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Tutte le fiabe che parlano di "fate"

La più completa raccolta di fiabe, favole e racconti brevi che parlano di "fate", tra le migliaia inviate da tutti gli autori di "Ti racconto una fiaba".

re-tuono

Re Tuono

C’era una volta un Re che aveva un vocione così grosso e forte, da poter essere udito benissimo fino a dieci miglia lontano. Quando parlava, pareva tuonasse; e per ciò gli avevano appiccicato il nomignolo di re Tuono.

I Ministri e le persone di corte, dovendo praticare con lui tutti i giorni, diventavano sordi in poco tempo; ed era una disperazione. La povera gente che andava a chiedere giustizia ci rimetteva un polmone per farsi sentire, e spesso spesso non riusciva. Gli affari correvano a rotta di collo; la gente non ne poteva più.

Ma, come dire al Re:

– Maestà, siete voi che fate assordire i Ministri?

Re Tuono

Rosaspina e il ladro gentiluomo

– Oh Romeo, Romeo! Perché sei tu Romeo…. Stupido gattaccio obeso, non fai altro che trascinarti dal tappeto al divano, dal divano al tappeto, ma ti sembra?! Povera me, povera me, cosa ho fatto per meritarmi questo.. E non invece un bel siamese con gli occhioni blu…._

Rosaspina afferrò Romeo, un enorme gattone dal pelo fulvo, e lo fece piombare sul sofà, tanto solo lì voleva stare, accanto al fuoco scoppiettante e possibilmente con la pancia piena di croccantini, ma mica quelli del supermercato. Ah no. Dovevano essere sapientemente scelti, triturati e mescolati dallo chef di fiducia che inventava nuove ricette appositamente per il gatto.

Rosaspina e il ladro gentiluomo

Costruzioni magiche

C’era una volta una bambina; il suo nome era Luisa.

La sua famiglia era povera. Lei non aveva giochi ma solo un quadernetto e una matita per poter giocare con la fantasia.

Un giorno vide una ragazza, il suo nome era Marta, fecero subito amicizia.

Marta regalò delle costruzioni (oggi diremmo del LEGO) a Luisa e lei stava tutto il tempo a giocare. Un giorno però scoprì una cosa molto strana: stava costruendo un cane viola, e le costruzioni si trasformarono in un cagnolino viola che la leccava tutta.

Chiamò Marta che le disse che quelle costruzioni le aveva trovate in un bosco vicino alla capanna di un fata. Loro allora andarono lì e entrarono nella capanna. Trovarono la fata che piangeva.

Costruzioni magiche

Il piccolo cuore

C’era una volta un piccolo cuore, ma proprio piccolo piccolo, tanto che il suo lieve battito si sentiva appena.

Un  giorno, non si sa come nè quando, questo piccolo cuore si ritrovò  in un luogo misterioso e cominciò a piangere silenziosamente.

Le fate stavano facendo la loro passeggiata giornaliera e notarono fra le foglie di malva, al bordo del sentiero, una cosina tutta rossa che non era sicuramente una fragola. Beh, era il piccolo cuore, naturalmente. Le fatine si fermarono di botto assai incuriosite. Fata-farfalla lo raccolse delicatamente nella sua mano cercando di asciugargli le piccole lacrime, poi lo mostrò alle sue compagne che lo ammirarono stupefatte perché non avevano mai visto nulla di simile dalle loro parti.

Il piccolo cuore

Il pianto delle fate

La vita per i due innamorati, Dono e Splendente,  trascorreva felice.

Non avevano bisogno di null’altro  che del loro amore. Ma dopo un anno di vita insieme, cominciarono a sentire  dentro il loro cuore qualcosa di non ben definito, una specie di sfarfallio, già, come il volo di una farfalla imprigionata, che fosse un desiderio che non riusciva a volare? Decisero di chiamare questo non so che “voglia matta”.

Ecco, non era come la smania di mangiare le more o le fragole del sotto bosco e neppure come l’irrefrenabile voglia di andare a  correre lungo la spiaggia e cavalcare le onde, che sapevano di poter appagare, era proprio una strana voglia, matta, appunto!

A volte era così invadente che  si sentivano molto turbati, ma non appena l’elfo Dono strofinava il proprio naso sul naso di fata Splendente, ritornava la gioia e la serenità che da sempre li abbracciava. Dall’alto della   loro  casa, il cipresso,  guardavano la vita del mondo animarsi e quando cresceva l’esigenza di avere degli amici intorno, non potevano fare a meno di scendere e confondersi  con gli alberi e i fiori. 

Il pianto delle fate

Costanza e le mele fatate

Mancavano pochi giorni a Natale e anche per i nostri maghetti era tempo di scrivere la letterina con i propri desideri. Nelle loro stanzette, nel cuore dell’albero gigante che ospitava la scuola di magia, i nostri eroi componevano la loro richiesta di doni.

Nell’asilo-nido della scuola era giunto, intanto, un quarto maghetto, cugino di primo grado di Greta, Costanza e Federico. Si chiamava Filippo e sgambettava felice di essere approdato in un’isola molto particolare e piena di fascino arcano e, anche se non sapeva ancora scrivere, parlava benissimo il linguaggio silenzioso dei maghi in età pre scolare, fatto di sguardi, gesti e sorrisi.

Costanza e le mele fatate

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