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Tutte le fiabe che parlano di "parole"

La più completa raccolta di fiabe, favole e racconti brevi che parlano di "parole", tra le migliaia inviate da tutti gli autori di "Ti racconto una fiaba".

Sciopero!

In classe c’era un silenzio da paura. «POCHE STORIE, RAGAZZI!» tuonò la voce di Magisteri, il professore di italiano, battendo un fortissimo pugno sulla cattedra. Tutti i ragazzini sobbalzarono, contemporaneamente, sulle sedie; il colpo era… Sciopero!

pensieri di una foglia

“ Ehi …pss…psss.. sono qui.. vi va di ascoltarmi?”

Vi sembra strano che possa parlare ? Che possa avere dei pensieri ? E invece anche io ho un cuore e provo dei sentimenti  come voi.

So che cosa pensate  di me, che assomiglio a una stella, lo dite sempre .

Vi sento quando parlate di me, mi fate sentire la più bella delle foglie. Mi piace  quando vi avvicinate a guardarmi e quando posso regalarvi un po’ della mia ombra e del mio riparo.Mi vedete attaccata al ramo dell’albero del giardino della vostra scuola e pensate che io sia qui solo per bellezza, invece sono viva, eccome se sono viva! Almeno per ora, perché so che l’autunno si sta avvicinando.

pensieri di una foglia

Il fine parlatore

Cric, Croc e Sapientino si ritrovano a un convegno,
stan seduti in prima fila e ascoltano il discorso.

Va sul podio un dicitore che comincia a dissertare,
parla … parla a non finire, e fa gesti con le mani.

Cric annuisce con la testa, Croc inizia a sonnecchiare,
Sapientino sta in disparte, e ascolta assai interdetto.

Il fine parlatore

Ascolto parole

Ascolto parole di vetro,
ascolto parole lunghe, corte, senza metro.
Ascolto parole fatte di lettere e di suono,
che la tua bocca pronuncia come un dono.
Ascolto parole che suonano in armonia,
mentre la stanza s’accende di magia:
suoni caldi, freddi, un po’ stridenti,
pronunciati dalla lingua in mezzo ai denti.

Ascolto parole

Gemma e la piccola goccia

Le era apparsa il giorno del suo sesto compleanno in un’alba di opale, aggrappata ad un ramo nodoso che, con un’arroganza insolita in  un albero vecchio di molti secoli, si era spinto fino a lambire i vetri della sua finestra, facendoli risuonare con il suo martellante tong-tong, tong, tong – tong, tong tong tong, che  uno zefiro marzolino, con tutte le dissonanze che il suo estro gli dettava, ripeteva all’infinito.

Tong – tong, tong tong tong, tong, tong tong tong…

Un’unica piccola goccia, piovuta chissà da dove, e come lei aggrappata ad un vecchio ramo nodoso.

Un timido raggio di sole sembrava  giocare con quella stilla:  l’ accendeva di rosso fuoco, poi, sparendo tra i rami, la trasformava in una perla lattiginosa, infine , filtrando tra il fitto fogliame, la screziava di vari colori.

Gemma aveva  poco più di un anno quando i suoi nonni l’avevano accolta nella loro casa, poi anche la nonna, come i suoi genitori  tanto tempo prima, era volata via. E d’allora era rimasta aggrappata, come quella piccola goccia, ad un vecchio ramo nodoso, suo nonno Gionò.

Gemma  rimase a lungo a contemplare la goccia, temendo per la sua sorte e  chiedendosi chi mai fosse: una goccia di rugiada, una stilla di pioggia, o piuttosto una lacrima sfuggita ad una stella innamorata?

Gemma e la piccola goccia

C’era una volta unA paese

C’era una volta una paese dove tutti gli abitanti usavano al contrario l’articolo indeterminativo. Per esempio per dire “uno casa” dicevano “una casa” e per dire “uno strada” dicevano “una strada”. Usavano cioè l’articolo femminile con il nome femminile e l’articolo maschile con il nome maschile…tutto si accordava perfettamente, ma che noia!

Era una paese davvero strano!

C’era una volta unA paese

Tre parole

Tre parole, non di più. Nel Regno Silente sono tre quelle permesse. Tre misere parole. Le uniche possibili per liberare la propria voce. Tre parole. Muto prima. Muto tra una e l’altra. Muto poi. Tacere… Tre parole

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