E la penna sognò
La penna a sfera Lella apparteneva a uno scrittore che era agli esordi. Tutti i giorni, egli riempiva decine e decine di pagine che poi cestinava perché non gli piacevano. Questa situazione creava ansia in… E la penna sognò
La più completa raccolta di fiabe, favole e racconti brevi che parlano di "scrittura", tra le migliaia inviate da tutti gli autori di "Ti racconto una fiaba".
La penna a sfera Lella apparteneva a uno scrittore che era agli esordi. Tutti i giorni, egli riempiva decine e decine di pagine che poi cestinava perché non gli piacevano. Questa situazione creava ansia in… E la penna sognò
Zarqa è una principessa infelice. Lei può avere tutto ciò che vuole: gioielli da sfoggiare durante le cerimonie, vestiti di seta e diamanti, cuscini ricamati con fili d’oro, giardini con i fiori più belli e… Gli occhi azzurri della principessa
C’era una volta una penna, che solitaria, se ne stava sul davanzale della finestra di una classe elementare. Forse dimenticata da qualche bambino sbadato, in posizione privilegiata osservava curiosa le lezioni che si svolgevano all’interno.… Nerina, la penna che tornò a scrivere
Un bel pomeriggio Arianna era a casa dei nonni. Mentre la nonna cuciva, lei era seduta al tavolino e stava facendo i compiti. Anzi, stava ancora cercando di iniziarli. Arianna infatti doveva scrivere un tema:… Un errore … magico
La storia del leone che non sapeva scrivere Di: M. Baltscheit e M. Boutavant Edizioni: Motta Junior Videolettura prodotta dal Laboratorio di Comunicazione e Narratività dell’Università degli Studi di Trento-Rovereto diretto da Marco Dallari. Gli… La storia del leone che non sapeva scrivere // Video fiaba
C’era una volta Paulette, una scimmietta che adorava scrivere. Era servizievole, allegra e una gran coccolona, non si stancava mai di ricevere carezze.
A soli quattro anni aveva imparato a leggere e scrivere, senza l’aiuto di nessuno. Aveva un talento innato.
Adorava mostrare i suoi racconti a papà Martin e mamma Soleil, ma loro la ingiuriavano, esortandola a lasciar perdere, in quanto giocare con la scrittura significava svolgere un mestiere da fame, duro e privo di soddisfazioni.
La mamma le ripeteva sovente: “Oggi nessuno legge più i libri cartacei, ci sono gli ebook, la televisione, internet, lascia perdere, tu devi fare il medico, se non vuoi ridurti in miseria”.
Qualche mese fa, a scuola ci hanno assegnato un compito per la settimana seguente: dovevamo scrivere un testo intitolato “Che lavoro farò da grande?” e spiegarne il perchè.
Tornai a casa, mi misi comoda, andai in camera mia e, sulla scrivania avevo carta e penna… in testa non avevo idee, non sapevo cosa scrivere; in realtà non avevo mai, ma dico mai pensato al fututro.
Alcuni giorni dopo, mi iniziarono a gironzolare per la testa delle idee, delle strane idee. Visto che solo a pensarle erano idee assurde, non scrissi nulla sula foglio; era ancora bianco e vuoto come quando l’avevo tirato fuori dal pacco… Mi stavo addormentando, grazie alla mia sorellina che la notte prima, piangendo, non mi aveva fatto chiudere occhio, tutta la notte a fissare il buio soffitto della camera. Mi stesi sul letto e nel giro di pochi minuti, mi addormentai. Aprii gli occhi e, mi ritrovai in uno strano posto.
L’elegia delle cose
e dei gesti in esse accordati
La danza del guardare
per prendere e l’aver preso
Toccare appena ci si è mossi
a farlo
“Nella, si era alzata; era andata
alla finestra ed aveva accostato
le imposte, come se anche a lei
la luce desse fastidio.”
L’ho tradotto nel mio mondo del
visivo mentale
L’andare verso lo spingersi a
Il concatenare gesti
L’attenta analisi del fare
Il riporre per conservare