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Tutte le fiabe che parlano di "cucina"

La più completa raccolta di fiabe, favole e racconti brevi che parlano di "cucina", tra le migliaia inviate da tutti gli autori di "Ti racconto una fiaba".

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Celestino Mingherlino e la marmellata di alchechenge

Ortensia la Fata della Lana era un’instancabile lavoratrice.

Viveva assieme alla figlia Betulla in un grande Castello al di là del Monte Alto.

All’interno del Castello, Ortensia dirigeva un grosso centro di produzione della lana a livello artigianale, che esportava in tutto il mondo.

Migliaia di fate erano impegnate nella realizzazione di splendidi capi di lana pregiata accuratamente selezionata dalla stessa Ortensia, che si recava personalmente a visionare capre e pecore presso un allevamento specializzato, piuttosto lontano, oltre le colline diametralmente opposte al paese, e al Monte Alto.

Celestino Mingherlino e la marmellata di alchechenge

Celestino Mingherlino e l’Omino di Pan di Zenzero

Celestino Mingherlino avrebbe avuto ospiti certi suoi pronipotini che vivevano in un’altra città e, per l’occasione, voleva riservare loro un’accoglienza degna di zio.

Non conoscendo esattamente i loro gusti in fatto di giocattoli, pensò di preparare qualche dolcetto, di cui i nipotini erano ghiotti.

In realtà Celestino Mingherlino non era un esperto in dolci, dato che a lui non piacevano e poi, diciamocelo, a una certa età è sempre meglio non esagerare.

Trascorse allora quasi un’intera giornata a spulciare ricettari alla ricerca di qualcosa di semplice ma goloso.

“ Ecco qua: omini di pan di zenzero. Dolce anglosassone tipicamente natalizio” lesse mentalmente Celestino.

Celestino Mingherlino e l’Omino di Pan di Zenzero

La storia del cibo

Tanto tempo fa, vivevan due amiche, chiamate con i nomi delle lor pietanze preferite. 

Carbonara e Tartina avevano un legame speciale, che nessuno era in grado di spezzare.

Nella loro città, chiamata Martini, tutti mangiavan cibi divini.

Un giorno arrivò un temporale che costrinse le due a scappare.

Ma dove? 

La storia del cibo

Il mostro delle ciambelle

Sapete perché le ciambelle hanno il buco? È una storia molto antica, che i pasticceri tengono segreta…

Tanto tempo fa esisteva un mostro assai dispettoso e molto, molto goloso, che prendeva d’assalto le cucine dove si preparavano dolci: entrava di soppiatto, e… GNAM!!! Biscotti, torte farcite, budini, caramelle, cioccolatini, cornetti…  Divorava tutto con grande avidità.

A quel tempo, le ciambelle erano dei soffici panini pieni di un ripieno squisito, il più buono mai creato al mondo, che a dire il vero era anche il preferito del mostro.

Ogni volta che i pasticceri tornavano in cucina non trovavano più niente, così con i clienti dovevano inventare mille scuse e dire che non c’era nulla da vendere.

Temendo di rimanere senza lavoro, i più grandi Mastri Pasticceri si riunirono per trovare una soluzione. “Non si può continuare così! Dobbiamo fare qualcosa!”.

Clicca su “Leggi tutto” per la video fiaba!

Il mostro delle ciambelle

Il fantastico viaggio di una mozzarella in carrozza

Quanti kilometri può percorrere una mozzarella in carrozza? “Boh, dipende dalla carrozza” dice uno. “Se ha due cavalli, almeno 40 km orari.”

“Se invece è di grossa cilindrata ed ha i 700 ronzini di una Ferrari può arrivare a toccare anche i 350” dice l’altro. “Naaaaaaaaaaaaa” dice l’altro ancora. “La mozzarella in carrozza è lenta come una tartaruga.”

Come venirne a capo? Forse è il caso di rivolgere il domandone al cuoco Matteo, che  abita a Roma ed ha il ristorante sempre pieno, tanto è bravo. “Chef” tiene a precisare Matteo, quando gli pongo il difficilissimo quesito.

Il fantastico viaggio di una mozzarella in carrozza

La Clementina

Chi vi presento questa mattina?
La dolce e cara zia Clementina!
Tutta paillettes, lustrini e bigioux,
unghie laccate e capelli all’insù.

Sfreccia veloce in macchinina.,
va in giro e svuota ogni vetrina,
di tutto compra qualche dozzina,
poi torna a casa con la “spesina”  
e si mette ai fornelli della cucina.

La Clementina

La banca dei sogni

In questa fiaba intendo spiegare che quando qualcuno si sveglia e non si ricorda un sogno, non è che non se lo ricorda ma è perché ha finito completamente i sogni. Vi racconto una fiaba a questo proposito.

C’era una volta una bambina molto piccola,di 4 anni, che andava al secondo anno di Scuola Materna, si chiamava Beatrice.

Aveva una famiglia di tre persone: mamma, papà e sorella di 11 anni che andava in prima media, si chiamava Francesca.

Beatrice era molto solare, allegra e spensierata, ma ultimamente i suoi pensieri erano oscurati da un incubo: aver finito i sogni.

Infatti era così ogni notte; Beatrice piangeva, urlava, dicendo che aveva finito i sogni. Ogni notte questo si ripeteva e non c’era modo di calmarla!

La banca dei sogni

La chiave dei desideri

Abbiamo lasciato i nostri eroi a festeggiare la vittoria su Macchianera ed a godersi la laurea ad honorem in  Magia antinquinamento , distesi sul prato verde smeraldo davanti al bosco, ancora annerito e un po’ asfittico, ma in via di guarigione.                        

Il vecchio Phlippus, ancora commosso dalle gesta dei tre maghetti, si godeva la scena con un sorriso compiaciuto, nascosto sotto i baffoni bianchi.

Costanza però cercava ancora qualcosa, girava lo sguardo inquieto allargando il raggio d’azione fino alla cerchia dei cortigiani in festa e degli gnomi verdi, intenti a cucinare misteriosi manicaretti a base di fughi porcini, fettuccine all’uovo, e supplì croccanti.

La chiave dei desideri

La cipolla del casale

filastrocca ispirata al racconto musicale omonimo

Per il monte passeggiando
Salutando e fischiettando
La cipolla cerca amici
Forse per andare in bici
Con il mais e la patata
L’amicizia non è nata
Il fagiolino dice no
Il pomodoro no ci sto’
La cipolla triste e sola
Solo il grillo la consola
Si ritira in cantina

La cipolla del casale

Una porticina molto speciale

Molto, molto lontano da qui, c’è un paese che si chiama Nonsoloporte e lì viveva una piccola porticina tanto infelice perché nessuno la voleva. Era molto piccola, brutta e tutta storta ed aveva la maniglia rotta. Non era colpa sua se l’avevano costruita male ed era sempre presa in giro e derisa dalle altre porte. Per questo motivo stava tutto il giorno in un angolo del negozio e guardava la gente che entrava ed usciva. Era così triste e sola, avrebbe fatto di tutto per avere un amico.

Un giorno entrò nel negozio un uomo che voleva una porta per la cameretta del figlio.

“E’ molto malato” si confidò con il negoziante “Piange tutto il giorno ed i medici non sanno che cosa abbia. Speriamo che questa bella porta colorata gli dia un po’ di gioia”.

Una porticina molto speciale

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