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La moneta del diavolo

Lungo una via ghiacciata dal gelo, un giorno un vecchio mendicante ricevette una moneta da uno sconosciuto. Tintinnava dentro il barattolo vuoto, come a dire: “Ehi! sono qui, prendimi!” Il vecchio la raccolse. Avrebbe voluto… La moneta del diavolo

Il pesciolino d’oro

Fiaba di Aleksandr Sergeevič Puškin. Sul mare-oceano, sull’isola di Bujan, c’era una volta una piccola casetta decrepita. In questa casa vivevano un vecchio con la sua moglie. Vivevano in grande povertà: il vecchio fabbricava le reti… Il pesciolino d’oro

Il sogno di Occhidicielo

Piccolo Uomo sembrava seduto in quella posizione da sempre: fissava, gli occhi persi nel vuoto, il fuoco che crepitava e sfolgorava di faville. La notte era fresca, non fredda, e la fiamma creava tutt’attorno un dolce tepore.

Grande Vecchio, più in disparte, espirava ogni tanto larghe volute di fumo: piccole nuvole che si allargavano lente quasi a nascondere la lunga pipa. Ogni tanto si faceva questo regalo, dopo mangiato e prima del sonno: una fumata di buon tabacco forte, aspro e duro come lo spuntone di una roccia.

Ad un certo punto, Piccolo Uomo ruppe la sua ipnosi.

«E’ male sognare, Grande Vecchio?».

Grande Vecchio manifestò stupore: «Che domanda strana, Piccolo Uomo: forse qualcuno te l’ha fatto credere? ».

Il sogno di Occhidicielo

Il boa e il vecchio

Un giorno i giovani di un villaggio decisero di mettere a morte tutti gli anziani poiché le persone ormai vecchie erano un peso per l’economia del villaggio.

L’unico dubbioso sul da farsi era un ragazzo di nome Asingo che, orfano di madre, non aveva intenzione di perdere anche l’amato padre per colpa dei suoi coetanei poco giudiziosi.

Così decise saggiamente di nascondere il vecchio genitore presso uno zio che stava nel villaggio vicino.

La notte seguente tutti gli anziani del villaggio di Asingo furono uccisi e la mattina si celebrarono i funerali solenni e le sepolture.

Passarono i mesi e il ragazzo spesso andava di nascosto a trovare il padre.

Il boa e il vecchio

Il mugnaio, suo figlio e l’asino // Audio fiaba letta da Marco Messeri

Spesso popolate  da animali parlanti, le favole di La Fontaine sono ricche di riferimenti critici e ironici alla società del XVII secolo e sono caratterizzate da uno stile allo stesso tempo raffinato e semplice, che ha profondamente rinnovato il genere letterario della favola.

La favola è narrata dall’attore Marco Messeri ed è disponibile per gentile concessione di Emons Audiolibri.

Abbiano i Greci antichi lode d’aver scoperto
pei primi dell’Apologo l’arte e il parlar coverto,
ma sia concesso ad altri, dopo di lor venuti,
di spigolar nei campi, che quelli hanno mietuti.
Di fantasia nel regno c’è qualche terra oscura,
ove i moderni possono correre l’avventura.
Su questo bel proposito un fatterello io so,
che al celebre Racanio Malerba un dì contò.

Clicca su “Leggi tutto” per ascoltare l’audio fiaba.

Il mugnaio, suo figlio e l’asino // Audio fiaba letta da Marco Messeri

La favola di un burattino

C’era una volta un vecchio burattinaio che aveva bisogno di burattini nuovi. Ora­mai i bimbi erano stanchi dei soliti personaggi. I suoi personaggi li costrui­va lui stesso: la mano non tremava nello scolpire il legno: né nel cucire i vestiti, né nell’annodare le sottili cordicelle. Così si recò nel bosco e, scelto il pezzo di legno che l’esperienza gli consigliava, se lo portò a casa. Non sapeva, però, che il bosco era incantato e che gli alberi racchiudevano anime dormienti in attesa che qualche evento le ridestasse. Gli era venuto proprio bene quel burattino; forse lo voleva diverso, ma le mani sembravano non ubbidirgli nello scolpire. A risultato ottenuto, però, non ne era scontento: aveva un aspetto ed uno sguardo dolci: ne avrebbe fatto un personaggio per parti da eroe, o comunque da difensore del Bene contro il Male.

La mente gli si schiarì piano piano. non sapeva perché si trovasse lì né chi fosse. Sentiva di essere vivo, di esserlo sempre stato, ma ora provava nuove sensazioni: il calore del sole, il fresco della brezza serale, l’inebriante silenzio delle notti del bosco e il dolce risveglio al canto degli uccelli e del ru­scello. Si guardò le mani, le giunture spigolose, i piedi, ed ogni cosa di sé che riusciva a vedere. Non cercava di capire chi fosse diventato e per quale motivo si trovasse in quelle spoglie: accetta­va la cosa e basta, perché sapeva che così era scritto che doveva es­sere e così era stato.

La favola di un burattino

Il mugnaio, suo figlio e l’asino

Abbiano i Greci antichi lode d’aver scoperto
pei primi dell’Apologo l’arte e il parlar coverto,
ma sia concesso ad altri, dopo di lor venuti,
di spigolar nei campi, che quelli hanno mietuti.
Di fantasia nel regno c’è qualche terra oscura,
ove i moderni possono correre l’avventura.
Su questo bel proposito un fatterello io so,
che al celebre Racanio Malerba un dì contò.

Questi del vecchio Orazio eredi abili e destri,
discepoli d’Apolline, a noi di stil maestri,
trovandosi una volta, soli, non so in qual parte,
in intimo colloquio di cuor, di mente e d’arte,
Racanio a dire uscì: – Malerba, o voi che tanto
viveste, e che del mondo sapete il tanto e il quanto,
avendo della vita disceso ogni gradino,
solvetemi un gran nodo intorno al mio destino.

Il mugnaio, suo figlio e l’asino

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