Il ponte di luce
Perla era orfana di madre e di padre e viveva in un orfanotrofio vicino alla Terza Torre. La sua città, infatti, si chiamava la Terra delle Cinque Torri: la Prima si affacciava sul mare e… Il ponte di luce
La più completa raccolta di fiabe, favole e racconti brevi che parlano di "fantasy", tra le migliaia inviate da tutti gli autori di "Ti racconto una fiaba".
Perla era orfana di madre e di padre e viveva in un orfanotrofio vicino alla Terza Torre. La sua città, infatti, si chiamava la Terra delle Cinque Torri: la Prima si affacciava sul mare e… Il ponte di luce
Il 12 maggio del 2945 la famiglia Meli, papà Mandorlo mamma Albicocca, primogenita Rucoletta ed il piccolo Melo, si stavano preparando per celebrare il decimo compleanno del più piccolo con una bella ed istruttiva gita… Storia dei Meli e della ripopolazione della Terra
Nelle fiabe e nelle favole, come dico e dirò sempre, il tempo e lo spazio sono intangibili ed incalcolabili preludi di preziose e misteriose “scintille”, lontani dall’esattezza scientifica e dall’immanenza per cui, ogni storia che… Il Regalo di Babbo Natale per Anthea e Desirèe
“Nelle fiabe e nelle favole, come dico e dirò sempre, il tempo e lo spazio sono intangibili ed incalcolabili preludi di preziose e misteriose “scintille”, lontani dall’esattezza scientifica e dall’immanenza per cui, ogni storia che… Poesia ad una Stella
Nell’isola che non c’è…..esiste, ora c’è e ci abita una Fata bellissima ….è l’isola di Imisoara, è un posto incantato e magico, dovete crederci esiste davvero per chi crede veramente e sogna… La sua Principessa… Il Mio Amico dell’Altra Stella
Erano uscite entrambe dalle mani di Viola. La prima, una splendida entità sovrannaturale a forma di donna vestita di cielo con una perla per collana e un diadema nei capelli. L’altra, una splendida, ma pur… La Befana e la Bilancia
L’Unicorno Andromeda amava galoppare nella foresta ricca di alberi dalle ricche fronde cariche di grandi foglie lucenti e dai fiori multicolore profumati e dalle più svariate speci.
Esso giovane e spavaldo di una bellezza incantevole passava le sue giornate a girovagare a curiosare sperando di imbattersi sempre in qualche nuova avventura. Nel suo gironzolare aveva trovato una serie di amici: Baffo il coniglietto, Geremia il topolino, Ben il cane, Rufus il gatto, Annabella la cerbiatta, Bianca la capretta, Carbone l’orsachiotto e Pasqualino il merlo.
Erano diventati amici inseparabili e passavano gran parte del tempo insieme dopo che,diligentemente avevano fatto tutti i compiti di scuola.
L’anziano Gotam era un Rishi, un sacro cantore veggente e maestro di Raya Yoga. Possedeva un piccolo giardino con un grande albero, Kalpataru.
Lui era solo un pellegrino mendicante, ma da qualche tempo non riusciva più a camminare e la generosità dei suoi ammiratori lo aveva costretto ad accettare una capanna e quel piccolo podere.
Un giorno vennero a giocare nel suo giardino, quattro ragazzi del vicino paese: tre maschi, Prathvi, Agni e Vata e una bambina paffutella, Jala, continuamente derisa ed emarginata dai tre monelli.
Agni si rivolse al vecchio Gotam, con modo sfrontato e accento insolente:
– Dimmi signore, possiamo giocare sotto il tuo albero?
– Andate pure, giovanotti, ma state attenti, quell’albero si chiama Kalpataru ed è antico e magico: se gli parlate ed esprimete un desiderio, oppure se ve ne state solo in silenzio sotto le sue fronde e pensate o sognate un desiderio, allora quel desiderio sarà esaudito.
La vita per i due innamorati, Dono e Splendente, trascorreva felice.
Non avevano bisogno di null’altro che del loro amore. Ma dopo un anno di vita insieme, cominciarono a sentire dentro il loro cuore qualcosa di non ben definito, una specie di sfarfallio, già, come il volo di una farfalla imprigionata, che fosse un desiderio che non riusciva a volare? Decisero di chiamare questo non so che “voglia matta”.
Ecco, non era come la smania di mangiare le more o le fragole del sotto bosco e neppure come l’irrefrenabile voglia di andare a correre lungo la spiaggia e cavalcare le onde, che sapevano di poter appagare, era proprio una strana voglia, matta, appunto!
A volte era così invadente che si sentivano molto turbati, ma non appena l’elfo Dono strofinava il proprio naso sul naso di fata Splendente, ritornava la gioia e la serenità che da sempre li abbracciava. Dall’alto della loro casa, il cipresso, guardavano la vita del mondo animarsi e quando cresceva l’esigenza di avere degli amici intorno, non potevano fare a meno di scendere e confondersi con gli alberi e i fiori.