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Tutte le fiabe che parlano di "sacrificio"

La più completa raccolta di fiabe, favole e racconti brevi che parlano di "sacrificio", tra le migliaia inviate da tutti gli autori di "Ti racconto una fiaba".

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Il fiuto speciale di Arco

C’era una volta, neanche tanto tempo fa, un cane di nome Arco. Apparentemente era un cane come tutti gli altri: di razza meticcia, stazza media, pelo lungo nero e occhi color ambra. A distinguerlo dagli altri cani era sin da cucciolo, quel suo fiuto a dir poco particolare.

Non è che di udito e vista ne avesse di meno, erano altrettanto sviluppati, ma del fiuto, così raffinato, potevano essere invidiosi i migliori cani da caccia.

Il proprietario di Arco era il Taglialegna del paese, un omone robusto, burbero, chiuso e solitario, dai modi poco gentili. Taglialegna non s’interessava molto del suo cane. L’aveva preso per fare la guardia alla sua legna e una volta che gli dava da mangiare e bere, per lui finiva lì.

“Non ha il guinzaglio, lo lascio libero di girare attorno alla casa, insomma, è soltanto un cane, cosa vuole di più?!”

Il fiuto speciale di Arco

Dudù, la farfalla generosa

Dudù era una farfalla nata male, non aveva colori.

Da che mise piede sulla Terra aveva capito che qualcosa in lei non funzionava; osservava le compagne librarsi leggere nell’aria con splendide tinte ad accarezzare il cielo, mentre lei era nata completamente bianca.

Capì della sua diversità tutte le volte che quelle dispettose delle compagne la tenevano alla larga, senza darle spiegazioni.

E allora lei, una mattina più triste del solito, prese coraggio e chiese all’amica di stanza, con una punta di dolore: “Perchè non parli mai con me? cosa hanno le altre che io non ho?”

Dudù, la farfalla generosa

L’omino di panspeziato

C’era una volta una vecchina che sapeva fare dolci meravigliosi.

Un giorno, mancava poco a Natale, preparò un bellissimo e dolcissimo omino di panspeziato.

Per occhi aveva due uvette marroncina, per naso una ciliegina candita, per bocca una mandorla.

Tutta soddisfatta mise l’omino di panspeziato in una teglia e lo infilò nel forno.

Ma subito dopo sentì bussare insistentemente alla porticina del forno e una vocina che gridava:

“Fammi uscire !! Fammi uscire!!”

L’omino di panspeziato

La favola del mondo

Questa è la storia di Marco, che ha amato Cloe ed è nata Talia, che ha amato Armando ed è nato Astolfo, che ha amato Noor ed è nata Aisha, che ha amato Juan ed è nata Concha, che ha amato Victor ed è nato Antoine, che ha amato Brenda ed è nato Abraham, che ha amato Gudrun ed è nata Inga, che ha amato Fedor ed è nata  Avdot’ya, che ha amato Masud ed è nata Bahar, che ha amato Ayodele ed è nato Akello, che ha amato Asako ed è nata Aiko, che ha amato l’uomo che l’ha cercata lungo i confini del mondo, in Italia, Grecia, Arabia, Spagna, Francia, Inghilterra, Svezia, Russia, Iran, Africa, Cina e Giappone.

Quell’uomo si è fermato quando ha deciso che la terra di Aiko era la sua casa e il suo pane, la sua acqua ed il suo gruppo, la sua sposa e i suoi figli.

La favola del mondo

La leggenda della tigre Kalkin

Dedicato a Diane Fossey, Fateh Singh Rathore e Richard O’Barry, eroici custodi e difensori dei gorilla di montagna, delle tigri e dei delfini. Si racconta che nella più antica jungla dell’India, Vishnu, il Signore di tutte le creature viventi, si è nascosto per risolvere i mali del mondo e ristabilire il Dharma, l’ordine della Natura.

Da quando l’Uomo si crede l’essere più potente del pianeta Terra, l’ordine cosmico è in pericolo.

Il collo di Vishnu è adorno di una ghirlanda fatta con tutti gli esseri viventi dell’Universo.

Nessuno di essi può vivere senza tutti gli altri e se l’Uomo insisterà nella sua vana presunzione, una perla della sacra collana di Vishnu si sfilerà e tutto il mondo cadrà nell’abisso di Mara, il Dio della Morte. Per ristabilire l’armonia della vita, Vishnu, chiamò nella foresta del Karnataka, uno dei suoi potenti Avatara: Kalkin.

La leggenda della tigre Kalkin

L’usignolo e la rosa

– Ha detto che ballerà con me se le porterò delle rose rosse – si lamentava il giovane Studente – ma in tutto il mio giardino non c’è una sola rosa rossa.

Dal suo nido nella quercia lo ascoltò l’Usignolo, e guardò attraverso le foglie, e si meravigliò:

– Non ho una rosa rossa in tutto il mio giardino! – si lamentava lo Studente, e i suoi begli occhi erano pieni di lacrime.

– Ah, da qual sciocchezze dipende la felicità! Ho letto gli scritti di tutti i sapienti, conosco tutti i segreti della filosofia, ciononostante la mancanza di una rosa rossa sconvolge la mia vita!

– Ecco finalmente un vero innamorato – disse l’Usignolo. – Notte dopo notte ho cantato di lui, nonostante non lo conoscessi: notte dopo notte ho favoleggiato la sua storia alle stelle, e ora lo vedo. I suoi capelli sono scuri come i boccoli del giacinto, e le sue labbra sono rosse come la rosa del suo desiderio; la sofferenza ha reso il suo volto simile a pallido avorio e il dolore gli ha impresso il suo sigillo sulla fronte.

L’usignolo e la rosa

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