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Tutte le fiabe che parlano di "magia"

La più completa raccolta di fiabe, favole e racconti brevi che parlano di "magia", tra le migliaia inviate da tutti gli autori di "Ti racconto una fiaba".

Pierino Pierone e la Strega Bistrega

C’era una volta un bambino che vide un albero di pere: ci salì sopra e cominciò a mangiarle. Sotto il pero passo la Strega Bistrega che gli disse con la sua piccola vocina:”Come ti chiami bel bambino?

E lui :”Pierino Pierone”

“Pierino Pierone dammi una pera con la tua bianca manina, che a vederle, son sincera, sento in bocca l’acquolina!”

Pierino Pierone pensò:”Questa strega vuol mangiare me, non le pere”.

Così, invece di scendere dall’albero, le buttò la pera; ma la pera cadde lontano.

La Strega disse di nuovo con la sua piccola vocina:”Pierino Pierone dammi una pera con la tua bianca manina, che a vederle son sincera, sento in bocca l’acquolina!”

Pierino Pierone e la Strega Bistrega

insalata

Insalata di fiabe

Prendere un po’ di “Cenerentola”, mescolare con i sette nani fuggiti dal castello della “Bella Addormentata nel bosco” e diretti verso il paese delle meraviglie, girare per bene con tanta fantasia, aggiungere un pizzico di magia  e..buon appetito!                 

“INSALATA DI FIABE” è un lavoro molto creativo e divertente che si ispira alla “grammatica della fantasia” di Gianni Rodari in un percorso didattico/laboratoriale , attraverso un gioco creativo in cui vengono “mescolati”i personaggi di fiabe diverse. Eccone un esempio realizzato dagli alunni della Classe III Scuola Primaria Rodari-PZ

Insalata di fiabe

Le avventure di Camilla

Questa è la storia di un folletto suonerino e delle sue amiche gnome.

Un giorno, e per la precisione era un martedi mattina, questo folletto suonerino, che si chiama ik, era nel bosco vicino casa, era uscito per farsi una passeggiata fino al mercato.

Arrivato al mercato , vide una bancarella con un bellissimo organetto e incominciò a urlare “Ioioioio è mio è mio mio”.

La gente si giro’ a guardare questo folletto un po’ strano, e tutti iniziarono a pensare che fosse un po’ matto !!

Il fatto è che quell’ organetto ebbe un nome ( Camilla.).

Ebbene, quel martedi mattina incontro’ una piccola gnoma che annusava un fiore, e con il viso faceva buffe faccette, vedendo la scena lui scoppio’ a ridere e la gnometta di nome Aifos si alzò e la risata di Ik si fece piu’ fragorosa quando si accorse che la sua faccia era diventata gialla del polline del fiore.

Le avventure di Camilla

Alberto e la tartarughina

“37, 37, 37…”. Alberto continua a ripetersi nella mente il numero TRENTASETTE: sono i giorni che mancano al termine dell’anno scolastico.

Uscito come al solito a fatica dal letto e poi, ancora a fatica, dal bagno e infine da casa, sta andando a scuola, anche in questo mattino di aprile, stranamente gelido. La mamma, proprio per quel freddo, lo aveva obbligato a mettersi il cappello.

Alberto cammina adagio e ripete quel numero per consolarsi un po’.

In un prato vicino al fosso, lungo il tragitto, si ferma di scatto. Aveva sentito un lamento da dietro un cespuglio.

Si avvicina e vede un esserino che sta piangendo. Pare una tartaruga, ma ha qualcosa di strano: è  senza corazza.

Alberto non aveva mai visto una tartaruga così. E lui di animali se ne intende. Sono infatti la sua vera passione. Film, documentari, figurine, libri illustrati: se trattano di animali, attirano la sua curiosità, altrimenti li guarda un attimo e poi si mette a fare altro.

Mai aveva visto una tartaruga senza corazza.

Alberto e la tartarughina

Il pifferaio magico // audio fiaba

Il pifferaio di Hameln è una fiaba tradizionale tedesca, trascritta, fra gli altri, dai fratelli Grimm.

È anche nota come Il Pifferaio Magico o con altri titoli simili.

Si ritiene che essa sia stata ispirata da un evento tragico realmente accaduto nella città tedesca di Hameln in Bassa Sassonia, nel XIII secolo.

Il più antico riferimento a questa fiaba si trovava in una vetrata della chiesa della stessa città di Hameln e risalente circa al 1300. Della vetrata si trovano descrizioni su diversi documenti del XIV e XVII secolo, ma pare che essa sia andata distrutta. Sulla base delle descrizioni, Hans Dobbertin ha tentato di ricostruirla in tempi recenti. L’immagine mostra il Pifferaio Magico e numerosi bambini vestiti di bianco.

Si pensa che questa finestra sia stata creata in ricordo di un tragico evento effettivamente accaduto nella città. Esisterebbe tuttora una legge non scritta che vieta di cantare o suonare musica in una particolare strada di Hameln, per rispetto nei confronti delle vittime. Nonostante le numerose ricerche, tuttavia, non si è ancora fatta luce sulla natura di questa tragedia (vedi qui per un elenco di ipotesi).

In ogni caso, è stato appurato che la parte iniziale della vicenda, relativa ai ratti, è un’aggiunta del XVI secolo; sembra dunque che la misteriosa vicenda di Hamelin avesse a che vedere solo con i bambini. (Paradossalmente, l’immagine del Pifferaio seguito da un esercito di topi è quella che la maggior parte delle persone associano a questa fiaba, magari senza ricordare nient’altro della vicenda).

Introduzione tratta da Wikipedia.

Versione audio a cura di Audiofiabe per bambini di Walter Donegà.

Clicca su “Leggi tutto” per ascoltare l’audio fiaba.

Il pifferaio magico // audio fiaba

Settimio il Mago dal cappello blu

C’era una volta nella lontana Valle dei Maghi un dolcissimo Maghetto dal cappello blu e gli occhi di una cangiante tonalità viola scuro, di nome Settimio.

Mago apprendista, non ancora dotato di una bacchetta sua, la magica creatura, trascorreva i suoi giorni allenandosi nei propri sortilegi studiando chino dal Grande Libro degli Incantesimi tutte le Formule necessarie da imparare per divenire una bravo mago, col sorriso ben stampato sulle labbra.

Animo nobile e coraggioso, generoso e leale, alla nascita allegro e spensierato, il più vivace fra i suoi fratelli, lui non cullava altro Sogno nel proprio cuore, se non quello di entrare in possesso della sua agognata bacchetta e poter divenire un giorno un Mago a tutti gli effetti, brillante e diligente.

“E ci riuscirò!” levava in alto il mento quando ne parlava “Ci riuscirò!” imbottava sicuro “Ma ci vuole Tempo! Tanto Tempo! Perché ciò avvenga! E’ necessario prima che io impari tante cose e bene!” ripeteva col fare umile e semplice di chi vuole realizzare i propri progetti con vigore e tenacia.

Settimio il Mago dal cappello blu

La storia di Big Man e dei tre maghetti

Erano passati ormai alcuni mesi dall’ultima avventura e Federico già smaniava in cerca di nuove esperienze.

Passavano le giornate tra filtri maleodoranti, puerili esercizi di divinazione, allenamenti con la bacchetta che ancora tanto magica non sembrava, più preoccupata del fumo che dell’arrosto.

Era insomma la solita vita scolastica per giovani maghi per nulla diversa da quelle dei Babbani, dove un professore antipatico può compromettere il rapporto degli studenti con tutto il corpo insegnante.

Nelle ore di ricreazione i tre maghetti non facevano altro che parlar male del prof. Silvione detto”Big Man” che ricambiava con protervia e malevolenza quella sensazione non confessata ma presente come una nebbiolina iridescente che avvolgeva la sua testa quasi pelata.

La storia di Big Man e dei tre maghetti

Magia “Manda via la puzza”

C’era una volta, tanto tempo fa, un bambino che sapeva fare la cacca nel pannolino; la sua cacca faceva tanta puzza.

Il bambino provò a mandare via la puzza:
provò portando vicino a sè un vaso di fiori profumati, ma niente da fare, la puzza non andava via;
provò a spruzzare del profumo, ma niente da fare, la puzza non andava via;
provò ad accendere il ventilatore, ma niente da fare, la puzza non andava via.

Finchè un bel giorno, una buona fatina volle aiutarlo.

La buona fatina gli rivelò un segreto: “Io ho la magia per mandar via la puzza, vuoi farla anche tu questa magia?

Proprio perchè tu sei un bambino forte e capace di mandare via la puzza ti rivelerò  la mia magia.

Magia “Manda via la puzza”

Fiore e la regina luna (seconda parte)

Clicca qui per vedere tutte le puntate.

Le scarpette d’argento di Fiore si posarono sul morbido tappeto di trifoglio, la leggera brezza proveniente dal lago incantato fece fluttuare ancora gli abiti d’organza e seta della bambina; Fiore fece scorrere lo sguardo su ciò che la circondava, tutto era come le aveva raccontato Filù, i giunchi, i loti e le canne di bambù ondulavano dolcemente e le ninfee ondeggiavano placidamente sulle calme acque del lago, sentierini circondati da steccati ricoperte di campanule bianche portavano alle case degli gnomi, e degli elfi, al centro del lago un isola non tanto grande con una grande quercia, a Fiore sembrò immensa, il suo tronco era talmente grosso che ci sarebbe voluto tutto il suo villaggio e forse più per abbracciarlo, i suoi rami s’innalzavano verso il cielo immensi e maestosi, e da terra si potevano vedere solo i rami più bassi, le sue radici penetravano nella terra dell’isola imprigionandola interamente, ai piedi della grande quercia, proprio in mezzo a due grandi radici vi stava un castello, dunque era quella la dimora della regina luna, pensò Fiore, mentre con lo sguardo ammirava il castello.

Fiore e la regina luna (seconda parte)

Storie di sguardi magici

“Storie di sguardi magici” è una trilogia di videofiabe, realizzate da Rosa Tiziana Bruno in collaborazione con l’artista varesino Enrico Colombo. In realtà le video fiabe sono veri e propri libri, che raccontano cantando, che… Storie di sguardi magici

La città degli Gnomi Verdi e della strega Nebbianera

Nel bosco fitto di abeti e larici, la strega Nebbianera aveva intrecciato i rami fino a costruire un’immensa ragnatela vegetale che circondava la valle degli Gnomi Verdi.
I cerbiatti imprudenti e gli uccellini, durante i primi voli di esplorazione, spesso cadevano nella rete e perdevano i loro colori e la vita, trasformandosi in statue di carbone.
Gli gnomi sapevano dell’incantesimo e si tenevano a rispettosa distanza dalla foresta, ma la ragnatela vegetale cresceva e l’anello nero guadagnava terreno nella valle verde.
Gli gnomi costruivano inutilmente dighe di pietra per opporsi all’avanzata della foresta nera che, però, erano spazzate via dai rami nodosi che ormai avevano preso consapevolezza della loro forza e volevano stritolare la verde vallata e spegnerne per sempre la luce.
Tutto era cominciato il giorno del primo compleanno del figlio del Re degli gnomi verdi: una festa che doveva arrivare nei più lontani angoli del regno per portare felicità e allegria e si era trasformata in tragedia.
La strega Nebbianera non era stata invitata alla festa perché era conosciuta come apportatrice di lutti e dolori. Il Re aveva proibito a tutti i sudditi, pena la vita, di informare la strega che, del resto, viveva appartata in una grotta sulla montagna più nera e infida del paese e non aveva mai espresso desiderio di contatti con la corte.

La città degli Gnomi Verdi e della strega Nebbianera

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