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Tutte le fiabe di Lauretta

Questa la raccolta personale di Lauretta. Puoi contribuire anche tu al progetto "Ti racconto una fiaba" inviando i tuoi testi attraverso l'apposita pagina invia la tua fiaba.

sciopero

Sciopero!

In classe c’era un silenzio da paura. «POCHE STORIE, RAGAZZI!» tuonò la voce di Magisteri, il professore di italiano, battendo un fortissimo pugno sulla cattedra. Tutti i ragazzini sobbalzarono, contemporaneamente, sulle sedie; il colpo era… Sciopero!

Primavera

Era il 2016. Marzo stava terminando e l’Inverno, corrucciato e pensieroso, camminava avanti e indietro senza sosta, borbottando ogni tanto tra sè. Da qualche punto lontano arrivavano le voci concitate di Autunno e di Estate,… Primavera

Patata Novella

Sotto la copertina di terra, si stava proprio al calduccio. Troppo al calduccio. Novella si girò e rigirò venti volte: proprio non riusciva più a star ferma là sotto; si stava stretti e faceva un… Patata Novella

Dada e il tappagallo

Dada aveva tre anni ed era orgogliosa: anche per lei era arrivato il momento di andare a scuola!

Proprio come suo fratello Filippo, che di anni ne aveva ben sette e frequentava già la seconda elementare.

Per Dada, il primo giorno alla Scuola dell’Infanzia era stato splendido.

Aveva conosciuto due simpatiche maestre, che erano così gentili da non crederci. Poi aveva giocato con le costruzioni insieme a Giulio, un bambino coi capelli biondi e lunghi e aveva fatto merenda e aveva colorato alcuni fogli disegnati.

“Mi sono divertita tanto!” aveva detto alla sua mamma all’uscita da scuola; “Posso tornarci anche domani?”

“Ma certo che ci tornerai domani, Dada! A scuola si va tutti i giorni, stai tranquilla”

Dada e il tappagallo

C’era una volta…

Una mattina luminosa e gelida del freddo mondo dell’anno 2159, due bambini arrancavano su per una strada che era una lastra di ghiaccio: Enea camminava barcollando come un ubriaco, rischiando continuamente di scivolare.

Sua sorella, Penelope, si teneva al gancio della sua giacca termo-riscaldata e lo seguiva, timorosa anche lei di finire per terra.

-Vai piano- si lamentava -altrimenti scivoliamo e ci bagniamo-

-Non posso camminare più lentamente di così, siamo in ritardo! Ulisse ci sta aspettando già da un po’, saremo gli ultimi, vedrai-

Enea e Penelope erano sgattaiolati fuori di casa mezz’ora prima; i loro genitori erano in missione e nessuno poteva accorgersi di quella fuga. Ma non avevano potuto prendere il moto-jet, perché il sistema di sicurezza li avrebbe tracciati e scoperti. Il loro amico Ulisse li aveva contattati la sera precedente perché qualcuno del gruppo aveva fatto una scoperta interessante.

C’era una volta…

Il giardino di Brigitta

Non troppo vicino, ma nemmeno molto lontano da qui, c’era la casa di Brigitta.

La costruzione di per sé non era niente di speciale: una casa come tante, di mattoni rossi e con un grande portico ombreggiato.

Quello che era a dir poco spettacolare, era il giardino.

Nei dintorni non cresceva niente del genere: cipressi, querce e grandi faggi proteggevano, dall’alto delle loro fronde, un giardino dalle fioriture fantastiche. Farfalle e uccelli d’ogni tipo, svolazzavano rendendo quel giardino un posto da favola.

Del resto Brigitta non si sarebbe accontentata di niente di meno. Era ormai avanti con gli anni, ma vivace e attiva come una giovinetta.

Tutti quelli che abitavano nelle vicinanze, la ritenevano una vecchietta stravagante dato che la vedevano spesso comprare terriccio e concime oppure cercare riviste di giardinaggio, tosaerba, bulbi o vasi, ma non la incontravano mai al cinema o dalla parrucchiera.

Il giardino di Brigitta

Le favole sono stupide?

Era una fredda mattina di dicembre ed Elisa si stava preparando per andare a scuola; frequentava, orgogliosamente, la quarta elementare. Sua sorella Laura, tre anni più piccola, non ne voleva sapere di alzarsi dal letto.

“Fa freddo fuori!” strillava.

“Ma dai Laura!” la incitò la mamma, “Oggi a scuola la maestra Silvia vi legge le favole”

“Le favole sono stupide!” affermò con grinta Laura e si infilò con la testa sotto le coperte.

Elisa intanto aveva finito di bere il suo latte, aveva preparato lo zaino e si era imbacuccata con cappotto, sciarpa e guanti. Sua madre le infilò il berretto di lana, calzandoglielo fin sugli occhi e gridò, per farsi sentire da Laura: “Noi siamo pronte e ce ne andiamo! Qualcun altro vuol venire a scuola?”

Le favole sono stupide?

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