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Tutte le fiabe che parlano di "casa"

La più completa raccolta di fiabe, favole e racconti brevi che parlano di "casa", tra le migliaia inviate da tutti gli autori di "Ti racconto una fiaba".

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La foglia e il vento

Una foglia si stancò di stare sull’albero.

Chiamò il vento e gli disse : “Portami via! Voglio vedere il mondo!”

Il vento la staccò dal ramo e la fece volare nell’aria .

La fece atterrare sull’acqua di un lago di montagna. Diventò una barchetta per due formiche innamorate che fecero un giro.

Il vento accarezzò la foglia di nuovo e la portò su un tetto . Vide tanti uccelli che viaggiavano vicino alle nuvole.

La foglia e il vento

Il tuo rifugio // Video fiaba

Tratto dal percorso del laboratorio di poesia del programma “Il Contafavole”.

2^ tappa: Il tuo rifugio

Silvia Amaolo, per IL CONTAFAVOLE, c’introduce alla poesia collettiva della classe V^ Scuola primaria 1° ISC, Plesso Collodi, Porto S. Elpidio, in collaborazione con l’Assessorato alla Pubblica Istruzione e Giovani; animatore teatrale del Comune Ermanno Pacini; a.s. 2008\9

Ricordi da bambino che avevi un rifugio? Andavi dentro l’armadio o sotto il letto o altro?

Clicca su “Leggi tutto” per guardare la video fiaba.

Il tuo rifugio // Video fiaba

Stella Martina

Nel grande firmamento del cielo, tutte le stelle si preparavano all’Alba che da lì a poco avrebbe anticipato l’entrata del Sole.

Sidrone, una tra le più anziane della sfera celeste, si accorse della nascita di una nuova stella e, nel chiarore dell’aurora, esclamò con voce calma: “Benvenuta tra gli astri, piccola mia! Come stai?”.

La nuova stella restò interdetta: era ancora disorientata e scombussolata; non capiva bene chi avesse parlato, né da dove provenisse la voce.

In più non comprendeva bene in quale luogo si trovasse; forse era notte, per via del buio profondo delimitato soltanto da piccole fiammelle tutt’intorno; o forse era giorno, per via della luce, calda e accogliente, che proveniva dalla sua sinistra.

Stella Martina

Ottavio e il calzino a pois blu

Il piccolo Ottavio amava la sua casetta a forma di guscio di noce … la mattina poteva scendere dal suo lettuccio e scivolare fino al tavolo della colazione senza fare un passo!

Si metteva a gambe distese e, appoggiandosi alla parete curva, approdava al suo posto di comando sulla sua seggiola preferita: “senza latte e biscotti non si può cominciare la  giornata!”, dichiarava ogni mattina Ottavio al suo fedele Pelus, un coniglietto nero come il carbone che lo seguiva dappertutto.

I vicini di casa lo avevano avvertito: “una casa a guscio di noce proprio non si era mai vista in questo quartiere!, certo è molto bella, ma vedrai quanti oggetti ti scivoleranno dalle pareti senza che tu te ne accorga!”.

Una mattina Ottavio, mentre temperava le sue matite colorate, sentì una vocina lontana borbottare: “Lo sapevo, prima o poi doveva pur capitare!, sistemati ben bene nel cassetto non si corrono rischi, ma quando quel bimbo disordinato ci lascia tutti sparpagliati per la stanza, qualcuno di noi si perde sempre!”.

Ottavio e il calzino a pois blu

Notte a casa Cipolloni

È notte fonda e tutti dormono, ma a casa Cipolloni accade qualcosa di magico.

“Ecciù!!!”, starnutisce un raffreddato vaso di fiori da sopra un umido davanzale.

Una poltrona si stiracchia tutta indolenzita e, con tono un po’ lagnoso, borbotta: “Ohhh povera me! Ho dovuto sopportare per ben 5 ore quella grassona della Signora Olga, e adesso guarda qua come sono ridotta: uno straccio!”

“E cosa dovrei dire io?”, le fa eco un anziano divano brontolone dall’aria alquanto seccata. “Quei due bambini pestiferi hanno saltato sulla mia povera pancia per tutto il santo giorno!”

Nel frattempo, un vecchio giradischi inizia a far suonare una dolce melodia sulle cui note cantano, con voce esile ed armoniosa, tre allegri girasoli.

Tutte le finestre della casa si aprono e si chiudono come per battere le mani, e finiscono per svegliare quel pignolo del computer che, stizzito e ancora un po’ mezzo addormentato, grida: “Schhh!!! Che cos’è tutto questo pandemonio? Finirete per svegliare tutti quanti, uffa!!! In questa casa non si riesce mai a riposare in pace. Ho lavorato tutto il giorno, io!”

Notte a casa Cipolloni

Un nuovo amico

Un giorno il piccolo pulcino giallo allegro disse alla sua mamma orsa:

– “ Mamma, ho deciso.Vado a cercare il tesoro!Non so quanto ci metterò a trovarlo, so solo che devo farlo.”

– “ Tesoro? Quale tesoro?” chiese la mamma.

Il pulcino non la sentì, ormai era già sul sentiero perso nei suoi pensieri.

– “ Chi sa come sarà il mio tesoro? Brillerà come la luna? Peserà come una roccia?”

Il pulcino camminava..camminava..

Un nuovo amico

Ed è così bianco come la neve

Dana vive in una palla di vetro. Una di quelle con la neve dentro, che si trovano sotto l’albero la mattina di Natale, di solito regalate da una vecchia zia che non vediamo da troppo tempo.

Una casetta che sembra di marzapane, gialla e rossa, con il fumo che esce dal camino. Un abete imbiancato dalla neve finta. Una piccola staccionata di legno chiaro. Una strada deserta che non porta da nessuna parte. È tutto qui il mondo di Dana.

Lei si sveglia la mattina ed esce dalla piccola porta rossa, alza il viso verso il cielo e la neve chimica le brucia le ciglia. Intorno è tutto silenzio, prova a parlare e la sua voce rimbomba come in una scatola chiusa. Appoggia le mani sul vetro curvo che delimita tutto il suo universo, le palme rivolte verso l’alto. Soffia sul vetro per farlo appannare, scrive piano con il dito qualcosa che nessuno leggerà mai, forse una richiesta d’aiuto, forse una preghiera, forse le parole di una canzone che le sembra di aver sognato la notte scorsa, una cosa completamente senza senso ora che ci pensa, dato che non esistono canzoni né musica di alcun genere lì dentro.

Ed è così bianco come la neve

La casina

La storia racconta di un’anfora che diventa rifugio per alcuni animali.
Essi si accolgono gli uni gli altri e si organizzano per condividerne lo spazio.
Ma, come accade nella vita, non manca il guastafeste che, senza ragione apparente, distrugge ignorando perfino le conseguenze del suo atto.

C’era una volta una grossa anfora che, caduta da un carretto diretto al mercato, rotolando,era finita in mezzo all’erba sul ciglio della strada.

Dopo un po’ passò di lì una Topolina e, notando l’anfora, pensò:

La casina

Un grattacielo in mare

Versione audio a cura di Walter Donegà.

Brano tratto da “Venti storie più una” di Gianni Rodari.

Un grattacielo in mare

“Forse non sarò creduto: ho visto, una notte, a Genova, un grattacielo partire per mare come un transatlantico.
Stavo sulla terrazza del mio albergo e guardavo il porto. Nel porto un transatlantico, alto come un grattacielo, spiccava con le sue mille luci sulla folla più bassa dei mercantili, dei rimorchiatori, dei vaporetti.
Una sirena ululò, da qualche punto di quell’immenso groviglio di alberature, di ciminiere, di scafi oscuri ed immobili.
Non si può udire quel suono senza desiderare di partire per il mondo, incontro ai larghi spazi del mare e del cielo. E’ un desiderio struggente, che riempie il corpo e l’anima. Lo si sente perfino nei piedi. Ma stavo per dire “nelle radici”. Viene voglia di strappar su le proprie radici e di andare a ripiantarsi altrove, lontano, lontano.
Non ho mai potuto dormire tranquillo, di notte, a Genova.” …

Clicca su “Leggi tutto” per ascoltare l’audio fiaba.

Un grattacielo in mare

Il profumo dell’inverno

C’erano una volta, tanti e tanti anni fa, tre bambine. Erano tre sorelline che si volevano molto bene e abitavano, con la loro famiglia: papà, mamma e nonna, in una vecchia casa nel cuore di una piccola e graziosa città.

Era una casa a tre piani che stava su perché si appoggiava alle altre case vicine che, come lei, erano piene di acciacchi. Erano delle vecchie, nobili signore un po’ decadute e senza possibilità di restauro per quell’epoca. I muri erano scoloriti, scrostati, un po’ rigonfi per l’umidità che veniva dai pluviali rotti. Le finestre con le griglie screpolate, non sempre chiudevano e per di più bisognava usare molta prudenza perché un colpo più forte avrebbe potuto scardinarle.

Ogni piano aveva tre finestre che si aprivano sulla via e una era finta, non si sa perché.

L’ingresso del vecchio stabile era una piccola porticina che dava su un lungo e stretto corridoio di mattonelle bianche e nere dal quale si dipartivano le scale. C’era nel corridoio un caratteristico odore stagnante a causa del retrobottega dell’oste e del formaggiaio. In fondo all’angusto corridoio, dietro ad una cancellata perennemente chiusa, vi era un cortiletto infossato nei muri delle case adiacenti. Quel cortile racchiudeva i sogni di libertà di quelle bambine, costrette a guardare dall’alto uno spazio a loro sempre negato.

Il profumo dell’inverno

La vecchia casa

C’era giù nella strada una vecchissima casa, che aveva quasi trecento anni come si poteva leggere su una trave su cui era stata intagliata la data, tra tulipani e piante di luppolo; c’erano anche dei… La vecchia casa

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