La parola più bella
Una A , sì una “a” di albero , era seduta in un bel prato , ma era sola e triste . Vide poco distante una M , proprio una “m” di mucca e la… La parola più bella
La più completa raccolta di fiabe, favole e racconti brevi che parlano di "parole", tra le migliaia inviate da tutti gli autori di "Ti racconto una fiaba".
Una A , sì una “a” di albero , era seduta in un bel prato , ma era sola e triste . Vide poco distante una M , proprio una “m” di mucca e la… La parola più bella
Scrivere una
lettera dell’alfabeto
udire il suo suono
il simbolo grafico
vedere il tuo nome
Mi potresti dire dove posso
trovare le lettere dell’alfabeto?
“ Ehi …pss…psss.. sono qui.. vi va di ascoltarmi?”
Vi sembra strano che possa parlare ? Che possa avere dei pensieri ? E invece anche io ho un cuore e provo dei sentimenti come voi.
So che cosa pensate di me, che assomiglio a una stella, lo dite sempre .
Vi sento quando parlate di me, mi fate sentire la più bella delle foglie. Mi piace quando vi avvicinate a guardarmi e quando posso regalarvi un po’ della mia ombra e del mio riparo.Mi vedete attaccata al ramo dell’albero del giardino della vostra scuola e pensate che io sia qui solo per bellezza, invece sono viva, eccome se sono viva! Almeno per ora, perché so che l’autunno si sta avvicinando.
Cric, Croc e Sapientino si ritrovano a un convegno,
stan seduti in prima fila e ascoltano il discorso.
Va sul podio un dicitore che comincia a dissertare,
parla … parla a non finire, e fa gesti con le mani.
Cric annuisce con la testa, Croc inizia a sonnecchiare,
Sapientino sta in disparte, e ascolta assai interdetto.
Le era apparsa il giorno del suo sesto compleanno in un’alba di opale, aggrappata ad un ramo nodoso che, con un’arroganza insolita in un albero vecchio di molti secoli, si era spinto fino a lambire i vetri della sua finestra, facendoli risuonare con il suo martellante tong-tong, tong, tong – tong, tong tong tong, che uno zefiro marzolino, con tutte le dissonanze che il suo estro gli dettava, ripeteva all’infinito.
Tong – tong, tong tong tong, tong, tong tong tong…
Un’unica piccola goccia, piovuta chissà da dove, e come lei aggrappata ad un vecchio ramo nodoso.
Un timido raggio di sole sembrava giocare con quella stilla: l’ accendeva di rosso fuoco, poi, sparendo tra i rami, la trasformava in una perla lattiginosa, infine , filtrando tra il fitto fogliame, la screziava di vari colori.
Gemma aveva poco più di un anno quando i suoi nonni l’avevano accolta nella loro casa, poi anche la nonna, come i suoi genitori tanto tempo prima, era volata via. E d’allora era rimasta aggrappata, come quella piccola goccia, ad un vecchio ramo nodoso, suo nonno Gionò.
Gemma rimase a lungo a contemplare la goccia, temendo per la sua sorte e chiedendosi chi mai fosse: una goccia di rugiada, una stilla di pioggia, o piuttosto una lacrima sfuggita ad una stella innamorata?
C’era una volta una paese dove tutti gli abitanti usavano al contrario l’articolo indeterminativo. Per esempio per dire “uno casa” dicevano “una casa” e per dire “uno strada” dicevano “una strada”. Usavano cioè l’articolo femminile con il nome femminile e l’articolo maschile con il nome maschile…tutto si accordava perfettamente, ma che noia!
Era una paese davvero strano!
Tre parole, non di più. Nel Regno Silente sono tre quelle permesse. Tre misere parole. Le uniche possibili per liberare la propria voce. Tre parole. Muto prima. Muto tra una e l’altra. Muto poi. Tacere… Tre parole