C’era una volta un piccolo anatroccolo, gli occhi grandi e verdi, il becco aguzzo e tanta, tanta voglia di arrivare.
Era tanto insignificante, o almeno così riteneva di essere, che andava per di qui e per di là ricoperto di splendide penne bianche, prese in prestito chissà dove, che avevano il potere di farlo apparire nel rilucente aspetto di un cigno.
Ammirato, amato, odiato per quelle splendide penne bianche, correva affannosamente, pieno di noia, gli occhi sempre più grandi e più verdi, il cuore sempre più piccolo e freddo: voleva arrivare e per arrivare non aveva bisogno di stupidi anatroccoli, ma solo di cigni che gli avrebbero finalmente aperto gli occhi sul mistero di un giardino incantato.
Il cignanatroccolo