L’Amicizia
L’amicizia è una gran cosa molto bella e meravigliosa; è un tesoro in ogni cuor ma, a volte, può dar dolor. Quanta gioia, è vero, poi ci da con tanta felicità e serenità; certo, le… L’Amicizia
La più completa raccolta di fiabe, favole e racconti brevi che parlano di "ipocrisia", tra le migliaia inviate da tutti gli autori di "Ti racconto una fiaba".
L’amicizia è una gran cosa molto bella e meravigliosa; è un tesoro in ogni cuor ma, a volte, può dar dolor. Quanta gioia, è vero, poi ci da con tanta felicità e serenità; certo, le… L’Amicizia
L’anziano Gotam era un Rishi, un sacro cantore veggente e maestro di Raya Yoga. Possedeva un piccolo giardino con un grande albero, Kalpataru.
Lui era solo un pellegrino mendicante, ma da qualche tempo non riusciva più a camminare e la generosità dei suoi ammiratori lo aveva costretto ad accettare una capanna e quel piccolo podere.
Un giorno vennero a giocare nel suo giardino, quattro ragazzi del vicino paese: tre maschi, Prathvi, Agni e Vata e una bambina paffutella, Jala, continuamente derisa ed emarginata dai tre monelli.
Agni si rivolse al vecchio Gotam, con modo sfrontato e accento insolente:
– Dimmi signore, possiamo giocare sotto il tuo albero?
– Andate pure, giovanotti, ma state attenti, quell’albero si chiama Kalpataru ed è antico e magico: se gli parlate ed esprimete un desiderio, oppure se ve ne state solo in silenzio sotto le sue fronde e pensate o sognate un desiderio, allora quel desiderio sarà esaudito.
«Io ti conosco», disse un giorno tutta piccata l’Ipocrisia alla Banalità: «Ti vedo in ogni anfratto, in ogni piega nascosta, quando riempi le mie pagine di sgorbi, di parole trite e ritrite, quando ti prodighi a scrivere per ogni uomo i tuoi pensieri morti, quando manifesti i tuoi sentimenti falsi, quando osi spargere luoghi comuni ad ogni angolo di strada».
«Anch’io ti conosco», rispose adirata la Banalità all’Ipocrisia, «quando appari timida e umile tra le righe, quando distingui peccato e peccato, e fai la faccia contrita da cristiano, o quando fai strisciare la tua lunga lingua sui marmi bianchi e gelidi degli alti scranni».