Lo sciopero delle lettere
Si è mai sentito parlare di uno sciopero delle lettere? Eppure la storia che sto per raccontarvi parla proprio di questo strano fatto. E’ successo che un giorno, la lettera ” q” si è proprio… Lo sciopero delle lettere
La più completa raccolta di fiabe, favole e racconti brevi che parlano di "sciopero", tra le migliaia inviate da tutti gli autori di "Ti racconto una fiaba".
Si è mai sentito parlare di uno sciopero delle lettere? Eppure la storia che sto per raccontarvi parla proprio di questo strano fatto. E’ successo che un giorno, la lettera ” q” si è proprio… Lo sciopero delle lettere
Era una bellissima giornata e il Sole come al solito aveva preso il suo posto, come un soldato sull’attenti, a vigilare e illuminare, le meraviglie del mondo. Ma, all’improvviso, il Sole disse: “Basta! Sono stufo… Il Sole vuole fare sciopero
Un tempo di tanto tempo fa …
Una giacca di un gran tessuto pregiato, e con tanti bottoni dorati, durante la sua quotidiana e serena passeggiata in compagnia del suo amico sigaro, vide sulla strada una tuta blu tutta stracciata e piena di buchi.
Essa era seduta a terra, con le spalle riverse su un cancello di una fabbrica appena chiusa e aveva il viso tutto rigato dalle lacrime.
Era disperata e chiedeva aiuto! Necessitava al più presto di un pò di tessuto per riparare i propri strappi – l’inverno era alle porte e sarebbe morta sicuramente dal freddo.
L’elegante e sensibile giacca si commosse e cercò in tutti i modi di aiutare la povera tuta.
Già da una settimana sul bosco cadeva una pioggerella incessante e malata, di quelle che impregnano l’aria di umido, un umidiccio fastidioso che ti si insinua nelle ossa e ti fa venire tutti gli acciacchi.
Celestino Mingherlino si sentiva così, stanco, malaticcio e acciaccato.
Era un po’ preoccupato, lui sempre così arzillo e allegro e scattante, si ritrovava col mal di schiena e con uno strano umore sospeso tra la pigrizia e la noia: cominciava le cose e le lasciava a metà, andava alla finestra, andava a fare la pipì, tornava in salotto, si sedeva, si alzava, intrappolato in un’impazienza che non esplodeva in nulla di creativo.
Le settimane successive fu anche peggio: la pioggia si alternava ad acquazzoni violenti, con certi fulminacci e certi tuoni che ti facevano sobbalzare da sotto uno spesso strato di coperte, proprio mentre eri lì lì per cascare nel sonno.