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Nella testa di un capolino (di camomilla)

testa camomilla

Chi può sapere cosa passa per la testa della gente? Nessuno, in verità. Non si può leggere nel pensiero, questo lo sanno tutti. A volte si riesce a indovinare, ma solo se si conosce bene bene bene la persona e, anche così, si può sbagliare.

Se è difficile leggere nel pensiero di una persona, figuriamoci quanto è complicato sapere cosa ha in testa un capolino. Uno potrebbe credere che ci siano solo pensieri tranquilli, visto che col capolino si fanno gli infusi di camomilla, quelli che la nonna ci fa bere per tranquillizzarci un po’ quando siamo più nervosi… macché, toglietevelo dalla testa! Un capolino può essere più agitato di me e di voi messi insieme: perché? Perché deve sempre calmare gli altri e non ha mai tempo per sé, ad esempio.

Poi, perché anche un capolino ha i suoi momenti neri: rovistando ben bene nella sua testa gialla, in questi casi troveremmo pensieri come tempeste e, se bevessimo una camomilla fatta con un capolino così, avrebbe l’effetto contrario. Ma come si fa a saperlo, questo è il punto? La questione è spinosa.

Vorrei poter dire che basta guardare bene il capolino in questione, vedere se dà segni di inquietudine, ad esempio muovendosi al minimo alito d’aria, ma non sono sicura che sia sufficiente a capire con che tipo di capolino abbiamo a che fare.

Una nuova teoria vuole che si tocchi la parte gialla del capolino per sentire se è troppo calda: se scotta, allora è una testa calda e non ci porterà che guai; se invece è tiepida o fredda, allora ci possiamo fidare. Siamo di fronte a un capolino calmo e rilassato, forse addirittura compassato, che ci potrà infondere (con l’apposito infuso) tutta la calma di cui abbiamo bisogno.

Chi fa l’infuso a tarda sera per dormire sonni sereni, sa che deve tenere i capolini — perché in questo caso ne serve più d’uno — nell’acqua calda per qualche minuto (credo siano cinque o sei, ma non ci posso giurare), dopodiché ci siamo: la camomilla è pronta.

A questo punto bisogna versarla in una bella tazzona, magari colorata per fare più allegria, e poi berla a sorsi lenti, con una punta di filosofica concentrazione.

I capolini, che conoscono il loro valore, rilasciano nell’acqua dove hanno sostato per il tempo dell’infusione tutte le loro proprietà. Generosi capolini, si lasciano spremere per la nostra serenità e poi, all’occorrenza, seccare. Danno tutti loro stessi, e non chiedono altro se non che la loro essenza sia bevuta col rispetto che le si deve.

Dopo aver bevuto la rilassante bevanda, ci si sente già più sereni, pronti ad affrontare la notte e i sogni che possono venire.

Tutto questo, lo ripeto, se il capolino è un tipo tranquillo. Altrimenti tanto vale bere un bicchiere d’acqua: il risultato per il sonno e la serenità sarebbe lo stesso.

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