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Tutte le fiabe che parlano di "sonno"

La più completa raccolta di fiabe, favole e racconti brevi che parlano di "sonno", tra le migliaia inviate da tutti gli autori di "Ti racconto una fiaba".

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Storia del ghiro sveglio

C’è un detto, “dormire come un ghiro”, molto diffuso.

Ma chissà se è poi vero che i ghiri sono così dormiglioni.

Pare proprio di no.

Ad esempio, prendiamo il ghiro Palmiro.

Costui vive nel tronco di un enorme albero secolare. Si nutre di ghiande, noci, nocciole, arachidi, ma anche foglie, è veramente un gran mangione.

È davvero simpatico e un gran lavoratore, a differenza degli altri ghiri suoi amici.

Eh sì, perché mentre questi sono sempre in letargo e chiusi nelle loro tane, il povero Palmiro soffre di insonnia.

Purtroppo, se inizialmente si pensava ad un disturbo dovuto allo stress da cibo

(paura tipica dei ghiri di rimanere senza nulla da mangiare), dopo una serie di meticolosi controlli, il dottor Tasso ha scoperto che si tratta di una patologia congenita.

Storia del ghiro sveglio

La banca dei sogni

In questa fiaba intendo spiegare che quando qualcuno si sveglia e non si ricorda un sogno, non è che non se lo ricorda ma è perché ha finito completamente i sogni. Vi racconto una fiaba a questo proposito.

C’era una volta una bambina molto piccola,di 4 anni, che andava al secondo anno di Scuola Materna, si chiamava Beatrice.

Aveva una famiglia di tre persone: mamma, papà e sorella di 11 anni che andava in prima media, si chiamava Francesca.

Beatrice era molto solare, allegra e spensierata, ma ultimamente i suoi pensieri erano oscurati da un incubo: aver finito i sogni.

Infatti era così ogni notte; Beatrice piangeva, urlava, dicendo che aveva finito i sogni. Ogni notte questo si ripeteva e non c’era modo di calmarla!

La banca dei sogni

Il rubinetto notturno

Da un po’ di tempo Anselmo faticava a prendere sonno, e una volta addormentato si svegliava infastidito. Dormiva in maniera discontinua.

Il mattino, appena alzato, era di pessimo umore, si sedeva a tavola in cucina e attendeva che sua moglie Nora gli versasse il caffè. Nero, amaro, bollente.

Ultimamente gli servivano più di due caffè, per carburare, e una volta schiaritosi le idee rimaneva taciturno e imbronciato per tutto il giorno.

Una notte, come al solito, si svegliò.
“Adesso voglio proprio vedere cos’è che mi disturba”, pensò, completamente lucido.

Il rubinetto notturno

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