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Tutte le fiabe che parlano di "magia"

La più completa raccolta di fiabe, favole e racconti brevi che parlano di "magia", tra le migliaia inviate da tutti gli autori di "Ti racconto una fiaba".

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Sindbad il marinaio: secondo viaggio // Audio fiaba

Eravi a Bagdad un povero facchino chiamato Sindbad. Un giorno mentre era occupato nei suoi tristi pensieri, vide uscire da un palazzo un servo che venne a prenderlo per un braccio, dicendogli:

— Seguitemi; il signor Sindbad, mio padrone, vuol parlarvi.

E lo condusse seco, introducendolo in una gran sala, ove erano molte persone intorno ad una tavola coperta d’ogni specie di vivande delicate. Vedevasi al posto d’onore un personaggio grave, ben fatto e venerabile per la sua lunga barba bianca, e dietro a lui erano in piedi molti ufficiali e famigliari intenti a servirlo.

Questo personaggio era Sindbad.

Tratto da “Le mille e una notte

Clicca su “Leggi tutto” per ascoltare l’audiofiaba.

Sindbad il marinaio: secondo viaggio // Audio fiaba

Sindbad il marinaio: primo viaggio // Audio fiaba

Eravi a Bagdad un povero facchino chiamato Sindbad. Un giorno mentre era occupato nei suoi tristi pensieri, vide uscire da un palazzo un servo che venne a prenderlo per un braccio, dicendogli:

— Seguitemi; il signor Sindbad, mio padrone, vuol parlarvi.

E lo condusse seco, introducendolo in una gran sala, ove erano molte persone intorno ad una tavola coperta d’ogni specie di vivande delicate. Vedevasi al posto d’onore un personaggio grave, ben fatto e venerabile per la sua lunga barba bianca, e dietro a lui erano in piedi molti ufficiali e famigliari intenti a servirlo.

Questo personaggio era Sindbad.

Tratto da “Le mille e una notte

Clicca su “Leggi tutto” per ascoltare l’audiofiaba.

Sindbad il marinaio: primo viaggio // Audio fiaba

La fata che piangeva perle

C’era una volta un villaggio talmente piccolo da non avere neppure un nome: tutti, infatti, lo conoscevano, oramai, semplicemente come “Il villaggio”.

Ma non era sempre stato così: un tempo c’era una fiorente miniera di carbone, con tanta gente che vi lavorava; poi, all’improvviso la miniera si esaurì e i minatori dovettero, per la maggior parte, emigrare.

Chi poté farlo, portò con sé anche la famiglia, ma molti se ne andarono da soli, ripromettendosi di farlo in un secondo tempo: qualcuno lo fece, altri no, altri non tornarono più e di loro nulla più si seppe.

Presso il villaggio non c’era solo la miniera, ma anche una importante segheria che dava lavoro ad operai e taglialegna, ma ben presto anche questa dovette chiudere, poiché si preferiva importare il legname dall’estero.

La fata che piangeva perle

Fantalego e il suo viaggio

C’era una volta un ingegnere che viveva in solitudine. Un giorno, per ravvivare le sue giornate, decise di costruire un burattino di lego. Non sapeva bene che forma dargli, ma nonostante ciò riuscì a creare un perfetto buralego. Pensò di chiamarlo Fantalego.                                                                                        

Erano ormai le 11:00 di sera e l’ingegnere, ovvero Geprot, era molto stanco; così andò a letto. Durante la notte successe una cosa strabiliante: il piccolo Fantalego, grazie all’incantesimo del Divino Telma, prese vita. La mattina seguente Geprot corse a vedere il suo ‘’capolavoro’’ alla luce, ma esso non era più al suo posto. L’ingegnere si guardò attorno e ad un tratto sentì un rumore. Si voltò verso la porta e vide Fantalego che stava ritornando a casa in sella ad una fantastica Harley Davison. Non credeva ai suoi occhi e soprattutto non si capacitava del fatto che il suo burattino avesse preso vita. Da quel momento tutto cambiò. Geprot lo trattava come un figlio e come tutti i padri si preoccupava che non finisse nei guai.                                                                                    

Un giorno, tuttavia, non vedendolo arrivare allo stesso orario, andò a cercarlo in giro per la città. Vide la sua moto, ma alla guida c’era un altro ragazzo; gli chiese subito che fine avesse fatto Fantalego. Lui gli spiegò che la moto l’aveva acquistata da un tipo che aveva bisogno di soldi per fare un viaggio. Geprot capì subito che la curiosità di conoscere il mondo si era impadronita di Fantalego. Pensò che il Divino Telma fosse l’unico che potesse aiutarlo. Infatti egli, dopo essersi consultato con i suoi collaboratori, scoprì che Fantalego si trovava a Miami: non più in sella ad una moto, ma ad una tavola da surf.

Fantalego e il suo viaggio

L’amore di Filù

C’è un piccolo bosco, in Trentino, che è ancora oggi abitato da una razza di gnomi.

Negli altri boschi, purtroppo, specie affini si sono estinte a causa del disboscamento o del turismo, quindi potremmo considerare questi gnomi di montagna una specie protetta, solo che né il WWF, né alcun altro conosce la loro esistenza.

So che non mi crederete: perché mai nessuno li ha visti, se veramente esistono, vi domanderete? La risposta è semplice: per continuare ad esistere i pochi sopravvissuti devono tenersi nascosti, così da non fare la fine dei loro simili liguri, lombardi, silani eccetera.

Ogni tanto qualcuno, è vero, afferma di averli veduti, ma, fortunatamente, nessuno gli crede e, spesso, lo intervistano in televisione come si fa con un mentecatto innocuo e, tutto sommato, simpatico e divertente.

L’amore di Filù

Il tesoro delle streghe

In un paese lontano esiste un tesoro fantastico: il tesoro delle streghe.

Ma trovarlo non è facile perchè si trova in un sotterraneo di un buio e nero castello, dietro a una grande porta di ferro sulla quale sta di guardia la Strega Nera, la regina di tutte le Streghe.

Il primo giorno d’estate la Regina nera apre la porta di ferro per sette minuti e allora è possibile vedere l’immenso tesoro.

Chi ha il coraggio di stare con ragni velenosi, tarantole, ragnatele, pippistrelli, gufi, civette e barbagianni che custodiscono il tesoro in quel sotterraneo, potrà entrare nella stanza e portar via tutto l’oro che vuole.

Il tesoro delle streghe

Il ponte sospeso tra inverno e primavera

Nel bosco di Lilybets c’e’ un antico ponte avvolto dall’edera e coperto da candide nuvole.Lo aveva creato, tanto tanto tempo fa, una strega di nome Betulla D’Argento. La strega, dal viso spigoloso e rude color argento, si divertiva a beffare gli abitanti del bosco ideando continuamente trappole e strategie. Un giorno, mentre osservava divertita una battuta di caccia, rimase incantata dal Principe del bosco che primeggiava veloce sul suo cavallo bianco.Cosi’, assunto

l’aspetto di un’incantevole fata, decise di ammaliarlo donandogli tutto cio’ che poteva facilmente leggere nel profondo del suo cuore.

La strega, pero’, sapeva che, una volta all’altare, nessun inganno avrebbe potuto durare, cosi’quando il principe la chiese in sposa decise di rivelargli il suo inganno e si mostro’ in tutta la sua bruttezza nell’animo e nell’aspetto.

Il ponte sospeso tra inverno e primavera

La storia delle due amiche

C’erano una volta due ballerine, che si chiamavano Giulia e Camilla.

Loro erano migliori amiche, vivevano a Parigi ed erano molto famose.

Abitavano in una casa molto grande e bella, con la piscina, il giardino, ecc…    

Loro avevano un mezzo magico: un cane di nome Snooppy che quando capiva che c’èra bisogno di aiuto, si trasformava in un drago. Un bel giorno stavano andando alle prove per il prossimo saggio e all’entrata comparve una strega che non le fece entrare. Giulia e Camilla gli chiesero dolcemente.

La strega allora rispose:, e allora preso lo scetro e disse che le avrebbe trasformate in topi brutti e puzzolenti.   Il loro cane Snooppy allora come un fulmine andò dalle due ballerine per salvarle, però arrivò troppo tardi e anche lui divenne un topo.  

Ad un tratto apparve il ballerino Erik  che con gesto amirevole assalì la strega Amelia, le prese lo scetro e lo ruppe. Così l’ incatesimo svanì e sia le ballerine che Snooppy tornarono normali.

La storia delle due amiche

Richard e il forziere fatato

C’era una volta, in una bella città, un ragazzo di 12 anni di nome Richard.

Era il principe della città e figlio del re Marco e della regina Odessa. Richard amava l’avventura e il giardinaggio, infatti, il suo giardino, era ben curato e nessun fiore o pianta era morta. un bel giorno soleggiato, Richard ricevette una lettera dal Popolo Fatato, che diceva:

Richard e il forziere fatato

La radice miracolosa

C’era una volta, in un lontano villaggio, Zuri; un bambino di sei anni. Aveva gli occhi neri,i capelli corti e castani,ed era piccolino e magro.

Viveva in una famiglia numerosa e lui era il più piccolino. Un giorno la madre mangiò un’erba velenosa e si sentì molto male. Allora Zuri,vedendo la madre sul punto di morte,si rivolse al saggio del villaggio e chiese:

“Salve Grande Saggio. Mia madre,avendo mangiato per errore un’erba velenosa,è in punto di morte. Mi potreste aiutare a trovare un rimedio?”.

La radice miracolosa

Il cavallo magico

C’era una volta, un regno lontano, dove l’inverno era lunghissimo, il sole non sorgeva e il ghiaccio e la neve ricoprivano ogni cosa.

Ma, il primo giorno di primavera, tutto cambiava: l’aria diventava tiepida e il sole appariva nel cielo sciogliendo piano piano il ghiaccio e la neve.

Nel paese si faceva una grande festa e tutte le persone in quell’occasione potevano incontrare il RE.

“OH! magnifico sovrano, ti ho portato un dono, ho inventato un cavallo di legno che per magia vola nel vento e si alza nel cielo come un’aquila reale” disse un uomo giunto alla presenza del RE.

Il cavallo magico

La leggenda dello Spirito della Foresta e il piccolo Kinhut

Si narra che, in un antico villaggio, sconosciuto agli uomini ma non agli dei, un giorno il Maestro sciamano chiamò a sé il piccolo Kinhut. Era giunta l’ora che Kinhut parlasse con lo Spirito della Foresta.

I due, all’alba di un tiepido mattino, in silenzio, si misero in marcia. Giunti in cima a una verdeggiante collina, una nebbia fitta cominciò ad alzarsi.

Nella quiete più assoluta, sentirono una voce levarsi: «Parla lo Spirito della Foresta. Ascoltate. Sono quattro elementi contro i quali devo quotidianamente lottare per sopravvivere: il fuoco, l’acqua, il vento e la terra. Contro la potenza del fuoco non ho difese; il fuoco è il mio implacabile nemico! Nella mia esperienza secolare, ho sempre temuto il fuoco; soltanto quando arriva, all’improvviso, una pioggia torrenziale, posso tirare un respiro di sollievo, se nel frattempo il fuoco non ha completamente lambito le mie radici o le mie fronde. Impara, piccolo Kinhut, ad osservare il corso della natura e, se lo rispetterai nel profondo della sua genesi e del suo sviluppo, acquisterai una saggezza che nessuna lingua umana potrà mai insegnarti!».

La leggenda dello Spirito della Foresta e il piccolo Kinhut

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