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Tutte le fiabe che parlano di "normalità"

La più completa raccolta di fiabe, favole e racconti brevi che parlano di "normalità", tra le migliaia inviate da tutti gli autori di "Ti racconto una fiaba".

Rebecca, l’allodola da un’ala sola

C’era una volta una giovane allodola dai begli occhi viola, di nome Rebecca.

Perduta un’ala durante il volo, anche se storpia e costretta a nutrirsi solo di semi e tanta, tanta acqua, non aveva mai smesso di cantare, ugualmente orgogliosa di riempire col suo bel cinguettio il creato.

“Ma con un’ala sola!”, “Devi ammettere che non è una così gran cosa!”, “Ma non si può guarire?” ,”Che peccato!”

E lei trillava, frullando la sua unica ala “Ma sulla roccia?”, “Il cielo non ti manca?” e cantava ancora di più, cantava, cantava: melodia d’amore d’impareggiabile bellezza.

Rebecca, l’allodola da un’ala sola

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Fata fiore

C’era una volta due sorelle rimaste orfane sin dall’infanzia: la maggiore bella quanto il Sole, diritta come un fuso, con una gran chioma che pareva d’oro; la minore così così, né bella né brutta, piccina, magrolina e zoppina da un piede. Per la sorella, non aveva nome: era semplicemente la zoppina.

La vecchia nonna, da cui erano state raccolte in casa, non avrebbe voluto che costei la chiamasse sempre con quel nomignolo:

– Che colpa n’ha, la poverina? È mancanza di carità rammentarle il suo difetto.

– O se è vero ch’ella è zoppina! Non me lo invento io.

E la cattiva rideva, per giunta.

Si fosse pure contentata di maltrattarla con quel nomignolo soltanto! Non sarebbe stato niente, perché la zoppina non se ne faceva, come se non dicesse a lei. Il peggio era che la maltrattava anche coi fatti, quasi non fosse stata dello stesso suo sangue, ma una serva.

Fata fiore

Tra polvere … e cielo

–  Sono veramente stufo di fare sempre la stessa strada , nello stesso posto, fra le stesse cose – sbuffava ansimando il Povero Folletto , mentre s’intrufolava negli angoli più nascosti della cucina della famiglia Giacmul, ingoiando polvere e oggetti di ogni sorta. Alla sua veneranda età – aveva ormai 10 anni – avrebbe voluto godersi la libertà, uscire da quella casa di cui conosceva a memoria ogni piastrella, per averla strofinata migliaia di volte.

– Voglio scoprire il mondo, voglio conoscere gente diversa, provare nuove emozioni! – andava pensando tra sé.

– Sono ormai troppo vecchio e troppo stanco per infilarmi sotto i divani e le poltrone a ingozzare tutto ciò che gli altri abbandonano distrattamente sul pavimento – rimuginava in silenzio nell’angusto ripostiglio, dove lo avevano parcheggiato stanco morto, dopo avere ripulito tutta la casa.

Tra polvere … e cielo

La vecchina zoppa

C’era una volta una vecchietta zoppa che andava mendicando per le vie.

Vide un signore ben vestito e gli andò incontro ma lui, avvedendosene le puntò con cipiglio il bastone da passeggio contro, dicendole: “Io sono duca, stammi lontano stracciona altrimenti di te ne faccio fonduta”

Di colpo il bastone si trasformò in serpente e saettando fece trasalire la gente.

Si avvicinò, allora a una signorina impettita ma quella come ne vide la figura saltò a lato e gracchiando come cornacchia, disse “Io sono contessina non ti avvicinare sporca vecchiettina”.

Pestando il piede lo mise fuori dalla banchina, prese una storta e sedette proprio in mezzo ad una fanghiglia e la folla cominciò a schernirla.

Si fece d’appresso ad una signora imbellata ma non fu meno mortificata, toccandosi al collo, altezzosa disse “Io sono baronessa,lercia vecchiaccia i tuoi pidocchi non faranno festa nella mia pelliccia”.

La volpe che stringeva si animò e corse tra la massa meravigliata ed ella prese a grattarsi come affetta dalla tigna.

La vecchina zoppa

La bambina che visse due volte

Berenice era una dolce e fragile bambina dai lunghi capelli biondi.

I suoi occhi chiari e vispi osservavano il mondo, colorato e sempre mutevole, dall’enorme finestra della sua camera grigia.

La poveretta, infatti, era costretta a rimanere chiusa in casa per via della madre, la signora Fearful, ossessiva e iperprotettiva che temeva costantemente per la salute della figlia.

Berenice, fin dalla nascita, non era mai uscita dalla sua casa.

Viveva in una villa coloniale costruita sulla grande rupe a picco sul mare nelle vicinanze di Sand – Dunes, piccolo paesino di campagna.

Alla povera bambina non era concesso nemmeno di giocare nell’immenso giardino circostante la casa.

La bambina che visse due volte

Topolino // Audio fiaba

C’era una volta un Re, che non viveva più tranquillo, dal giorno in cui una vecchia indovina gli aveva detto:

– Maestà, ascoltate bene:
Topolino non vuol ricotta;
vuol sposare la Reginotta;
E se il Re non gliela dà,
Topolino lo ammazzerà.

Il Re consultò subito i suoi ministri; ed uno di loro disse:

– Maestà, è mai possibile che un topolino voglia sposare la Reginotta? Io credo che quella donna si sia beffata di voi.

Clicca su “Leggi tutto” per ascoltare la fiaba.

Topolino // Audio fiaba

Il campo di margherite e la vera bellezza

Al limite della città di Meraviglia, c’era un bellissimo prato ricolmo di margherite e tutte se ne stavano tranquille e beate a prendere il sole, in attesa che i contadini le venissero a raccogliere per abbellire le loro tavole.

Un giorno accadde che tra queste, ne spuntasse una diversa dalle altre.

“Come sei strana”, cominciarono a dirle “Sì, sei proprio stravagante”.

Il piccolo fiore non sapeva neppure che cosa volesse dire quella parola e quindi non ci fece caso.

Il campo di margherite e la vera bellezza

Un vocabolario per lo squalamaro

Domitilla, Priscilla e Camilla sono tre gemelline che vivono in un bel paese in riva al mare, in una casetta che si trova a cinquanta piedi, dieci talloni e due pollicioni  dalla spiaggia. Non c’è quindi da stupirsi se le sorelline conoscono più il mare che i propri nonni, che non vedono quasi mai perchè abitano in un’altra città.

Qualche giorno fa, le gemelline mi hanno raccontato un fatterello che è stato una lezioncina per tutti gli abitanti del paese, sindaco compreso. Questo strano avvenimento è accaduto niente poco di meno che ad agosto, quando l’orchestra del paese suonava tutte le sere nella piazzetta principale, accompagnata da due ballerini. Clown, giocolieri, mangiatori di fuoco e granite con panna attiravano un fiume di persone da ogni parte, venute per divertirsi e mangiare in compagnia.

Un vocabolario per lo squalamaro

Il bambino che non rideva mai

C’era una volta nel paese di Sorrisi un bimbo che non rideva mai. Sua madre, Anna Gioia, rideva e gioiva in ogni occasione, sin da quando, piccina, il padre, Giannino, un uomo “alto 2 metri e uno sgabello” ma secco come uno “spillone”, come dicevano la mamma e la nonna, la portò al circo a vedere i pagliacci. Il padre, Walter Felici, era felice di nome e di fatto.

Tutto il paese era famoso per lo spirito giocoso e spensierato dei suoi abitanti. Poi, in una strana giornata primaverile di pioggia era nato lui, il piccolo Luigino e tutto era cambiato. Da quel giorno, l’estate si era fatta più corta e meno calda, l’inverno più lungo e più freddo. Gli uccellini non fischiettavano al caldo tepore dei raggi del sole che non splendeva in cielo come nel passato ovvero prima che nascesse il piccolo Luigi. Nel paese tutti, uomini, animali e cose pensavano che fosse colpa del bimbo che non rideva mai. Anzi piangeva sempre: se aveva fame piangeva; se aveva sonno piangeva; se aveva sete piangeva; se aveva voglia di uscire a fare una passeggiata piangeva….. ecco, piangeva proprio sempre!

Il bambino che non rideva mai

Il principe serpente // Audio fiaba

“Il principe serpente” è un’antica fiaba persiana, dall’autore sconosciuto tramandata per via orale nei secoli.

[…]

C’erano una volta un re ed un visir che erano amici da lunga data.

Entrambe le loro mogli aspettavano un bambino e decisero che se fossero nati un bambino e una bambina li avrebbero poi fidanzati e fatti sposare, ma quando nacquero, la moglie del re ebbe un serpente, mentre la moglie del visir una bellissima bambina.

[…]

Clicca su “Leggi tutto” per ascoltare l’audio fiaba.

Il principe serpente // Audio fiaba

Tzirighina

Questa è la storia di Tzirighina, una piccola lucertola verde originaria della Sardegna.

Come ogni anno era arrivata la primavera e la piccola lucertola, che aveva riposato tutto l’inverno al calduccio in un cumulo di sabbia calda e asciutta, si era svegliata e aveva messo fuori la testolina. In autunno la Mamma, una bellissima lucertola verde, lunga ed elegante, che aveva tante macchioline marrone scuro sul dorso e gli occhi grandi e brillanti, l’aveva salutata e le aveva spiegato che le lucertole dormono tutto l’inverno. Si chiama andare in letargo. Però, con l’arrivo della primavera, il sole caldo le invita a saltare fuori per correre veloci dopo aver scaldato ben bene la schiena.

Tzirighina

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