Quel mattino mi ritrovai abbandonato sul ciglio di una strada. Pioveva insistentemente ed ero solo. Non riuscivo ancora a capacitarmi come fosse successo tutto questo. Fino a poche ore prima avevo una famiglia che sembrava che mi amasse ed io credevo di essere felice.
Mario, il capo famiglia, era sempre burbero con me. Ma non ne soffrivo eccessivamente. Quell’uomo era fatto così e non credevo che in realtà fossi un problema per lui. I suoi modi bruschi che aveva nei miei riguardi erano ampiamente compensati da Lucia, la moglie, e dal piccolo Raffaele (Lele).
La prima, di nascosto del marito, mi rimpinzava di gustosi assaggini che erano i resti dei loro pasti quotidiani. Questi extra, che apprezzavo molto, rendevano il mio pasto quotidiano consistente in monotone crocchette meno scialbo. Capivo subito quando stava per darmi qualcosa di appetitoso. Allora mi mettevo seduto di fronte a lei ed aspettavo fiducioso. Lele era il più affettuoso di tutti con me.
Napo(leone), un gesto d’amore