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Tutte le fiabe che parlano di "terra"

La più completa raccolta di fiabe, favole e racconti brevi che parlano di "terra", tra le migliaia inviate da tutti gli autori di "Ti racconto una fiaba".

Ode alla Terra

Dal tuo profondo nasce la vita
e dai al mondo ricchezza infinita.
L’acqua dal cielo disseta i tuoi solchi,
che piano piano germogliano tutti.

Discreta ti lasci baciare dal sole,
fedele rimane il tuo unico amore.
Da venti impetuosi difendi i tuoi figli,

Ode alla Terra

La leggenda della tigre Kalkin

Dedicato a Diane Fossey, Fateh Singh Rathore e Richard O’Barry, eroici custodi e difensori dei gorilla di montagna, delle tigri e dei delfini. Si racconta che nella più antica jungla dell’India, Vishnu, il Signore di tutte le creature viventi, si è nascosto per risolvere i mali del mondo e ristabilire il Dharma, l’ordine della Natura.

Da quando l’Uomo si crede l’essere più potente del pianeta Terra, l’ordine cosmico è in pericolo.

Il collo di Vishnu è adorno di una ghirlanda fatta con tutti gli esseri viventi dell’Universo.

Nessuno di essi può vivere senza tutti gli altri e se l’Uomo insisterà nella sua vana presunzione, una perla della sacra collana di Vishnu si sfilerà e tutto il mondo cadrà nell’abisso di Mara, il Dio della Morte. Per ristabilire l’armonia della vita, Vishnu, chiamò nella foresta del Karnataka, uno dei suoi potenti Avatara: Kalkin.

La leggenda della tigre Kalkin

Il giardino di nonna Costanza

Il giardino di nonna Costanza è poco più  grande di una piccola stanza.
E’ un fazzoletto tutto intero e vi manca solo un pero.
Ci trovi tutto,proprio ogni cosa:pesche,limoni e anche una…rosa.

Lei lo cura con tanto passione ,ci mette fatica ,piacere e sudore.
Come un figlio lo tiene protetto,e guai a chi strappa un solo rametto.

Con la pianta lei ci parla, le da l’acqua ,pulisce la terra e questa d’incanto diventa più bella
con foglie,fiori e colore e lei, la guarda con tanto amore.

Il giardino di nonna Costanza

Il bambino che parlava con la terra

 

C’era una volta un bambino che parlava con la terra.
Gli bastava soltanto accucciarsi e porgerle l’orecchio per sentirla parlare. Il bimbo e la terra giocavano insieme, nei pomeriggi di tutti i giorni dell’anno.
“Terra, terra, come giochiamo oggi?”
“Scavami bene, deposita un tesoro e coprilo di nuovo. Domani lo ritroverai.” E così il bimbo nascondeva il soldino che gli aveva dato la mamma, per ritrovarlo il giorno successivo.
“Terra, terra, cosa facciamo oggi?”
“Prepara le montagnette per far scivolare il trenino di legno. Oppure osserva bene le formiche e scopri dove vanno. Di sicuro, non ti annoierai.”

Il bambino che parlava con la terra

Un alieno sulla terra

Un giorno il re di Marte, Matrik, pensò di mandare sulla terra un suo fidato soldato, Riccardik, per imparare come si divertivano gli umani.

L’alieno preparò la sua navicella per il viaggio e dopo molti giorni nello spazio finalmente arrivò sulla terra.

Atterrò in una grande città e quando sbarcò della navicella si sentì molto disorientato. C’erano tantissime macchine tutte in colonna, le persone all’interno facevano strani gesti e parlavano da sole.

Un alieno sulla terra

Gemma e la piccola goccia

Le era apparsa il giorno del suo sesto compleanno in un’alba di opale, aggrappata ad un ramo nodoso che, con un’arroganza insolita in  un albero vecchio di molti secoli, si era spinto fino a lambire i vetri della sua finestra, facendoli risuonare con il suo martellante tong-tong, tong, tong – tong, tong tong tong, che  uno zefiro marzolino, con tutte le dissonanze che il suo estro gli dettava, ripeteva all’infinito.

Tong – tong, tong tong tong, tong, tong tong tong…

Un’unica piccola goccia, piovuta chissà da dove, e come lei aggrappata ad un vecchio ramo nodoso.

Un timido raggio di sole sembrava  giocare con quella stilla:  l’ accendeva di rosso fuoco, poi, sparendo tra i rami, la trasformava in una perla lattiginosa, infine , filtrando tra il fitto fogliame, la screziava di vari colori.

Gemma aveva  poco più di un anno quando i suoi nonni l’avevano accolta nella loro casa, poi anche la nonna, come i suoi genitori  tanto tempo prima, era volata via. E d’allora era rimasta aggrappata, come quella piccola goccia, ad un vecchio ramo nodoso, suo nonno Gionò.

Gemma  rimase a lungo a contemplare la goccia, temendo per la sua sorte e  chiedendosi chi mai fosse: una goccia di rugiada, una stilla di pioggia, o piuttosto una lacrima sfuggita ad una stella innamorata?

Gemma e la piccola goccia

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