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Tutte le fiabe che parlano di "natura"

La più completa raccolta di fiabe, favole e racconti brevi che parlano di "natura", tra le migliaia inviate da tutti gli autori di "Ti racconto una fiaba".

Il Pittore dai Pennelli Fatati

C’era una volta un pittore di nome Marley, un ometto molto bizzarro che amava pitturare, era molto bravo e usava mettersi in giardino con la sua tela per creare i suoi quadri.

Una mattina come tante, usci da casa portando con se, la sua tavolozza dei colori, il suo cavalletto e una tela bianca come il latte, che aspettava solo di essere riempita dei pastelli più belli.

Si sistemò in giardino come al solito, si mise in testa il suo cappello preferito e cominciò a creare..dopo poco però le nuvole che passeggiavano sopra di lui, cominciarono a bisticciare tra loro, una diceva all’altra “fammi passare per favore..””no”rispondeva l’altra birbona..”perché no?ti ho chiesto per favore””lo so”disse la nuvola birbona “ma non ho voglia di spostarmi””allora ti sposterò io”disse la prima nuvola..”se solo ci provi…”rispose la nuvola birbona…

Il Pittore dai Pennelli Fatati

Il bosco di Connemara

Era un autunno di tanto tempo fa, un autunno come tanti, quando i colori delle foglie si tinteggiavano dei colori più caldi come per prepararsi al rigido inverno.

L’aria fresca del pomeriggio era solita formare una nebbiolina che si diradava tra i vecchi rami degli alberi nel fitto bosco di Connemara, in Irlanda.

Popolato da una grande varietà di essere viventi, Connemara non era un bosco come gli altri, aveva qualcosa di speciale che nemmeno gli abitanti della contea sapevano spiegare.

Il bosco di Connemara

Una storia d’estate

Tanto tempo fa, quando ancora non erano nati i treni e gli aerei, Madre Natura aveva in mano un pennello di un solo colore.

Era giallo e ogni volta che voleva dipingere, lo intingeva nel Sole.

Fu così che disegnò l’estate, rubando ai raggi un po’ d’oro per il grano maturo, prendendo un po’ di luce inventò i girasoli.

Per caso, una goccia di giallo cadde nel blu del mare e le onde si tinsero di verde smeraldo: verdi furono le foglie e verdi i prati dove le margherite sembravano tante stelle .

Una storia d’estate

Topolina, la ragazza topo

Un uomo camminava lungo la sponda di un fiume. Vide un corvo che teneva nel becco una topolina.

Gli lanciò contro una pietra. Il corvo lasciò andare la bestiola, che cadde nell’acqua. L’uomo la trasse in salvo e se la portò a casa.

Quell’uomo non aveva figli. “Ah!” egli sospirava, “se questa topolina fosse una ragazza!”.

Ed ecco che il suo desiderio si avverò e la topolina si trasformò in ragazza.

Quando fu grande, l’uomo le domandò: “Chi vuoi sposare?”.

La ragazza rispose: “Voglio per marito il più forte di tutti”.

Topolina, la ragazza topo

Una strana amicizia

In un bosco, non tanto lontano da quì, un orso bruno usciva dalla sua tana per andare, come ogni mattina, a pesca di salmoni.

Non sapendo che quella mattina sarebbe stata diversa dalle altre, avvicinandosi alla riva del fiume  nel punto dove le rapide sono molto forti e rumorose, l’orso udì un lamento.

“Aiutatemi, vi prego, sono bloccato quì tra le rocce e se non torno subito nell’acqua, morirò”.

E poi ancora “aiuto …..aiuto….aiuto”.

Mentre l’orso aveva già l’acquolina in bocca dalla mattina appena sveglio, vide una coda agitarsi da dietro un grosso sasso ed avvicinatosi meglio notò che la coda apparteneva ad un grosso salmone; forse il salmone più grande che avesse mai visto nella sua vita.

Una strana amicizia

Nel cuore della quercia

Appollaiata sul ramo più alto, come una sentinella sulla torre di un maniero, la guardiana della quercia scrutava pensierosa l’orizzonte. Per scacciare la calura agitava tra le zampe una robusta foglia, che muovendo l’aria le scompigliava le piume leggere del capo, creandole attorno una maestosa aureola intermittente.

Aveva strappato a malincuore quella foglia al suo vecchio albero posto al centro del piccolo giardino pubblico, unica oasi verde in quel desolato quartiere industriale soffocato da mostruosi palazzi. Era il mese di agosto e, come ogni anno, la città semideserta boccheggiava aspettando l’autunno per ritrovare, col sapore della vita frenetica, la mitezza dei primi mesi autunnali.

Nel cuore della quercia

L’Albero di Natale parlante

Nei giorni che precedono il Natale, Oliver e Sara, si recano assieme alla loro mamma in un vivaio per acquistare un albero di Natale, felici si apprestano a sceglierne uno da poterlo così adornare di tante luci e palline colorate. Dopo averne visti alcuni decidono per un albero di abete. Soddisfatti fanno ritorno a casa sistemano l’albero in un bel vaso, dopo di che, iniziano ad addobbarlo. Per prima posizionano le luci, poi una alla volta le palline colorate. Mentre i due fratelli  sono intenti  ad allestire l’albero, si ode all’improvviso una piccola vocina che esclama: “Hoi! Hoi! Mi fai il solletico!”

Sara e Oliver si guardano in viso sbalorditi.

“Hai udito anche tu?” chiede sottovoce Sara.

“Certo!” risponde incuriosito il fratello.

” Ma chi sarà mai? Non vedo nessuno oltre noi!” replica Sara.

I due bambini nonostante ciò continuano ad ornare l’albero, ma dopo un po’ di tempo si ode nuovamente la vocina che esclama: “Siete proprio birichini, volete farmi morire dal solletico?”

L’Albero di Natale parlante

L’odore del sole

Con l’età i ricordi lontani affiorano, è pura verità, sta succedendo anche a me infatti ricordo  l’odore de sole che percepivo nell’ora della siesta, obbligata, quando ero bambina sfollata in Piemonte.

Mentre aspettavo l’ora di sgattaiolare fuori seguivo il raggio di sole che entrava dagli scuri accostati da mia mamma, che pensava dormissi, invece rilassatissima odoravo il sole che mi portava odore di polvere pulita formata dalla terra frantumata dagli zoccoli dei buoi  passati al mattino, quando la terra era ancora umida dalla notte mentre le ruote del carro l’incidevano profondamente formando un binario dal fondo e pareti lisce, lucide.

Ancora odoravo il mio raggio amico che mi portava odore del vecchio legno degli scuri riverniciati decine di volte e ormai irrimediabilmente screpolati e ruvidi come la pelle di un elefante sotto il sole e per ultimo, battendo il mio raggio sul materasso riempito di foglie secche delle pannocchie del granturco, emanava pure quello un odore di caldo sole estivo.

L’odore del sole

Arbor e l’albero della vita

In un piccolo boschetto di latifoglie, vicino a un misero ruscello, vi era un fiorente villaggio di gnomi. Arbor, come tutte le mattine si stava attrezzando per la raccolta delle mele mature che attendevano pazientemente di essere mangiate.

Il giovane gnomo aveva appena 110 anni, possedeva dei lunghi capelli rosso fuoco che svolazzavano leggeri attorno a un viso dai lineamenti sottili e delicati, nascosti dalla folta capigliatura si intravedevano due occhi blu come il mare che quando venivano contemplati erano capaci di far ritornare in mente vecchi ricordi felici.

Dopo aver controllato attentamente l’equipaggiamento composto da cestello, coltellino, bomboletta di insetticida biologico e un magro pranzo al sacco; si avviò lentamente lungo lo stretto sentiero che conduce alle verdi colline coltivate al di là del bosco.

Arbor e l’albero della vita

Il fabbricante di alberi d’acciaio

Aisha non si stancava mai di fare domande e suo nonno, un vecchio capo tribù, rispondeva sempre.

Una sera, vedendo il sole sparire fra le colline, Aisha chiese al nonno: “dove va il sole?”

“Torna a casa” rispose il vecchio capo tribù. “Proprio come gli uomini e le donne dopo il lavoro.”

“Qual è la sua casa?” ribatté allora la bimba.

“Un bosco di querce da sughero grande e verde, dove il sole abita insieme ad altre creature.”

“Dai racconta!” incalzò Aisha.

Il fabbricante di alberi d’acciaio

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