli più belli di lui.

Perfino le piccole margherite avevano ai suoi occhi uno splendore ed una bellezza unica col cuore giallo e le splendide candide corolle.

Cercava di nascondersi dietro ogni stelo d’erba che gli capitava perché si vergognava di essere così com’era ed aveva sempre la corolla china verso terra perché non voleva incontrare lo sguardo pietoso degli altri fiori che si pavoneggiavano nei loro colori e nelle loro splendide forme o profumi.

Il Fiore Farfalla

Il soldatino bionico

C’era una volta un soldatino di nome Billy che è stato regalato a un bambino di nome Tom il giorno di natale da suo nonno.

Il nonno di Tom “Auguri di buon natale Tom questo regalo speciale è per te, apparteneva a me quando ero bambino come te!!” Tom scarta il regalo e apre la scatola dall’aspetto antico ma ben tenuto.  Era un bellissimo soldatino di legno. Tom fu molto contento del regalo, lui ama i soldatini né ha una colezione bellissima.

Tom: “Grazie nonno è bellissimo lo metterò insieme agli altri soldatini così può fare amicizia con gli altri miei amici soldatini!!”

Tom aveva molta fantasia amava parlare con i suoi giocattoli. Il Soldatino Billy si sentiva solo in quella stanza, non conosceva nessuno, era tutti soldatini belli e forti ma lui non si perse d’animo e cominciò a provare a fare amicizia con loro.

Il soldatino bionico

Il gigante e il piccolo popolo

Scese la sera sulla foresta ai piedi della grande montagna.

Le ombre si fecero spazio tra gli alberi nascondendo i sentieri e costringendo i fiori a chiudere le loro corolle. Gli insetti ritornarono nelle loro casette, imitati da scoiattoli passerotti e altri animali del bosco.

Solo due abitanti del piccolo popolo si attardarono, presi com’erano dalla raccolta di succose bacche e piccoli ramoscelli che servivano per il fuoco dei loro camini.

Essi appartenevano alla grande famiglia degli gnomi e vivevano da sempre nella foresta.

Il gigante e il piccolo popolo

Una bambina di nome Cleo

Fiaba di Valerio Bottino

Tanto tempo fa, nel regno degli antichi egizi, viveva una bambina di nome Cleo.

Questa bambina non amava fare le faccende di casa: cucinare, mettere a posto, lavare…

Lei voleva fare delle cose più impegnative e divertenti, per esempio andare a scuola. Ma lei non poteva andarci, ci andava suo fratello, infatti la scuola era solo per i maschi.

Così Cleo di notte prendeva di nascosto i libri del fratello e cercava di imparare l’alfabeto. In poco tempo aveva imparato a leggere da sola. Una notte i suoi genitori la sentirono leggere e rimasero meravigliati della sua bravura!

Allora il giorno dopo andarono da un capo egizio e gli mostrarono quanto la loro figlia era brava nella lettura.

Una bambina di nome Cleo

Il brutto anatroccolo // Audio fiaba

Tratto dalla fiaba di Hans Christian Andersen.

L’estate era iniziata; i campi agitavano le loro spighe dorate, mentre il fieno tagliato profumava la campagna.

In un luogo appartato, nascosta da fitti cespugli vicini ad un laghetto, mamma anatra aveva iniziato la nuova cova.

Siccome riceveva pochissime visite, il tempo le passava molto lentamente ed era impaziente di vedere uscire dal guscio la propria prole… finalmente, uno dopo l’altro, i gusci scricchiolarono e lasciarono uscire alcuni adorabili anatroccoli gialli.

Clicca su “Leggi tutto” per ascoltare l’audio fiaba.

Il brutto anatroccolo // Audio fiaba

Ragnolandia

Nel regno di Ragnolandia  si stava preparando una grande festa.

Tutti gli abitanti del bosco si erano radunati nella radura per salutare la nascita di tanti nuovi ragnetti.

Oscar, il sindaco, salì sul tronco più alto, batté due delle sue otto zampette e dichiarò aperti i festeggiamenti.

La festa fu un successo e quando la luna spuntò da dietro il monte, il toc -toc del picchio si zittì, gli uccellini tornarono ai nidi, le lucciole spensero le loro lucine, le mamme dei ragnetti si affrettarono ad accompagnare i loro piccoli nei morbidi lettini.

In quei giorni l’aria si fece più frizzante, l’estate volgeva al termine e le attività nel regno si facevano sempre più frenetiche.

Ragnolandia

Gala la gattina bianca

C’era una volta una giovane gattina bianca dagli occhi di una cangiante tonalità viola scuro, di nome Gala.

Perduta una zampa alla nascita, con una soltanto, lei non si era mai persa d’animo, e anche se storpia e malferma, non aveva mai smesso di riempire con le sue gioiose capriole il creato, seppur facendolo un passo indietro come la sua condizione le imponeva, ugualmente fiera e orgogliosa.

“Ma con una zampa sola!” giungevano al suo orecchio voci soffocate di tanto in tanto “Una soltanto!”, “Non è per niente un bello spettacolo!”, “Quella zampa che le manca, però!”, “Si, non si può guardare!”, “Le sono rimaste quei grumi di sangue!”, “Fanno male allo stomaco, solo a guardarsi!”, “Io non riesco, mi fa volta stomaco!”,“Peccato davvero, ripeto!”, “Non può affrontare lunghi percorsi, non andrà mai oltre!”, “Che pena!”,“Nessuno la inviterà mai in casa propria!”, “Scherzi?!”.

Ma agli occhi di Tancredi, giovane gatto dallo splendido pelo cenerino, tutto quel ciarlare appariva soltanto gratuito e insignificante, Gala per lui era bellissima, speciale, solo lei riusciva a guardarlo in quel modo, a farlo sentire amato, importante, invincibile, unico, irripetibile.

Gala la gattina bianca

Il brutto anatroccolo // Video Fiaba

Testo: Lucia Bazzi
Voce recitante: Marco Amodio
Illustrazioni: Silvia Carbotti

Un giorno d’aprile vicino a uno stagno,
mentre dei cigni facevano il bagno,
da un uovo dischiuso uscì un bel pulcino,
di color scuro un po’ biricchino.

La mamma lo vide e disse: “Povera me,
tu non sei mio figlio, sai il perche´?
Le mie piume son bianche come la neve
e il mio collo è lungo, mentre il tuo è breve.

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Il brutto anatroccolo // Video Fiaba

Dudù, la farfalla generosa

Dudù era una farfalla nata male, non aveva colori.

Da che mise piede sulla Terra aveva capito che qualcosa in lei non funzionava; osservava le compagne librarsi leggere nell’aria con splendide tinte ad accarezzare il cielo, mentre lei era nata completamente bianca.

Capì della sua diversità tutte le volte che quelle dispettose delle compagne la tenevano alla larga, senza darle spiegazioni.

E allora lei, una mattina più triste del solito, prese coraggio e chiese all’amica di stanza, con una punta di dolore: “Perchè non parli mai con me? cosa hanno le altre che io non ho?”

Dudù, la farfalla generosa

Il Paese senza specchi

Nel paese della gioia non esistevano gli specchi e nessuno perciò sapeva quale fosse il proprio aspetto; il magro non sapeva che era affilato come un grissino, il grasso non sospettava di essere tondo come un bue appesantito, la bella si beava dello sguardo altrui, la brutta si compiaceva di passare per simpatica, ma nessuno conosceva i dettagli del proprio corpo.

A dire il vero, in questo paese, non essendoci termini di riferimento e paragone, mancavano tutte le parole che in genere si riferiscono alle qualità delle persone; non esisteva “bello” e neanche “brutto”, e tantomeno “alto” oppure “basso” e le persone, per capirsi, si accontentavano di fare gesti per indicare gli altri.

“Hai visto il..?” e si faceva un certo segno con le dita a significare alto, oppure si limitava il gesto della mano per dire basso; per indicare una bella ragazza si facevano circolare pollice e indice, per indicarne una bruttina quelle stesse dita dovevano ruotare al contrario. Esistevano, invece, tutte le parole che indicano le qualità morali, come simpatico, intelligente, gentile, perchè quelle non si vedevano con gli specchi, ma con gli occhi che si trovano dentro il cuore.

Il Paese senza specchi

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