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Tutte le fiabe della categoria "Le vostre fiabe"

La più completa raccolta di fiabe, favole e racconti brevi appartenenti alla categoria "Le vostre fiabe", tra le migliaia inviate da tutti gli autori di "Ti racconto una fiaba".

razzismo

Auguri

Piangeva nella mangiatoia. Bue ed asinello a scaldare. Tutti i bimbi piangono quando nascono. Uguali. Piangeva nella calda incubatrice dell’ospedale. Macchina amniotica. Tutti i bambini piangono quando nascono. Uguali. Piangeva sulla fredda terra d’Africa, pavimento… Auguri

Il coraggio dell’amicizia

Si narra che nella foresta di Akima, vivesse un branco di lupi guidato da una giovane femmina. Il suo nome era Redrose. Aveva il manto bianco  ed occhi di fuoco. Per cercare  cibo,  erano costretti a spostarsi, poiché con la crescita della città, la vegetazione era diminuita e di prede  ne erano rimaste poche. Redrose era buon capobranco e tutti, anche i lupi più anziani ubbidivano ai suoi comandi.

Nella cittadina vicino, si era da poco trasferita una famiglia che possedeva un  batuffolo di nome Nuvola. Era un dolce gattino bianco di pochi mesi. Curioso ed intraprendente. Data la sua giovane età, non conosceva nulla del mondo, neanche la paura.

Il coraggio dell’amicizia

Libero di …

Chi non è libero-di, nel mondo incantato del qui-tutto-puoi?

I bambini sono liberi-di giocare, di fare i compiti, di mangiare il dolce dopo due mandarini, di dormire quando vogliono dopo un’ora di TV la sera.

Gli adolescenti sono liberi-di andare a scuola, incontrare gli amici dopo le ripetizioni di latino, raccontare la propria giornata a tavola tutti insieme, mandare SMS agli amici dopo cena, aggiornare il proprio stato su Facebook prima di andare a dormire.

Le donne sono libere-di lavorare mentre i figli sono al nido pubblico, fare shopping dopo avere pensato a cosa fare per cena, abbracciare il marito quando torna di buon umore, pensare a sé stesse prima di addormentarsi, per cinque minuti.

Libero di …

Se si arrabbiano loro …

C’era una volta una città, Villantica, costruita sulle sponde dell’Argentello, un torrente vivace e ricco di vita. Un po’ fuori, nei dintorni di Villantica, scorrevano due grandi fiumi, uno laggiù, a mezzogiorno e l’altro là, dove, la notte, vedi la stella polare. La gente amava quei fiumi, il Vorticone e il Granflutto, perciò, per averli più vicini, scavò solchi profondi che percorsero la città in lungo e in largo e così le acque dei due fiumi vi si riversarono allegre.

Finalmente l’Argentello non era più solo e fu felice di scambiare quattro chiacchiere con i nuovi arrivati, i canali.

Era bello assistere agli allegri schiamazzi che facevano, quando sulla superficie della loro liquida chioma spumeggiante, avanzavano le imbarcazioni degli umani e i cigolii delle ruote dei mulini mosse dalla loro corrente gli fecero tanta compagnia…

Se si arrabbiano loro …

L’orsetto goloso e il gufo musone

Nel bosco si diceva che tra tutti gli animali il più scontroso e musone fosse il gufo; nessuno però era mai riuscito a parlare con lui perché passava tutto il giorno a riposarsi in mezzo alle fitte foglie di un gigantesco albero.

Spesso i pregiudizi, anche se privi di fondamento, con il tempo diventano certezze. In realtà il gufo, come ogni altro animale notturno, usciva dalla sua tana solo quando tutti gli altri animali dormivano profondamente: per questo motivo non aveva mai avuto modo di incontrare nessuno di loro. In quel bosco viveva anche mamma orsa e i suoi tre piccoli, che trascorrevano tutto il tempo a giocare e a divertirsi tra di loro. I tre orsetti andavano matti per il miele, e quando mamma orsa riusciva a scovare un alveare, tutti insieme facevano delle grandi scorpacciate.

Uno dei piccoli però, era molto più discolo e disobbediente degli altri due, e si allontanava spesso per combinare qualche marachella. Infatti, durante una meravigliosa giornata di primavera, l’orsetto impertinente sentì nell’aria un profumino dolciastro e assai familiare, e senza avvertire la sua famiglia se ne andò per la sua strada.

Seguendo quell’odorino delizioso, il cucciolo curioso giunse ai piedi di un albero cavo, e senza pensarci un attimo, infilò il suo musetto nella fessura per controllare cosa ci fosse dentro: il suo nasino aveva fiutato un alveare pieno zeppo di miele!

L’orsetto goloso e il gufo musone

L’esperimento

Tanto tempo fa, in un paese di cui nessuno ricorda il nome, i bambini e gli adulti cominciarono a litigare per ogni sciocchezza. L’equilibrio di quella comunità si era spezzato, e mentre i bambini non facevano che piangere e fare i capricci, gli adulti, a causa del cattivo umore, non riuscivano a combinare nulla di buono. Ogni cosa sembrava andare a rotoli a causa di quegli stupidi litigi, e nessuno riusciva a ritrovare la serenità perduta. Insomma, il mondo sembrava girare al contrario per quegli scellerati, e poco importava che gli uni o gli altri avessero ragione, tanto era grave che non si arrivasse a capo della questione.

Si sa, queste balordaggini avvengono solo nel mondo degli uomini, perché per gli animali non c’è il tempo necessario per litigare per le sciocchezze. Infatti ogni animale del pianeta sa bene che tutte le forze e le energie devono essere impiegate solo per sfamare se stessi ed i cuccioli, il resto ha ben poca importanza! Ma a questo non avevano pensato né i bambini né tanto meno gli adulti di quella comunità.

L’esperimento

Il fiume vanitoso

A primavera il fiume si era svegliato con delle strane idee

in capo. Forse le piogge primaverili che stavano riempiendo il suo letto erano avvelenate da qualche pasticcio chimico, forse quelle quattro villette a schiera, un po’ pretenziose, a dire il vero, che avevano costruito vicino alle sue sponde gli avevano montato la testa, forse l’età … fatto sta che era cambiato, aveva cominciato a sentirsi chissà chi.

– Sono un fiume di prima classe, sono di serie “A”, non posso mescolare le mie acque con nessuno, io vengo da molto lontano!

Il fiume vanitoso

Ti puoi fidare del maghetto dalla barba verde?

Sì, bambini piccoli e grandi, questa storia me l’ha raccontata una bella, anziana signora che ho incontrato sul treno, quello che porta a Pistoia e che viaggia tra i monti dell’Appennino. Eravamo in partenza alla stazione di Bologna e si parlava del più e del meno, quando un nome, Marcello, gridato da qualcuno fuori dal treno, illuminò lo sguardo della sconosciuta…

– Marcello…. conoscevo un ragazzo di nome Marcello…

disse sorridendo al suo ricordo e il treno partì e il racconto ebbe inizio.

– Ero appena andata in pensione e i miei bimbi mi mancavano molto, così accettai di dare qualche lezione a quel ragazzino strano che …

Tra una galleria e l’altra, la luce inondava ora una montagna che sembrava la testa di un lupo, ora una cima orlata dalle ali di un gigantesco falco in picchiata, come se fosse stato catturato nella pietra per sempre e poi lo sguardo spaziava tra i boschi e il  verde disteso tra le valli. Come non farsi rapire, immersi in quella magia, dalle parole della signora dai capelli bianchi, disegnati da sottili fili azzurrati e dalla sua voce dolce, che narrava lenta e quieta come solo i vecchi sanno fare?

Ti puoi fidare del maghetto dalla barba verde?

Il giardiniere

Franco viveva al quarto piano di un palazzone, nella periferia ” bella” della sua grande città. Non che ci si vivesse male, lì: vita tranquilla, rispettabile ed un elegante giardino condominiale sul quale si affacciavano quattordici appartamenti, più o meno tutti uguali e c’era gente gentile  ed educata che vi abitava, insieme alle proprie grandi, ingombranti, importanti… automobili!

Tutto rientrava nei canoni richiesti ( da chi, poi?), come la sua stanza grande e luminosa, come il silenzio che accompagnava le vite di quelle quattordici famiglie, così discrete e lontane…. Ora, però, Franco sentiva che in lui qualcosa era cambiato, ora non riusciva più a guardare quel grande edificio, senza notare che sapeva di vecchio, di triste, di dimesso.

Il giardiniere

Pèopo cerca casa

– Accipicchia, che guaio!

Matteo guardò stupito l’amico che borbottava i suoi pensieri camminando su e giù per la stanza, mentre i suoi lunghi e sottili baffi viola serpeggiavano inquieti ed accarezzavano la punta degli stivali dalle grandi fibbie argentate.

– Che c’è, Pèopo? Perché sei così preoccupato?

– Che c’è? C’è che tra poco tu compirai sette anni ed io, lo sai, dovrò cercare un altro bambino, un bimbo piccolo com’eri tu, quando ti ho incontrato. Ti ricordi? Cercavi di fare un castello con il fango, laggiù, in giardino, sotto le dalie appena annaffiate ed eri tutto nero, tutto coperto di malta!

Adoro i bimbi inzaccherati, ti ho scelto per quello! Pèopo cerca casa

Pompea la volpe rossa

C’era una volta nella fitta vegetazione di un meraviglioso Bosco Lontano, una bellissima volpe dal pelo fulvo di nome Pompea.
Dal carattere dolce e sincero, sempre allegra e solare, gentile e garbata con tutti, agile e scattante col suo fisico leggiadro di uno splendore abbacinante, un giorno la creatura era stata chiamata dalla bella Natura insieme a tutte le sue sorelle per accompagnare con le proprie danze la grande Festa della Primavera, così da annunciare all’intero creato l’arrivo della bella stagione.
Ed entusiasta all’appello, la radiosa volpacchiotta aveva accettato sin da subito col cuore a mille, pronta a sfoggiare il meglio delle sue qualità.

Pompea la volpe rossa

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