Il Natale era alle porte e, in una piccola città piena di luci e vetrine decorate, viveva Tommaso, un bambino vivace, curioso… e un po’ pestifero. Amava fare scherzi a tutti: alla nonna nascondeva gli occhiali, alla mamma cambiava posto alle pentole, al papà metteva il sale nel caffè.
Rideva talmente forte che spesso lo sentivano anche i vicini del terzo piano.
Quell’anno, però, qualcuno stava per dargli filo da torcere.
Da un piccolo spiraglio della finestra della sua camera sgusciò dentro Pico, un elfo dal cappello verde storto, le orecchie appuntite e un sorrisetto furbo. Pico era il più dispettoso di tutti gli elfi di Babbo Natale, famoso al Polo Nord per combinare guai anche mentre dormiva.
Appena vide Tommaso, esclamò:
«Oh, finalmente un umano che mi capisce! Tu sembri uno che sa divertirsi!»
Tommaso rimase di stucco. «Un… un elfo vero? In casa mia?»
«Già!» rispose Pico, saltando sul comodino. «E ho sentito dire che sei un tipo niente male per gli scherzi… così ho pensato di farmi le vacanze qui!»
Da quel momento iniziò il caos.
Scherzi di Natale
La mattina seguente, la mamma di Tommaso urlò:
«Chi ha messo la marmellata nel tubetto del dentifricio?!»
Tommaso rise, ma Pico ridacchiò ancora più forte da sotto il letto.
Poi fu il turno del papà:
scese le scale, appoggiò i piedi sul tappeto… ma Pico aveva sparso sopra minuscole palline di gomma colorate. Il papà scivolò, rotolò fino in fondo alle scale e finì davanti all’albero di Natale come un pacco regalo!
E la nonna? Appena prese la teiera, si ritrovò in mano… una teiera che miagolava! Pico aveva deciso di trasformare temporaneamente il suo micio in una teiera ronfante.
La casa era nel caos più totale. Tommaso rideva, Pico rideva, ma gli adulti molto meno.
La grande lezione
Un pomeriggio, mentre Pico stava per far piovere palline di neve in salotto, Tommaso si fermò e sospirò:
«Pico… forse abbiamo esagerato.»
Pico lo guardò con sorpresa. «Esagerato? Ma io mi sto divertendo un mondo!»
Tommaso scosse la testa. «Sì, però la mamma è stanca, il papà è tutto indolenzito e la nonna non trova più il gatto… Forse gli scherzi fanno ridere solo chi li fa.»
L’elfo rimase in silenzio. Il suo cappello verde si abbassò un po’.
«Non ci avevo pensato… A volte dimentico che non tutti hanno la pelle da elfo.»
Fu allora che Pico ebbe un’idea. Una vera, grande idea natalizia.
Il Natale sistemato
Durante la notte, mentre la famiglia dormiva, Pico e Tommaso lavorarono come due piccoli folletti operosi.
Rimisero a posto ogni cosa.
Riordinarono la casa.
Decorarono l’albero con luci che sembravano stelle vere.
Fecero trovare alla nonna un bigliettino con scritto: «Scusa per la teiera-micio».
E lasciarono sul tavolo biscotti freschi e una lettera firmata: “Il Club degli ex-dispettosi”.
La mattina dopo, mamma, papà e nonna si guardarono intorno meravigliati. La casa brillava, profumava di cannella e il gatto, ancora un po’ stordito, faceva le fusa.
Tommaso sorrideva orgoglioso. Pico lo guardò e gli diede una piccola pacca sulla spalla:
«Vedi, amico mio? Gli scherzi sono belli solo se fanno ridere tutti. E tu hai appena imparato la magia più grande.»
La partenza di Pico
Il giorno della Vigilia Pico salì sul davanzale.
«È ora che torni al Polo Nord. Babbo Natale ha bisogno di me… e io ho una reputazione da difendere!»
Tommaso lo abbracciò. «Torna l’anno prossimo?»
«Se prometti di usare il tuo talento per portare sorrisi, non pasticci… forse sì!»
Gli fece l’occhiolino e scomparve in una nuvola di brillantini.
Tommaso restò a guardare il cielo, convinto di aver vissuto il Natale più incredibile di tutti.
E forse, da qualche parte tra le stelle, un piccolo elfo ridacchiava ancora.
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