Vai al contenuto
natale-piccola-fiammiferaia

Il Natale della piccola fiammmiferaia

– Brrr! Che gelo! Tu guarda se mi tocca fare gli straordinari anche la sera della Vigilia! E tutto per colpa di quello sfaticato di Oliver Twist, che il diavolo se lo prenda! Accidenti a quel Dickens… Che freddo..- brontolò Calpurnia, la piccola fiammiferaia, dirigendosi nel piazzale del paese.

Era la gelida notte della vigilia di Natale, e la bambina aveva una borsa di juta stracolma di scatole di fiammiferi, ben consapevole che non sarebbe riuscita a venderne nemmeno uno. Quale pazzo furioso si sarebbe sognato di uscire di casa proprio Quella sera, con Quella neve e Quel gelo?

– Intanto la lavata di capo e le cinghiate del principale me le piglio io!- esclamava furibonda Calpurnia tra sé e sé. Era una bimbetta di sette anni attiva e molto sveglia per la sua età, le disgrazie della vita l’avevano fatta crescere troppo in fretta.

Quanto avrebbe voluto essere al calduccio sotto le coperte con una tazza di brodo (l’unico lusso che si poteva concedere, solo in alcune occasioni, però), o magari davanti a un bel fuoco scoppiettante, a cantare carole e recitare poesie come tutti i bambini della sua età.

Il Natale della piccola fiammmiferaia

Il bell’anatroccolo

Il cigno Paolo nacque in una tempestosa notte di febbraio.

“Febbraio Febbraietto, corto e maledetto” ripeteva sempre mamma cigno.

E fu accontentata. Dovette ripararsi dietro a un cespuglio perché la pioggia battente avrebbe inzaccherato le sue uova.

Cessò la bufera, mamma cigno si addormentò dopo aver deposto le uova.

Passò del tempo e queste si schiusero.

Il bell’anatroccolo

Di notte tutti i gatti sono bigi

Se è vero che di notte tutti i gatti sono bigi, è proprio un bel problema.

Perché finché è giorno si riconoscono facilmente, e non corrono di certo il rischio di confondersi, ma di notte!

Di notte sono successi certi fatti da parlarne per un mese e anche di più.

Ad esempio l’altra sera, dopo aver guardato il tramonto sul fiume con tutta la famiglia, il gatto Paolone è sceso dal tetto con moglie e figliolini per andare a fare una passeggiata notturna.

Di notte tutti i gatti sono bigi

Storia del pesce fuor d’acqua

Un pesciolino, stanco di vivere nel mare, guizzò fuori per vedere com’era il mondo sulla terraferma.

Si guardò intorno, vide una tranquilla spiaggetta, e concluse che si poteva fare.

Il pesciolino fuor d’acqua decise di farsi un giretto al Luna Park, aveva proprio voglia di divertirsi.

Intanto negli abissi si chiedevano tutti che fine avesse fatto Alfredo (questo era il nome del pesciolino). Il polpo Casimiro era felice perché era in debito con Alfredo di mille conchiglie, avendo perso una partita a carte. La murena Dacia era depressa perché non sapeva più chi spaventare. L’ostrica Cecilia, una gran chiacchierona, non sapeva più con chi parlare.

Storia del pesce fuor d’acqua

Biancaneve caccia i nani

Bianca si svegliò come tutte le mattine alle 5.30.

L’attendeva una giornata campale. Come del resto tutte le sue giornate.

Era la casalinga più disperata che ci fosse sulla faccia della terra.

Elvio il principe l’aveva lasciata. Era scappato con Aurora, la Bella Addormentata.

Che così addormentata poi non era.

E la povera Bianca era rimasta da sola ridotta in schiavitù da sette perfidi nanerottoli.

Biancaneve caccia i nani

Una serata speciale

Il signor Enrico è un uomo in carriera, molto impegnato e molto soddisfatto.

Dirige un’azienda che produce bustine di zucchero, e gli affari vanno a gonfie vele.

I suoi dipendenti lo stimano, nonostante sia un uomo burbero e piuttosto esigente.

La sua famiglia è composta da una moglie casalinga, tre figli scolari, un gatto e un canarino.

In quest’ultimo periodo Enrico è molto impegnato a concludere certi affari con un’azienda con la quale vorrebbe realizzare un gemellaggio, decisione che gli costa molte sere in ufficio a fare conti, preparare relazioni, azzardare previsioni. E molte sigarette. D’altronde, a norma di uomo responsabile e risoluto quale egli è, Enrico vuole avere la situazione sotto controllo, e seguire passo dopo passo i progressi della sua azienda.

Una serata speciale

Storia di un maggiolino e di un bruco

Una mattina il maggiolino si svegliò particolarmente allegro.

Era giorno di mercato e sarebbe andato presto per poter scegliere tutto ciò che più gli piaceva. Voleva cucinare un delizioso pranzetto e trascorrere quel pomeriggio di ottobre al calduccio in poltrona davanti al focolare, che l’avrebbe protetto dai primi rigori dell’inverno.

Dopo un’abbondante colazione uscì di casa con sciarpa, cappello e ombrello, e si diresse verso la Grande Quercia, attorno alla quale ogni sabato veniva allestito il più grande mercato del bosco.

Già a quell’ora del mattino numerosi animaletti si erano radunati per potersi accaparrare le brioches e i croissants appena sfornati, con o senza marmellata, con o senza crema, con o senza cioccolata.

Alcune donnole si erano riunite a crocchio attorno al banco dei pizzi e dei merletti, per scegliere stoffe di qualità sopraffina con le quali confezionare camicette e vestiti per figlie e nipoti.

Storia di un maggiolino e di un bruco

Il rubinetto notturno

Da un po’ di tempo Anselmo faticava a prendere sonno, e una volta addormentato si svegliava infastidito. Dormiva in maniera discontinua.

Il mattino, appena alzato, era di pessimo umore, si sedeva a tavola in cucina e attendeva che sua moglie Nora gli versasse il caffè. Nero, amaro, bollente.

Ultimamente gli servivano più di due caffè, per carburare, e una volta schiaritosi le idee rimaneva taciturno e imbronciato per tutto il giorno.

Una notte, come al solito, si svegliò.
“Adesso voglio proprio vedere cos’è che mi disturba”, pensò, completamente lucido.

Il rubinetto notturno

Il miele degli angeli

Qualcuno conosce la vera origine degli spaghetti?

Nonna Ortensia, una saggia vecchietta che sapeva tutto, svelò alla nipotina Leofreda la storia dei “capelli d’angelo”, un tipo di spaghetti particolarmente sottile.
Mentre Ortensia preparava il pranzo infatti, Leofreda sembrava molto incuriosita da quella pasta dorata sottile, e la nonna raccontò alla bambina una leggenda sconosciuta ai più.

A Monteveglio, quando non esistevano ancora altri formati di pasta e si mangiavano solo spaghetti, alcuni uomini del paese si riunirono e conclusero che la cifra settimanale da spendere per comprare la pasta era piuttosto alta, ed escogitarono un modo per risparmiare.

Il miele degli angeli

Farfalla e Farfalena

PRIMA PARTE

Lola tirò su col naso e singhiozzò.
Piangeva cascate di lacrime da annegarci.
Non smetteva mai, e a volte piangeva fino ad addormentarsi.
Era così disperatamente triste da non avere la forza di volare, e rischiava di essere licenziata.
Lola era una Falena.
E questo era il suo dramma.
Vivere dovendo portare una croce tanto pesante era inimmaginabile. Il solo pensiero la opprimeva.
-Me misera…-, continuava a ripetere- me misera..-.
Era inconsolabile.
Avrebbe voluto essere una Farfalla.
Librarsi leggera e spensierata, scaldarsi le alucce al sole, volare di fiore in fiore.
Godere dei tiepidi raggi primaverili.

Farfalla e Farfalena

Exit mobile version