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Tutte le fiabe di Lisa5

Questa la raccolta personale di Lisa5. Puoi contribuire anche tu al progetto "Ti racconto una fiaba" inviando i tuoi testi attraverso l'apposita pagina invia la tua fiaba.

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Se si arrabbiano loro …

C’era una volta una città, Villantica, costruita sulle sponde dell’Argentello, un torrente vivace e ricco di vita. Un po’ fuori, nei dintorni di Villantica, scorrevano due grandi fiumi, uno laggiù, a mezzogiorno e l’altro là, dove, la notte, vedi la stella polare. La gente amava quei fiumi, il Vorticone e il Granflutto, perciò, per averli più vicini, scavò solchi profondi che percorsero la città in lungo e in largo e così le acque dei due fiumi vi si riversarono allegre.

Finalmente l’Argentello non era più solo e fu felice di scambiare quattro chiacchiere con i nuovi arrivati, i canali.

Era bello assistere agli allegri schiamazzi che facevano, quando sulla superficie della loro liquida chioma spumeggiante, avanzavano le imbarcazioni degli umani e i cigolii delle ruote dei mulini mosse dalla loro corrente gli fecero tanta compagnia…

Se si arrabbiano loro …

Il fiume vanitoso

A primavera il fiume si era svegliato con delle strane idee

in capo. Forse le piogge primaverili che stavano riempiendo il suo letto erano avvelenate da qualche pasticcio chimico, forse quelle quattro villette a schiera, un po’ pretenziose, a dire il vero, che avevano costruito vicino alle sue sponde gli avevano montato la testa, forse l’età … fatto sta che era cambiato, aveva cominciato a sentirsi chissà chi.

– Sono un fiume di prima classe, sono di serie “A”, non posso mescolare le mie acque con nessuno, io vengo da molto lontano!

Il fiume vanitoso

Ti puoi fidare del maghetto dalla barba verde?

Sì, bambini piccoli e grandi, questa storia me l’ha raccontata una bella, anziana signora che ho incontrato sul treno, quello che porta a Pistoia e che viaggia tra i monti dell’Appennino. Eravamo in partenza alla stazione di Bologna e si parlava del più e del meno, quando un nome, Marcello, gridato da qualcuno fuori dal treno, illuminò lo sguardo della sconosciuta…

– Marcello…. conoscevo un ragazzo di nome Marcello…

disse sorridendo al suo ricordo e il treno partì e il racconto ebbe inizio.

– Ero appena andata in pensione e i miei bimbi mi mancavano molto, così accettai di dare qualche lezione a quel ragazzino strano che …

Tra una galleria e l’altra, la luce inondava ora una montagna che sembrava la testa di un lupo, ora una cima orlata dalle ali di un gigantesco falco in picchiata, come se fosse stato catturato nella pietra per sempre e poi lo sguardo spaziava tra i boschi e il  verde disteso tra le valli. Come non farsi rapire, immersi in quella magia, dalle parole della signora dai capelli bianchi, disegnati da sottili fili azzurrati e dalla sua voce dolce, che narrava lenta e quieta come solo i vecchi sanno fare?

Ti puoi fidare del maghetto dalla barba verde?

Il giardiniere

Franco viveva al quarto piano di un palazzone, nella periferia ” bella” della sua grande città. Non che ci si vivesse male, lì: vita tranquilla, rispettabile ed un elegante giardino condominiale sul quale si affacciavano quattordici appartamenti, più o meno tutti uguali e c’era gente gentile  ed educata che vi abitava, insieme alle proprie grandi, ingombranti, importanti… automobili!

Tutto rientrava nei canoni richiesti ( da chi, poi?), come la sua stanza grande e luminosa, come il silenzio che accompagnava le vite di quelle quattordici famiglie, così discrete e lontane…. Ora, però, Franco sentiva che in lui qualcosa era cambiato, ora non riusciva più a guardare quel grande edificio, senza notare che sapeva di vecchio, di triste, di dimesso.

Il giardiniere

Pèopo cerca casa

– Accipicchia, che guaio!

Matteo guardò stupito l’amico che borbottava i suoi pensieri camminando su e giù per la stanza, mentre i suoi lunghi e sottili baffi viola serpeggiavano inquieti ed accarezzavano la punta degli stivali dalle grandi fibbie argentate.

– Che c’è, Pèopo? Perché sei così preoccupato?

– Che c’è? C’è che tra poco tu compirai sette anni ed io, lo sai, dovrò cercare un altro bambino, un bimbo piccolo com’eri tu, quando ti ho incontrato. Ti ricordi? Cercavi di fare un castello con il fango, laggiù, in giardino, sotto le dalie appena annaffiate ed eri tutto nero, tutto coperto di malta!

Adoro i bimbi inzaccherati, ti ho scelto per quello! Pèopo cerca casa

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