Tutte le fiabe che parlano di "cigno"
La più completa raccolta di fiabe, favole e racconti brevi che parlano di "cigno", tra le migliaia inviate da tutti gli autori di "Ti racconto una fiaba".
Il segreto della serenità
Il cigno nero nuotava verso il tramonto felicemente Era forse, il più bel tramonto, avesse mai visto. Quando Fantastique, fece una domanda un po’ particolare: “Fortunello tu lo sai il segreto della serenità?” “Sono innumerevoli”,… Il segreto della serenità
Il brutto anatroccolo // Audio fiaba
Tratto dalla fiaba di Hans Christian Andersen.
L’estate era iniziata; i campi agitavano le loro spighe dorate, mentre il fieno tagliato profumava la campagna.
In un luogo appartato, nascosta da fitti cespugli vicini ad un laghetto, mamma anatra aveva iniziato la nuova cova.
Siccome riceveva pochissime visite, il tempo le passava molto lentamente ed era impaziente di vedere uscire dal guscio la propria prole… finalmente, uno dopo l’altro, i gusci scricchiolarono e lasciarono uscire alcuni adorabili anatroccoli gialli.
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Il brutto anatroccolo // Video Fiaba
Testo: Lucia Bazzi
Voce recitante: Marco Amodio
Illustrazioni: Silvia Carbotti
Un giorno d’aprile vicino a uno stagno,
mentre dei cigni facevano il bagno,
da un uovo dischiuso uscì un bel pulcino,
di color scuro un po’ biricchino.
La mamma lo vide e disse: “Povera me,
tu non sei mio figlio, sai il perche´?
Le mie piume son bianche come la neve
e il mio collo è lungo, mentre il tuo è breve.
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Kenny e la Costellazione perduta.
Era una serata calda d’estate e Kenny si trovava sul terrazzo della sua casa – insieme col suo papà – a osservare le stelle con il telescopio bianco. Il cielo era pulito da ogni nuvola,… Kenny e la Costellazione perduta.
Enrichetta e il profumo di lavanda
In una casetta vicino al lago viveva una famigliola felice: papà. mamma ed Enrichetta, una bellissima bambina di sei anni. Beh! In realtà la famigliola non era proprio felice perché Enrichetta era una bambina terribile, nervosa e agitata. Ogni giorno i suoi capricci e le sue urla, quando voleva qualcosa, facevano tappare le orecchie a tutte le persone che le stavano vicino. Era capace di battere i piedi a terra, diventare furibonda, scagliare oggetti, solo perché la sua mamma non riusciva sempre ad accontentarla.
I suoi genitori, nonostante tutto, la adoravano e si dicevano:
– Cambierà, crescerà, si calmerà. Ma gli anni passavano e nulla sembrava cambiare.
I due poveretti erano davvero disperati perché ormai non sapevano più cosa fare con lei. Le avevano provate tutte, ma nulla era riuscito a far diventare Enrichetta una brava e tranquilla bambina.
Il bell’anatroccolo
Il cigno Paolo nacque in una tempestosa notte di febbraio.
“Febbraio Febbraietto, corto e maledetto” ripeteva sempre mamma cigno.
E fu accontentata. Dovette ripararsi dietro a un cespuglio perché la pioggia battente avrebbe inzaccherato le sue uova.
Cessò la bufera, mamma cigno si addormentò dopo aver deposto le uova.
Passò del tempo e queste si schiusero.
Il lago dei cigni
In un’oasi incontaminata vivevano, felici, e in armonia, un gruppo di animali che avevano trovato nella loro comunità equilibrio, solidarietà e anche amicizia.
Tutti, tranne uno: un magnifico cigno, tanto bello ed elegante, quanto sprezzante ed isolato dagli altri. Non si sa se la sua fosse protervia o stupidità.
Nessuno può neppure dire se fosse, invece, chiusura di carattere: perché mai deve essere necessario fare gruppo, solidarizzare con gli altri forzatamente? C’è chi trova la propria dimensione nella solitudine e nell’isolamento, chi ama isolarsi per meditare e trovare risposte anche esistenziali.
Il cignanatroccolo
C’era una volta un piccolo anatroccolo, gli occhi grandi e verdi, il becco aguzzo e tanta, tanta voglia di arrivare.
Era tanto insignificante, o almeno così riteneva di essere, che andava per di qui e per di là ricoperto di splendide penne bianche, prese in prestito chissà dove, che avevano il potere di farlo apparire nel rilucente aspetto di un cigno.
Ammirato, amato, odiato per quelle splendide penne bianche, correva affannosamente, pieno di noia, gli occhi sempre più grandi e più verdi, il cuore sempre più piccolo e freddo: voleva arrivare e per arrivare non aveva bisogno di stupidi anatroccoli, ma solo di cigni che gli avrebbero finalmente aperto gli occhi sul mistero di un giardino incantato.
